Doveva essere l’occasione per approfondire gli aspetti tecnico-giuridici, ma anche per conoscere più in profondità quello che accade sul territorio provinciale. L’incontro invece ha centrato solo una parte degli obiettivi perché della realtà locale si è parlato, ma concentrando quasi tutta l’attenzione su quanto avvenuto anni fa all’azienda agricola Lazzaro di Castelnuovo Scrivia, senza affrontare fenomeni simili che si verificano in altri comparti produttivi.
Il Digspes (Dipartimento di giurisprudenza e scienze politiche, economiche e sociali) dell’Università del Piemonte Orientale ha ospitato l’evento dedicato al caporalato e alla riforma contenuta nella legge 29 ottobre 2016, numero 199, ‘Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo’. L’iniziativa è stata promossa, nell’ambito del progetto ‘L’Europa dei Diritti’, dall’associazione ‘Generazione Zero’ in collaborazione con il web magazine ‘Diritti d’Europa’, creato grazie al partenariato degli Europe Direct di Verona e Alessandria. A Verona si sono svolti gli incontri sulla violenza domestica, le migrazioni e il sistema di accoglienza in Italia.
Al caporalato è stato dedicato l’incontro al Digspes, finanziato da Europe Direct Alessandria. Quattro i relatori: Fabrizia Santini, docente universitaria, che ha analizzato il fenomeno dal punto di vista giuslavoristico, con uno sguardo comparato al “variegato sistema europeo” e un capitolo dedicato all’evoluzione della giurisprudenza in Gran Bretagna. Santini ha usato toni critici, oltre all’analisi dell’inquadramento giuridico e legislativo nazionale, quando ha parlato di un “caporalato fonte di guadagno per la malavita e la mafia” e del ruolo delle “cooperative spurie che causano disfunzioni sul mercato”. Daniele Borioli, senatore del Pd, membro della Commissione di inchiesta sugli infortuni e la sicurezza sul lavoro, ha ricostruito le premesse che hanno ispirato la riforma dello scorso anno, mentre, in videocollegamento, Enrica Simonetti, giornalista del ‘Corriere del Mezzogiorno’, ha portato la testimonianza di cronista e autrice del volume ‘Morire come schiavi. La storia di Paola Clemente nell’inferno del caporalato’.
Infine, Franco Armosino segretario provinciale della Cgil. Avrebbe dovuto accendere i riflettori sulla realtà locale, invece ha concesso poco alle storie del territorio e più spazio a un intervento dove cliché e stereotipi sindacali hanno abbondato. La vicenda della ‘Lazzaro’ è stata sintetizzata in “uso di lavoratori sfruttati in modo inumano”, mentre sulla diffusione del caporalato nell’Alessandrino, Armosino ha parlato “di forti perplessità circa l’entità del fenomeno soprattutto nell’area Tortonese”. Il segretario della Cgil ha quindi proseguito dicendo che “è complicato fare emergere fenomeni estremi”, mentre in provincia “ci sono controlli e organismi per cui stiamo un po’ meglio di altre realtà”. Il caporalato e il lavoro irregolare sono l’effetto “della disoccupazione altissima, del precariato dilagante, della perdita del lavoro e della solidarietà sociale”. Armosino parla di “fattori culturali, di mancanza di etica e di valori”, di colpe “degli economisti che chiedono di arretrare sul terreno dei diritti del lavoro” e infine l’industria 4.0 “che è solo automazione, robot, limitazione e riduzione dei posti di lavoro”.
Il passaggio iniziale sul caso tortonese – diventato anche giudiziario visto che è in corso il processo contro Antonio Olivieri (referente del Presidio Permanente di Castelnuovo Scrivia) e otto ex lavoratori, tutti di origine marocchina, denunciati da Bruno Lazzaro per invasione di suolo privato e violenza privata ai danni della moglie, accusa respinta dallo stesso Olivieri, in occasione delle manifestazioni di protesta – non ha permesso di declinare il tema in modo approfondito rispetto a quanto accade in agricoltura e nemmeno di aprire focus su altri ambiti, a cominciare dal fenomeno del caporalato in edilizia, strettamente collegato a subappalti non sempre trasparenti, oppure alle derive di una parte del sistema cooperativistico dove non è mancato in passato un ruolo ambiguo del sindacato anche in provincia di Alessandria.
Se è apparsa sacrosanta la posizione della Cgil sulla difesa del diritto, lo è meno la riflessione sul ruolo degli economisti e sull’impresa 4.0. Liquidarla solo come ‘automazione e robot’ significa non avere chiaro l’obiettivo del sistema di agevolazioni fiscali e strategie nazionali che puntano a colmare il ritardo non solo in termini di infrastrutturazione digitale, ma anche, se non prima di tutto, rispetto sul capitale umano. A giudizio di Marco Taisch, docente alla School of management del Politecnico di Milano, intervistato dal ‘Sole 24 Ore’, mancano manager e professionisti con qualifiche adatte. Il piano nazionale Industria 4.0 ha fra gli obiettivi anche quelli di duecentomila laureati nel settore tremila manager specializzati. “Non basta investire sulle macchine connesse, bisogna avere ‘persone connesse’, nel senso di professionisti e lavoratori capaci di muoversi all’interno dei nuovi sistemi” ha sottolineato Marco Taisch. La nuova economia ha bisogno di regole, certo, ma differenti dal passato. Regole che sono anch’esse indispensabili per combattere i fenomeni degenerativi che non fanno bene ai lavoratori, come alle imprese sane.
Per la realizzazione dell’incontro a Palazzo Borsalino, sede del Digspes, la Provincia di Alessandria ha finanziato per 2.440 euro l’Associazione ‘Generazione Zero’, sede legale a Ragusa. Sempre l’amministrazione provinciale, nell’ambito delle attività connesse al Centro Europe Direct, ha affidato, per 7.320 euro, l’incarico “alla società Sic Srl (editrice di Alessandrianews), sede a Novi Ligure, per l’esecuzione dei servizi di aggiornamento e diffusione della newsletter di Europe Direct, organizzazione degli Info Day sulle opportunità offerte dall’Europa e redazione di una pubblicazione a diffusione locale”.