Una multinazionale statunitense che vende a una famiglia italiana. Succede a Predosa, in provincia di Alessandria, dove la storia di quella che era partita come la tipica chiusura di un impianto produttivo perché la società aveva deciso “di uscire dal business dei sistemi per l’identificazione dei cavi elettrici” si è conclusa con una cessione (sui termini economici è stata imposta la più totale riservatezza) che ha riportato la vita e l’occupazione (38 i posti salvati su 42) nello stabilimento che sorge nella zona industriale del paese che conta poco più di duemila abitanti. Dal primo dicembre la 3M non esiste più ed è tornata la Grafoplast, grazie all’operazione che ha visto protagonista la famiglia genovese Piana.
È il 1963 quando Giovanni Piana fonda la Grafoplast e brevetta il primo sistema di identificazione di cavi elettrici chiamato ‘Trasp’. Durante la guida della seconda generazione, con Silvano Piana, lo stabilimento viene ceduto nel 2008 proprio all’americana 3M. Fino a quando questo ramo d’azienda è stato strategico, tutto è filato liscio, ma poi arriva la svolta. Repentina e senza segnali premonitori. All’inizio dell’estate la direzione di 3M Italia annuncia di volere uscire dal business entro novembre, con la diretta conseguenza della chiusura dell’impianto di Predosa.
La reazione non si è fatta attendere, mettendo in campo non solo le organizzazioni sindacali confederali, ma anche il Comune, con il sindaco Giancarlo Rapetti in prima linea, Confindustria, parlamentari alessandrini e la Prefettura. Inizia un confronto, che ha conosciuto alti e bassi, concluso con la cessione e l’ingresso in azienda della terza generazione della famiglia Piana rappresenta dai fratelli Giovanni, 30 anni, che assume la carica di amministratore delegato (ha maturato una discreta esperienza all’estero e dal 2013 dirige la Gel Wiremarkers Ltd a Weston, paese di nemmeno mille abitanti della contea dell’Hertfordshire, in Inghilterra), e Valentina, 32 anni, responsabile della risorse umane. “In realtà – dice Giovanni Piana – non abbiamo ruoli rigidi, facciamo tutto insieme. Io oggi – aggiunge sorridendo – ho risposto per tutto il giorno anche al centralino. Siamo pronti a ricostruire una parte dell’attività, a partire da quella commerciale e amministrativa – puntualizza Valentina – e lo faremo con i dipendenti e tutti coloro che ci sono stati vicini”.
La conclusione positiva, una delle poche che l’Alessandrino ha registrato in questi mesi, ha spinto lo stesso Prefetto di Alessandria, Romilda Tafuri, a convocare una conferenza stampa per raccontare di una “azione corale che ha fatto diventare emblematica una vicenda che dimostra come sia possibile ristabilire la fiducia”. Confindustria Alessandria, con il direttore Renzo Gatti, parla di una “buona prassi che può aiutare a migliorarci tutti e a rendere più attrattiva la provincia. È un modello da portare a sistema”. Stessa lunghezza d’onda per i sindacati di categoria dei chimici di Cgil (Marco Sali), Cisl (Roberto Marengo) e Uil (Elio Bricola) che rilevano come “il sistema delle relazioni industriali abbia funzionato, grazie anche al senso di responsabilità dei lavoratori e alla mobilitazione delle istituzioni”. Per il senatore Federico Fornaro, la rinascita della Grafoplast è “il frutto di un gioco di squadra, come purtroppo non sempre accade in Italia”. Se 3M Italia commenta positivamente e parla di un “risultato positivo in cui abbiamo sempre creduto”, forse il sospiro più profondo arriva da Gian Carlo Rapetti. “La continuità produttiva – dice – era l’obiettivo trasmesso a tutti gli interlocutori, la stessa multinazionale ha raccolto a un certo punto le istanze del territorio e poi è arrivata la sorpresa”. Quindi ricorda il forte legame con il paese e l’intera area. Grafoplast è “parte della storia di Predosa, non solo per il lavoro e l’occupazione, ma anche per il ruolo sociale come nel caso della sponsorizzazione della squadra di tamburello del Castelferro”. I dipendenti che operano nel business dell’identificazione dei cavi elettrici hanno formalmente iniziato con il primo giorno di dicembre il rapporto di lavoro nell’azienda, mentre quattro, che fanno capo a un altro ramo d’azienda, restano fuori. Per loro c’è un impegno per ricorrere all’outplacement o ad altri strumenti per la ricollocazione.