Una pubblica amministrazione (quella comunale guidata da Gianfranco Cuttica di Revigliasco) dalle buone intenzioni, però praticamente assente, almeno finora, sul piano delle progettualità e degli atti concreti si è lasciata sfuggire una ennesima opportunità, arrivando all’ultimo minuto (in effetti la vicenda era aperta solo da una ventina di anni) a ideare una soluzione per l’edificio dell’ex Consorzio agrario, individuato come possibile sede per l’ampliamento del Tribunale di Alessandria, con una delibera che prevedeva di utilizzare il gruppo Amag anche come società immobiliare (real estate), modificando la ragione sociale della holding, cui passare la Svial (società di cartolarizzazione in liquidazione fra i cui beni c’è l’edificio in questione) e trovare una soluzione onorevole e finanziariamente sostenibile per l’immobile dell’ex Consorzio. Così non è stato. La delibera di giunta arriva, infatti, solo il giorno prima della scadenza dell’asta (aggiudicata all’unico concorrente privato che ha partecipato). E non basta. Poteva andare diversamente? Forse sì. Ma se questa era una soluzione tecnicamente (il parere tecnico è stato espresso dal direttore della Direzione delle Risorse Umane e Finanziarie, Antonello Paolo Zaccone) percorribile, a fronte di una vicenda aperta da anni e in presenza del gruppo Amag già strutturato come holding, perché non c’è stata una legittima accelerazione?
Come finirà per Amag? Il gruppo industriale, come un po’ tutta la comunità alessandrina, appare preda di una incertezza gestionale che rischia di sfociare nella paralisi. E Svial? Verrà passata alla fine alla società il cui amministratore delegato è ancora Mauro Bressan, nominato dalla giunta di Rita Rossa? Oppure, vista l’entità del debito milionario e il fallimento dietro l’angolo, nulla di tutto ciò avverrà con la conseguenza che Palazzo Rosso potrebbe doversi confrontare con una credibilità finanziaria traballante? Le non scelte della politica, il navigare a vista di questi mesi, l’applauso istituzionale a scelte compiute dai predecessori, l’approccio un po’ superficiale ad alcune questioni strategiche, per esempio quella della raccolta e smaltimento rifiuti (pesante la gestione ordinaria con cassonetti svuotati a singhiozzo in alcune zone e con ingombranti lasciati per giorni su strada) e non solo per la vicenda Aral, appaiono conseguenze di una non approfondita conoscenza dei problemi, ma anche di una profonda e acritica dipendenza dalle decisioni dei dirigenti.
Fra una politica di centrodestra debole, con una Lega impegnata a rincorrere le aspirazioni nazionali di un possibile candidato al Parlamento (Riccardo Molinari) e Forza Italia che cerca di puntellare qualche posizione locale in attesa delle future evoluzioni, e un centrosinistra che continua a perdere ma va avanti imperterrito senza interrogarsi, forse per non disturbare le manovre di chi vorrebbe magari portare a Roma giovani amministratori (nel Pd c’è chi parla di Vittoria Oneto) oggi all’opposizione, al posto di amministratori di lungo corso (il riferimento, sempre in casa Pd, è a Rita Rossa), usciti sconfitti dalla tornata elettorale (insieme ad alcuni degli ispiratori, per primo Paolo Filippi, delle campagne per il Comune e la Provincia che hanno registrato una sconfitta sonora), c’è da dire che il panorama alessandrino è decisamente pesante.
L’immobilismo del capoluogo appare ancora più evidente se si guarda a quanto stanno facendo altri Comuni della provincia. Dove magari le idee non sono originali, ma si perseguono, dove si alza il livello del confronto anche fuori provincia (è il caso dell’intesa fra Casale Monferrato e Vercelli) tentando di lavorare a un modello di sviluppo. Dove, in altre parole, si cerca di superare la grigia e appannata ordinaria amministrazione con idee, proposte, progetti. Cercando di discutere con tutta la comunità, senza rinchiudersi nella inutile autoreferenzialità quotidiana.
Intanto l’economia viaggia per conto suo. Le imprese difficilmente ormai chiedono qualcosa perché i tempi di risposta sono sempre troppo lunghi. Certo, non manca anche il caso positivo. La giunta comunale ha approvato una delibera che concede alla Michelin l’uso di 1.500 metri quadrati di terreno comunale, a lato dell’ingresso dello stabilimento per realizzare in parcheggio dei Tir, sempre più numerosi in conseguenza dell’aumento dell’attività produttiva. Una decisione normale, alla luce di una richiesta normale. È però sulle scelte strategiche che si misura la visione e la capacità di azione. Durante la giunta di Rita Rossa anche Amazon ha fatto capolino ad Alessandria, per poi finire a Vercelli. La velocità dell’impresa non è quella del ‘pubblico’, questo è vero. Però ci sono realtà che hanno saputo fare bene. Ma forse il capoluogo è troppo impegnato a dibattere di intitolazioni mancate e a ricordare un passato che non c’è più. E non tornerà.