Borsalino, campane a morto? Il collegio della sezione fallimentare (Caterina Santinello, presidente; Eleonora Bortolotto; Pier Luigi Mela) del Tribunale di Alessandria ha preso tempo, riservandosi la decisione sull’ammissione al concordato preventivo. Il commento, secco, della Haeres Equita di Philippe Camperio è riassunto in una sola parola: pessimisti. Da fonti sindacali arriva una ricostruzione dell’udienza che parla di “incontro acceso”.
Che per i giudici ci sia qualcosa che non vada era evidente fin da quando era stata bocciata, discretamente a sorpresa, la prima procedura di concordato, pur ammettendo che l’azienda era stata risanata e che la gestione di Camperio era positiva.
Mentre le parti in causa decidono di riprovarci, entrano però in vigore le nuove norme della procedura di concordato che complicano le cose. La società Borsalino e la Haeres Equita mettono in campo fior di legali ed esperti e costruiscono, nell’arco di mesi, una nuova proposta che viene finalmente presentata per l’ammissione alla procedura di concordato ‘in continuità’ basato su un aumento di capitale riservato a Haeres Equita Srl e sospensivamente condizionato all’omologa (un aumento pari a nove milioni di euro, mentre Philippe Camperio dispone anche del marchio Borsalino, rilevato da Mediobanca per diciotto milioni). Ma il 7 novembre il collegio della sezione fallimentare, dopo avere esaminato la documentazione, decide di procedere a un ulteriore approfondimento. E rinvia la decisione al 14 dicembre. Evidentemente ai giudici qualcosa non piace e non convince. Certo è che se adesso il concordato venisse respinto, si aprirebbero le porte del prefallimento e la messa all’asta dell’azienda.
La Haeres Equita, con sede legale a Valenza nello studio del commercialista Carlo Frascarolo, è stata costituita dall’imprenditore italo-svizzero Philippe Camperio che è sceso in campo circa due anni fa per salvare e rilanciare la Borsalino, impegnando ingenti risorse. Una posizione che, nel caso di un fallimento, sarebbe purtroppo quasi identica a quella di un qualsiasi altro acquirente, tranne che per il possesso del marchio che sicuramente è una ‘dote’ importante, benché non sia chiaro del tutto quanto possa essere decisiva. In questo momento Camperio ha in affitto fino alla fine dell’anno il ramo di azienda di una realtà produttiva che occupa centrotrenta persone, ha un fatturato che cresce (oltre il venti per cento rispetto ai quindici milioni di euro del 2015), insieme ad alcune quote di mercato, e ha i conti risanati. L’imprenditore italo-svizzero ha investito milioni di euro nell’attività industriale e si è assunto impegni concreti anche rispetto al futuro Museo del Cappello che si sta realizzando a Palazzo Borsalino. Un fronte sul quale potrebbero ricadere direttamente le conseguenze di una chiusura negativa della vicenda giudiziaria.
Sullo sfondo resta Alessandria, con l’indifferenza verso la delicatissima vicenda societaria, salvo poi accorgersi che forse c’era qualcosa che non andava solo quando alla fine di ottobre sono circolate le prime indiscrezioni sul concordato che probabilmente rischiava di essere respinto. Nei giorni successivi si mobilitano sindacati e amministrazione comunale, viene anche organizzato un incontro in prefettura a poche ore dall’udienza del 7 novembre. Se il capoluogo, dove è nato il cappello Borsalino, voleva dare un segnale di attenzione, lo ha fatto in modo tardivo e confuso. Nelle prossime ore si chiariranno meglio i dettagli e i motivi che hanno spinto il collegio della sezione fallimentare a riservare ancora la decisione. Che forse era stata presa tempo fa?