Il mondo cambia, l’economia corre, ma il sindacato sembra sempre ostaggio di modelli che non esistono più, oppure pesantemente condizionato da opportunismi e calcoli ‘politici’ che ben poco hanno a che fare con un ruolo di parte sociale all’altezza dei tempi (piacciano o meno). Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio dei ministri, lo ha (involontariamente?) sottolineato durante l’assemblea congiunta degli industriali di Alessandria, Novara e Vercelli sia parlando delle pensioni, sia dell’occupazione. Il confronto fra governo e sindacati confederali ha visto ancora una volta arroccamenti e tentativi di aperture tipiche di modelli di una contrattazione che in buona misura sembrano appartenere a una stagione della storia che non si ripeterà più. Dopo l’ultimo confronto con Palazzo Chigi proprio sulle pensioni la Cisl ha espresso una posizione di condivisione, la Cgil è su posizioni opposte e la Uil si colloca in una posizione intermedia. È così un po’ su tutto (e lasciamo da parte l’uso dello strumento dello sciopero, sempre in apertura e chiusura della settimana, che mostra un affanno enorme e che mette in un angolo spesso e volentieri solo i cittadini ostaggio di proteste di pochi, senza arrivare a una soluzione definitiva dei problemi) a livello nazionale, ma anche a livello locale.
Le imprese stanno investendo su innovazione e tecnologia? Nascono startup che operano su mercati nuovi e impensabili sino a poco tempo fa? Si sviluppano modelli di business mai visti in passato? Non importa. Infatti c’è un sindacato che parla di fabbriche e operai con il linguaggio a scavalco fra Carlo Marx e il movimentismo del ’77, invocando modelli economici (assistiti dal ‘pubblico’) e di impresa fuori da ogni dimensione e dimenticando spesso, nelle analisi, che esiste un comparto fatto di terziario avanzato (tanto per usare uno schematismo), oltre a lavoratori che rifuggono proprio dal sindacato (perché? Qualcuno se lo è mai chiesto seriamente e onestamente?). E c’è il sindacato accondiscendente, che spesso, tra buonafede e un po’ di calcolo opportunista, opta per non disturbare il manovratore e sceglie, a prescindere, di guardare al bicchiere mezzo pieno.
Succede un po’ dappertutto e Alessandria non è certo esente. Il recente incontro a Palazzo Rosso organizzato dal Comune sui collegamenti ferroviari fra Alessandria e Milano ha fatto emergere chiaramente le differenze di visione e di proposta. Franco Armosino, segretario della Cgil, ha ripetuto come un mantra un ‘ricettario’ fatto di ‘provincia più anziana d’Italia’, ‘necessità di ripartire dalla vocazione produttiva del territorio’, ‘puntare sul turismo e sulla cultura (immancabile la citazione di Marengo, invece stavolta non è stata citata Borsalino)’, difesa dei diritti e stimolo affinché l’Alessandrino torni a essere attrattivo, ma non parla di terziario, scuola, pubblica amministrazione che occupano migliaia di addetti e rappresentano una cospicua fetta dell’economia locale. Come stimolare lo sviluppo? Non si sa bene, tranne un richiamo alla politica e alla mobilità. Nei confronti della prima la Cgil (che aveva invitato a votare per Rita Rossa con un appello sottoscritto dai vertici regionali fino a quelli locali, con un appello inusuale per chi non dovrebbe essere più cinghia di trasmissione dei partiti) dice di aspettare sempre una chiamata dalla nuova amministrazione comunale e infatti l’atteggiamento durante l’incontro è stato segnato anche da toni rigidi, mentre rispetto alla mobilità prima è stato detto che è “strategica”, poi che è “pessima” e infine c’è stata scarsa chiarezza fra servizi, rete esistente e ruoli delle parti sedute al tavolo.
La Cisl, con Marco Ciani, ripercorre le tappe arcinote di un territorio fatto di città centro zona che non si parlano, di scarsa, se non nulla, collaborazione e sinergia, oltre a “poca tendenza a fare squadra”. Poi nell’analisi c’è spazio anche per il “capoluogo debole”, ma anche il tentativo di alzare l’asticella del confronto e cita l’esempio di Casale dove, grazie anche al dialogo con Vercelli, la Regione Piemonte, la Lombardia e il gruppo Ferrovie dello Stato qualcosa si sta muovendo per riportare i convogli sui binari che attraversano questo pezzo di nord ovest. A margine della riunione lo stesso Ciani ribadisce la necessità di un “dialogo a tutto campo, come quello avviato con il Comune”.
E la Uil? Dopo l’attivismo della stagione in cui l’attuale segretario, Aldo Gregori, ha condiviso le battaglie a fianco di Silvana Tiberti (Cgil) e Alessio Ferraris (Cisl), oggi l’organizzazione appare leggermente appannata. Grazie al centro studi nazionale ogni tanto diffonde dati e analisi, senza però più quella incisività che invece sarebbe necessaria, anche perché sul territorio, a parte l’Ufficio studi di Confindustria Alessandria e UnionCamere Piemonte, di elaborazioni economiche ormai se ne vedono davvero poche.