La pubblicazione di un nuovo volume dedicato agli argenti di Marengo, a ottanta anni dalla prima pubblicazione (1937) a cura di Goffredo Bendinelli, rappresenta la tappa conclusiva di un lungo progetto di studi, di ricerche e di analisi su uno dei più importanti ritrovamenti archeologici piemontesi, messo a punto dalla Soprintendenza e realizzato grazie al sostegno economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria per far conoscere meglio la storia del ritrovamento e le peculiarità di questo complesso di argenti anche alla comunità alessandrina, che all’epoca parve prestare una distratta attenzione alla vicenda.
Questi ultimi sette anni sono stati scanditi da diverse iniziative, realizzate in Alessandria, che hanno monitorato passo a passo la realizzazione del progetto e informato il pubblico del progressivo approfondimento delle ricerche di archivio, degli studi dei reperti e delle analisi scientifiche, dal convegno “Il Tesoro di Marengo. Storie, misteri, ricerche e prospettive” (Alessandria, Palatium Vetus, 20 marzo 2010), alla mostra “Argenti di Marengo. Un tesoro nel tesoro a Palatium Vetus” (15 maggio – 31 luglio 2013), alla giornata di studi “Un Tesoro in analisi. Workshop sulle analisi archeometriche in corso sugli argenti di Marengo” (11 luglio 2013) fino alla presentazione del volume.
Nonostante i temi e le problematiche storico-artistiche affrontate da Bendinelli mantengano per molti versi la loro attualità, il taglio di questo volume differisce molto da quello della prima edizione, essendo aggiornato con gli attuali indirizzi di studio e ricerca, caratterizzato da un’impostazione multidisciplinare, supportato da analisi archeometriche di dettaglio e potendo beneficiare di una bibliografia generale e specifica che dagli anni trenta del secolo scorso è andata via via arricchendosi sul piano quantitativo e qualitativo.
La Soprintendenza, che nel frattempo a seguito delle recenti riforme organizzative del Ministero ha assunto nuova forma con nuove competenze e ha perso la titolarità del Museo di Antichità di Torino, entrato a far parte della nuova struttura dei Musei Reali dotati di autonomia, ha pervicacemente creduto nell’idea iniziale di poter riesaminare un contesto notissimo su basi nuove, ha costantemente accolto i suggerimenti del Comitato Scientifico coinvolgendo per la stesura dei diversi saggi archeologici sugli argenti sia studiosi di pluriennale esperienza e provata competenza sia giovani ricercatori formatisi in seno alle Università degli Studi di Milano, Roma e Padova, nella convinzione che la nostra comunità scientifica debba crescere e svilupparsi nella condivisione di esperienze comuni, utili a un necessario quanto inevitabile passaggio di testimone. Accanto agli studi sui reperti, nel volume trovano posto la cronistoria del progetto, la storia dei restauri e degli allestimenti museali del Tesoro a ottanta anni dalla sua scoperta, i resoconti scientifici delle recenti analisi archeometriche e il catalogo complessivo dei reperti, corredato da immagini, misure e bibliografia specifica.
“Se gli studi sugli straordinari oggetti d’argento non si sono mai arrestati – evidenzia Egle Micheletto, dirigente della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo –, un peso preponderante aveva assunto la connotazione di “tesoro” che per certi versi ha contribuito ad appiattirne l’interpretazione, lasciando in ombra il contesto e le sue molteplici potenzialità informative. Proprio da queste ultime la Soprintendenza ha deciso di ripartire, con un progetto da attuarsi in un arco temporale definito e con momenti di verifica dei risultati, non solo ripercorrendo la storia del rinvenimento, inserito nel quadro politico e culturale degli anni venti del Novecento e con un riesame della vicenda su nuove basi anche grazie ad approfondite ricerche negli archivi per far luce sull’alone di ‘mistero’ che la circondava, ma anche con la decisione di avviare accurate analisi archeometriche sui numerosi e all’apparenza insignificanti frammenti di lamine argentee conservate nei depositi, estese poi ai manufatti esposti approfittando di interventi di restauro e pulitura preliminari al nuovo allestimento nel Museo di Antichità”.
“Il Tesoro di Marengo è dal suo ritrovamento una partita aperta con il territorio. In passato più volte richiesto per mostre ad Alessandria o a Marengo e mai concesso. Ora dobbiamo prendere atto che, con l’occasione del nuovo allestimento del Museo di Antichità, la Fondazione grazie alla Soprintendenza è riuscita a intercettare il Tesoro in rientro da una esposizione romana – dichiara il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria Pier Angelo Taverna – L’evento “Un tesoro nel tesoro” è stata l’occasione per inaugurare all’ attività pubblica Palatium Vetus e il suo Broletto con la mostra sul Tesoro di Marengo, coronando così un’aspettativa decennale. Il transito da Alessandria è stato anche l’occasione per gli studiosi di utilizzare nuove tecnologie e conoscenze scientifiche all’avanguardia per indagare il Tesoro e cercare di rispondere ai suoi numerosi interrogativi ancora irrisolti.
Questo volume potrebbe essere la summa di quanto avvenuto dal ritrovamento nel 1937 alla Cascina Pederbona ad oggi, ma sono certo che il Tesoro ci riserverà anche in futuro qualche sorpresa.”