Nella storia dell’azienda ospedaliera forse non si è mai vista una iniziativa simile. Una lettera, su carta intestata, indirizzata all’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Antonio Saitta, che difende a spada tratta l’attuale direzione dell’ospedale, guidata da Giovanna Baraldi (il mandato scade a maggio), spara a zero sugli ospedali provinciali di competenza Asl (che critica fra le righe), contesta il progetto di accorpamento fra Aso e Asl Alessandria, e getta ombre anche sulle precedenti gestioni aziendali. Al ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ sono giorni che circolano diverse versioni di questa missiva. Pare non sottoscritta da alcuni. E pare anche criticata da altri. Certo è che fra una politica che ha messo in campo il progetto di unificare le due grandi aziende che gestiscono la sanità della provincia e una classe medica che al contrario inizia ad alzare delle barriere, sicuramente Alessandria ne vedrà delle belle.
Ecco alcuni passaggi della lettera che rendono l’idea del clima ospedaliero. “L’azienda, in questi anni, è stata oggetto di una profonda trasformazione organizzativa, richiesta dalla Regione, ispirata dalla Direzione generale e da noi sostenuta e accompagnata. Essa – si legge – ha dovuto orientarsi in modo più netto al ruolo di centro di riferimento per molteplici patologie e, avendo già tradizioni di eccellenza in diversi ambiti, ha dovuto mettersi nella condizione di dare risposta a bisogni di crescente complessità (ad esempio chirurgia robotica, tecnologie, farmaci ad alto costo). Dopo un periodo caratterizzato dalla progressiva riduzione di risorse e produzione, in questi ultimi anni si è a ssistito in azienda ad un significativo processo di ripresa, sia in termini produttivi che di appropriatezza e qualità di risposta ai fabbisogni di salute degli assistiti, e questo è dimostrato dai dati in vostro possesso”.
Ancora: “Il nostro ruolo di Hub è ormai riconosciuto da tutto il territorio di riferimento e apprezzato per alcune specialità anche in altre aree regionali, come dimostrano gli indici di attrattività. Oltre a questo, e al ruolo di ‘ospedale della città’, si sta aggiungendo il ricorso alle nostre strutture di un crescente numero di cittadini che temono di non trovare adeguata risposta ai loro bisogni negli ospedali della periferia e ricorrono a noi, tramite il Pronto Soccorso, anche per patologie che non richiedono alta specializzazione. Il grande lavoro che è stato fatto e che in questi due anni e mezzo (il periodo del mandato di Giovanna Baraldi, ndr) ha visto l’incremento di produzione di circa 10 milioni di euro, a organici e finanziamenti pressoché invariati, rischia di essere frustrato qualora manchi un concreto riconoscimento dei risultati raggiunti da parte della Regione”.
Poi c’è il capitolo Asl: “Se è ben riconoscibile un problema di previsione dei fabbisogni da parte dell’Università, la dispersione delle competenze negli ospedali del territorio rappresenta, a nostro avviso, la causa principale della carenza oltre un potenziale rischio sul piano degli esiti, legato all’esiguità delle casistiche. Non solo, ma sempre di più le strutture territoriali, impoverite di domanda, esercitano una attrazione nei confronti di medici che invece, presso l’Hub, sono sottoposti ad una pressione ben maggiore e ritmi lavorativi che in alcuni casi non ritengono sostenibili, oltretutto con remunerazioni inferiori rispetto all’Asl Alessandria. L’integrazione con i servizi offerti dall’Asl Alessandria ha sofferto storicamente di una insufficiente strategia di Area che, a sua volta, ha determinato disomogeneità nell’offerta dei servizi e nella redistribuzione delle risorse”.
Infine il tema dell’accorpamento, “trattato ad oggi meramente a livello di dichiarazioni di principi, manca di un progetto vero, che parta da una seria analisi di fattibilità basata su dati di natura economico-aziendale, sul quale tracciare linee guida per la costituzione dell’azienda unica e che affronti i nodi infrastrutturali preliminari: il sistema informatico, la gestione del personale, la distribuzione delle attività e la costituzione di reti professionali. Sono necessari un finanziamento adeguato ed una revisione del tetto di spesa per il personale e le tecnologie che siano coerenti con i risultati raggiunti, e con quelli che le potenzialità della nostra comunità professionale permettono di raggiungere nei prossimi anni, per rispondere alle esigenze dei cittadini e per recuperare mobilità passiva, che nella nostra area presenta livelli preoccupanti. Esprimiamo – sono le parole conclusive – il nostro pieno sostegno all’azione della Direzione generale e chiediamo con forza che sia valorizzato il percorso di rafforzamento e di sviluppo che l’azienda sta compiendo, per offrire ai cittadini servizi di sempre maggiore qualità, attraverso una attenta ridistribuzione delle risorse e la coraggiosa quanto necessaria decisione di concentrare expertise e tecnologie”.
Come si dice, il dibattito è aperto.