di Ettore Grassano
L’89% degli italiani chiede ai candidati al prossimo Parlamento di dichiarare anticipatamente che intenzioni hanno rispetto al Sistema Sanitario Nazionale. Gli elettori nella loro gran parte lo vogliono pubblico, gratuito e di nuovo statale e non come ora, gestito su base regionale. Non solo: il 65% dei medici di famiglia teme che l’attuale sistema sia insostenibile sul piano finanziario.
Leggete qui, è una miniera di dati interessanti.
So che sanità ci siamo occupati di recente, ma il tema è così rilevante, che tornarci sopra non guasta.
Chi, fra i candidati premier, ha intenzione se eletto di rimettere mano al sistema sanitario, e in quale direzione? Negli Stati Uniti, ma anche in Francia o in Germania, questo sarebbe uno dei temi sui quali gli elettori cercherebbero di formarsi un’opinione elettorale chiara, per decidere se votare, e per chi.
Qui da noi, tra classe dirigente cialtrona e popolo bue è una bella gara per “mandare in vacca” anche queste elezioni. Quindi via a temi di fortissima rilevanza e futuro: Mussolini e le leggi razziali, oppure “se ci attaccano gli sbraniamo”, che fa tanto pensare a dossier e contro-dossier, e ad un Paese che vive di ricatti incrociati anzichè di progetti.
In un simile contesto, in cui si dà per scontato che tutti siano corrotti, quindi è come se nessuno lo fosse, in troppi concepiscono la politica come la prosecuzione del tifo calcistico con altri mezzi, e quindi ognuno fa i cori o la “ola” (e insulta gli avversari sui “murales” dei social network), ma quasi nessuno appunto rivolge ai politici domande vere sul futuro del Paese, anzichè sul suo passato, glorioso solo nel ricordo.
E la Sanità è un bel paradigma, se ci pensate. Non il solo naturalmente: ma insomma smontare il welfare, ossia riportare gli italiani ad essere un popolo di “non garantiti” nei propri diritti essenziali, passa di lì e dall’istruzione, giacché del sistema previdenziale la fine è già pressoché decretata, e tutti coloro che hanno oggi dai quarant’anni in giù riceveranno dai settanta in poi oboli da sopravvivenza (e, attenzione, senza conservare il lavoro fino a quell’età, nella gran parte dei casi).
Quindi, secondo voi, come deve essere la sanità dei prossimi anni? E avete capito che intenzioni abbia da un lato il patetico nonnetto Benito Berlusconi, dall’altro il tandem Bersani-Monti, a cui prima di ri-governare insieme ora tocca pure far finta di litigare un po’, per ravvivare l’entusiasmo del parco buoi fino al 24 febbraio?
Io, francamente, qualche sospetto inquietante ce l’ho. E continuo a considerare la sanità (pubblica, gratuita e di qualità) come una delle principali “cartine di tornasole” del livello di civiltà di un Paese.
Sono altresì convinto però, al contrario di diversi amici miei e lettori di questo blog, che per la nostra provincia 6 o 7 ospedali (veri: non lungo degenze o primo soccorso e quant’altro) siano fantascienza, quanto a risorse da investire. E già oggi l’unico ospedale davvero affidabile su tutte le patologie, dal punto di vista delle risorse e delle competenze, è l’Azienda Ospedaliera di Alessandria. Gli altri sono presidi: vanno benissimo per curare malanni lievi, ma spesso la gente del posto invece li intende in maniera diversa, con tutti i rischi del caso. E la demagogia di accompagnamento (un po’ “peloso”) della politica.
Qualche giorno fa, peraltro su segnalazione privata di uno di voi, ho letto e riletto sul quotidano La Stampa le parole piene di dignità nel dolore, ma anche di capacità di analisi, della mamma di una giovane donna deceduta durante il parto in una struttura ospedaliera (semplice presidio, appunto) del nostro territorio. Senza entrare negli aspetti giudiziari della vicenda, che dovranno essere chiariti dalle autorità competenti, non si può non concordare con chi sottolinea, con grande lucidità, la necessità che “il diritto alla salute di ognuno sia effettivamente rispettato. Il che può aversi solo se una struttura ospedaliera, degna di essere chiamata tale, sia rispettosa degli standard normali e utilizzi personale preparato; in caso contrario, non si garantirebbe il diritto alla salute, ma il diritto all’eutanasia”.