“È una opportunità l’accorpamento fra l’Asl Alessandria e l’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’. L’unificazione servirà per rileggere i bisogni di salute dei cittadini e certo porterà anche problemi, lo sappiamo e li affronteremo, ma va fatta per un solo interesse: il paziente”. Domenico Ravetti, consigliere regionale del Pd e presidente della Commissione Sanità, va dritto al cuore del problema. E rilancia la soluzione, insieme al parallelo confronto con tutti i partiti e la comunità perché “bisogna discutere sul merito, lasciando da parte i simboli politici”.
Nella sala consiliare della Provincia, ospite a Palazzo Ghilini della prima iniziativa pubblica del Comitato cittadino del Partito democratico guidato da Rapisardo Antinucci, Ravetti parla apertamente di “apertura di una nuova fase per la programmazione delle politiche per la salute in provincia di Alessandria che va affrontata nel merito dei processi clinici, organizzativi ed economici. Di certo non serve a nulla, anzi è dannoso, qualsiasi pregiudizio di natura politico”. Il presidente della Commissione consiliare è affiancato dallo stesso Antinucci, da Domenico Mercogliano (cardiochirurgo dell’ospedale di Alessandria) e da Paolo Berta, capogruppo Pd in Consiglio comunale.
I motivi che hanno portato all’approvazione in Consiglio regionale di un atto di indirizzo, firmato da tutti i capigruppo di maggioranza e dal Movimento 5 Stelle, che chiede alla Giunta regionale di presentare una proposta di deliberazione per procedere alla fusione (la proposta dovrà arrivare tra la fine dell’anno e le prime settimane del 2018) sono stati riassunti di fronte alla platea. Si comincia con l’ipotesi di disavanzo dell’Asl Al che potrebbe chiudere l’anno con un deficit di 57 milioni, poi c’è il pesantissimo capitolo della mobilità passiva che vede la provincia di Alessandria all’ultimo posto (sono molti i pazienti che scelgono di farsi curare fuori regione), quindi il Piano nazionale degli esiti (i dati dati sui servizi erogati che vengono trasmessi all’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, Agenas) che vedono altri numeri “pesantissimi” per l’Asl mentre per l’azienda ospedaliera di Alessandria il quadro “è di eccellenza”. Quindi Ravetti prosegue parlando di “una collaborazione debole fra Asl e Aso perché sono prevalsi gli interessi aziendali” e annuncia che l’Ires (Istituto di ricerche economiche e sociali del Piemonte) entro breve tempo “consegnerà lo studio per il nuovo ospedale, un’altra opportunità di sviluppo dei rapporti con l’Università del Piemonte Orientale per arrivare al corso di laurea in Medicina”.
Una sola azienda potrebbe infine garantire quello che ancora manca per “vincere la sfida ancora aperta per il riconoscimento di Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) sulle patologie ambientali”.
La fusione causerà chiusure e riduzione dei servizi? Ravetti parla esplicitamente di “bufale da campagna elettorale”. E precisa a stretto giro di posta che “non si taglia niente, quello che c’è rimane, non si ridiscuteranno le strutture complesse” perché “si parla di accorpare le aziende, non di toccare l’organizzazione interna attuale. Gli stessi fondi restano uguali in quanto la cifra a disposizione sarà almeno pari alla somma dei finanziamenti attuali delle due aziende”. Obiettivo è il riordino della regia, che sarà unica e che “potrà dare vita a quelle economie di scala, alla razionalizzazione e alla ottimizzazione che si continuano a richiamare, ma solo a parole”.
E a proposito di conti, il consigliere regionale torna sull’ipotesi di disavanzo 2017 dell’Asl Al, circa 57 milioni, che prevede un riequilibrio con 52 milioni di finanziamento ulteriore e, per la prima volta quest’anno, con l’obbligo di 5 milioni di “efficientamento” del sistema (minori spese). “Nessuno se ne abbia a male ma, dalle tabelle che ho in possesso, l’Asl Al risulta una fra quelle avvantaggiate dal Fondo sanitario regionale, ma anche quella con il disavanzo più alto preceduta solo da due Asl di Torino. Preciso ancora una volta che questa mia azione non contiene un giudizio sull’operato del gruppo dirigente dell’azienda sanitaria alessandrina, bensì ha come obiettivo il miglioramento del sistema sanitario pubblico. Un sistema che giorno dopo giorno nei numeri, non con le opinioni, dimostra l’esigenza di un cambiamento”.
C’è chi parla di future penalizzazioni del personale. “Per gli infermieri, ad esempio, non cambia niente. Lo stipendio base è identico, quella che cambia è la base premiale che per l’Asl è un po’ più alta rispetto all’azienda ospedaliera. Una fusione determina anche riequilibri sulla base di criteri naturalmente non penalizzanti per alcuno”. Non manca ancora un passaggio sul nuovo ospedale. “In tutte le altre province del Piemonte – dice con estrema decisione – le comunità locali si sono espresse e hanno detto cosa fare. Qui non è mai stata fatta una discussione seria sulla nuova struttura. Sarà un soggetto esterno, l’Ires, a dire cosa fare, indicare i costi e i criteri per la realizzazione. Non lo dirà l’ennesima ricerca di una fondazione bancaria”.
Mentre la nascita di una azienda sanitaria unica dovrà rimettere in moto anche il meccanismo delle scelte strategiche e di programmazione dei trasporti pubblici, altri aspetti verranno finalmente affrontati. Come quello del sistema informatico che, a oggi, continua a non dialogare fra Asl e Aso e causa, di conseguenza, ricadute negative sui tempi della diagnostica e sui costi collegati. “Unificare le reti sarà un passo che procede parallelo con la sfida del fascicolo sanitario elettronico”.
Al termine dell’incontro non manca un riferimento alla sanità privata. “Non mi fa paura, lo fa – è il commento di Ravetti – solo se il sistema pubblico è debole”. Quindi l’invito al centrodestra a “salire a bordo di questa riforma, dateci una mano e su questa sfida diventiamo classe dirigente”.