Parlare dell’ormai famosa Bilancia di Corso Roma diventerebbe pressoché inutile – oltre che noioso – date tutte le parole che sono già state dette e scritte in proposito. Ho pensato, però, che risulterebbe riduttivo aver parlato solo di questa pesa persone senza accennare anche a qualche dettaglio in più sui biglietti che distribuiva.
Oggi mi limito, quindi, a mostrare due biglietti che la nostra amica meccanica di Corso Roma distribuiva previo inserimento di dieci lire nell’apposita fessura.
Le uniche due figurine che posseggo ritraggono scene del mondo animale. Tre rondini in volo su una e un martin pescatore (?) sull’altra.
I bambini, in genere, restavano incantati ad osservare le immagini sul recto del cartoncino senza degnare di eccessiva importanza il verso, mentre ritengo che le molte indicazioni stampate al verso siano più che degne di attenzione.
Intanto occorre fare una premessa.
I dati tipografici che compaiono sono di due tipi: quelli in rosso, sempre diversi su ogni soggetto, appartengono alla figurina già dalla sua nascita in tipografia; gli altri numeri sono variabili, sono quelli che, di volta in volta, i meccanismi della bilancia stampigliavano sul cartoncino ad ogni pesata.
Le scritte “di base” appartengono a tre diverse tipologie: ben quattro colonne indicano diverse combinazioni di gioco per il Totocalcio, un terno secco viene indicato in alto, al centro della figurina ed infine un proverbio della saggezza popolare campeggia in basso.
Al centro del cartoncino spiccano, con colore blu-viola, i dati relativi a giorno mese anno e finalmente ecco il numero, indicato da una freccia, che evidenzia con esattezza il peso della persona.
Il primo particolare che stupisce è il constatare che le colonne con l’1,X,2 siano composte da 15 elementi e non da tredici, come sarebbe più giusto immaginare. (A quell’epoca erano tredici le coppie di squadre calcistiche di cui occorreva azzeccare il risultato per vincere il massimo del montepremi).
Le figurine in mio possesso sono state emesse il giorno 12 luglio 1964.
Come a molte donne accade ancor oggi, anche a mia mamma interessava conoscere il proprio peso e quindi anche io, come lei, avevo preteso di salire sul piatto della bilancia per poter avere la mia bella figurina. L’occasione era ghiotta!
Mio padre, refrattario a queste stupidaggini, era stato a guardare tutta l’operazione. Aveva ascoltato il risultato delle relative pesate senza neppure lasciarsi incuriosire dalle figurine che la sorte ci aveva donato. Ecco il motivo per cui oggi posseggo solo due figurine invece di tre. Già a quel tempo sentivo di essere completamente diverso da lui. Allora, però, pensavo di essere dissimile solo per via dell’età. Soltanto in seguito ho scoperto che io continuo ad essere affascinato dalle collezioni cartacee di documenti e di fotografie di cui lui, ancora oggi, si ostina a non volerne comprendere l’interesse e l’importanza, sostenendo che siano solo una perdita di tempo e di denaro.
Occorre fare una precisazione.
Mio padre, ragazzo di Calabria nato nel 1926, era arrivato ad Alessandria nel dopoguerra, poco più che ventenne; le sue origini e le esigenze di quei tempi hanno concorso a plasmare il suo carattere e ad indirizzare ogni sua scelta.
Per quasi tutti, allora, la sopravvivenza e l’immediato futuro avevano un’importanza grandissima. Solo poche persone particolarmente abbienti potevano permettersi il lusso di collezionare francobolli, comprare e leggere libri o ancora occuparsi di attività che non solo non portavano un utile, ma addirittura generavano costi.
Ecco, mio padre era proiettato verso il lavoro e verso il benessere (appena più che modesto) della propria famiglia – di cui solo lui era artefice – quindi a certe cose non si è mai avvicinato.
Ecco il motivo principale per cui mai si scoprirà quanto fosse stato il suo peso in quel lontano 1964 e il motivo per cui lui non ha mai voluto avere la sua bella figurina della mitica Bilancia di Corso Roma.