Non un rimpasto, ma un vero “azzeramento” della giunta, e ripartenza sulla base di una decina di punti qualificanti, e con un team che garantisca una coesione assoluta.
A chi di voi ha letto con attenzione l’intervista con Rita Rossa che abbiamo pubblicato ieri, certamente non sarà sfuggito il “nodo” politico della chiacchierata. Il sindaco non intende indugiare ulteriormente, e non vuole farsi “impegolare” in trattative infinite con i sindacati, e con la componente di sinistra più classica della sua coalizione.
I nodi sono arrivati al pettine, e Rita Rossa intende scioglierli tutti, a costo di qualche lacrimuccia dolorosa. I sindacati vogliono il muro contro muro? E così sia, finché non capiranno che il mondo è davvero cambiato, e che ad una situazione di eccezionale gravità come quella alessandrina (sia pur calata in un contesto altrettanto drammatico come quello nazionale) non si può rispondere con il gioco delle parti, la trattativa vecchio stile, lo sciopero minacciato per ottenere “sconti” e riaprire la trattativa, o magari farla deragliare su un binario morto.
Intanto, però, dai sindacati è arrivata la risposta prevista: il 22 marzo si va verso uno sciopero di tutte le partecipate e il prossimo 11 aprile è in previsione una manifestazione a Roma.
Sempre che, nel frattempo, si riesca a capire nella capitale che aria tira, e se c’è ancora qualcuno in grado di prendere delle decisioni.
Ma rimaniamo sul livello locale, che è quel che maggiormente ci preme e coinvolge tutti quanti.
Non si tratta più, a questo punto, di capire se l’assessore Barberis resterà o meno in giunta, o se la vicesindaco Trisoglio (bocciata alle primarie del centro sinistra, e poi “fulminata” sulla via di Monti) continuerà a fare politica. Il sindaco intende tirare una riga su tutta la giunta, e ripartire da zero. Non è chiaro (lo scopriremo) se farà a meno davvero di tutti gli assessori che l’hanno sin qui affiancata, o se alcune figure (Ferralasco? Ivaldi?) allineate al
progetto di riorganizzazione potranno essere recuperate nel Rossa 2. Di certo siamo al dunque, ad uno spartiacque da cui non si tornerà indietro.
Sindacati e lavoratori sono sul piede di guerra, per nulla rassegnati ad accettare una svolta dai tratti troppo “liberisti”. Eppure Rita Rossa non è la Thatcher, ne aspira ad esserlo. Nel suo percorso politico, e nel suo “album di famiglia”, la sinistra sindacale ha un ruolo di primo piano, che il sindaco non intende certo rinnegare, a quanto dichiara.
A me il suo travaglio personale è parso sincero, e psicologicamente pesante da sopportare. Onestamente, non vorrei essere al suo posto, anche se già immagino le obiezioni: “mica l’hanno obbligata, e se è lì è anche perché ha avuto il sostegno di coloro che oggi vuole licenziare”. Le cose, naturalmente, non sono così tagliate con l’accetta, ma questo è il clima in città. Ci attendono settimane, mesi e forse anni difficili: in cui bisognerà riuscire a restituire ad Alessandria efficienza, e un percorso di sostenibilità economica e di sviluppo, senza al contempo lasciare indietro nessuno, e men che meno i più deboli. E’ una via strettissima, che andava imboccata già diversi anni. Ma fin qui siamo arrivati, e da questo burrone in qualche modo dobbiamo cercare di uscire.