di Ettore Grassano
Avremo uno dei Parlamenti più giovani e rinnovati d’Europa, ci spiega La Stampa di sabato. E, sia detto en passant, “la busarda” come la chiamano a Torino ce la sta mettendo proprio tutta per convincerci che quello che avanza attorno a Monti è davvero il nuovo, e non la peggio “ribollita”.
Prendiamo atto allora del fatto che molti parlamentari saranno di prima nomina, e anagraficamene giovani. E ha comunque ragione da vendere il mitico prof. “operaista” Mario Tronti quando ricorda che “I padri non bisogna ucciderli, bisogna portarli sulle spalle come Enea col padre Anchise”. Anche se assai meno condivisibile è il suo rientro in Parlamento dopo più di vent’anni, e a più di ottanta di età: deve esistere un equilibrio nei percorsi e nelle “stagioni”, e in Italia lo abbiamo ampiamente alterato.
E comunque un sistema elettorale in cui è già possibile determinare in anticipo, con buona approssimazione, chi andrà in Parlamento, è una quasi democrazia incompiuta, in cui il popolo conta poco, e sempre meno.
Inoltre, come ricorda il quotidiano torinese, i principali alfieri del cambiamento saranno il Movimento 5 Stelle (opposizione certa, o elezioni annullate se arrivasse al 51%) e Sel (opposizione post elezioni probabile, considerato che a governare sarà un asse molto simile a quello che ha sostenuto Monti negli ultimi 14 mesi).
Ma il punto vero, signori miei, non è mica anagrafico: l’altra sera, a Otto e mezzo, c’erano ospiti tre potenziali giovani parlamentari, tra cui uno alessandrino, Riccardo Molinari della Lega Nord. Ebbene, non lo dico perchè è di queste parti, e pure mio amico, ma nonostante la “palla al piede” di un Trota che gli veniva evocato a ogni piè sospinto per metterlo in difficoltà, Molinari dei tre under 30 mi è sembrato l’unico che, pur navigato e non di “primo pelo” politico, fosse in grado di analizzare la realtà senza l’imbarazzante retorica da Bignami che permeava gli altri due ospiti: il giovane bocconiano montiano, e la fanciulla del Pd, non ricordo di dove, comunque perdibilissima.
E le quote rose imposte “per legge” dal centro sinistra? E’ una roba che fa ridere i polli questa, e che non si può “spacciare come una conquista democratica. Conquista democratica sono donne che fanno politica, fino ai massimi vertici, perché ne hanno voglia e capacità, e vengono scelte in un libero confronto elettorale, non a prescindere, perché son donne….eddai!
Eppure, con grande pragmatismo, quando incontro qualche ragazza sveglia e capace (e ne conosco tantissime, più dei loro coetanei maschi) io consiglio, da anni: “fai politica!! Il punto è che sapete cosa mi rispondono di solito? “Ma non ci penso neanche: perché mi vuoi male?” Il che dovrebbe farci molto riflettere, no?
Comunque, il punto vero è che a Roma a fine febbraio ci ritroveremo i figli e figliocci di Monti, Berlusconi e D’Alema (che magari farà pure il ministro, come Veltroni), che ripeteranno “a macchinetta” la lezione dei loro burattinai, e pure in buona fede (che è quasi peggio: i cretini sono più pericolosi dei disonesti intelligenti). Sai che passo in avanti!
In queste settimane mi sto dedicando con metodo all’unica forma di sondaggio a cui credo, che è il dialogo con le persone: amici o semplici incontri occasionali, imprenditori e operai, dipendenti pubblici e pensionati. Ma anche ragazzi al primo o secondo voto. Mai ho riscontrato una sfiducia così diffusa e trasversale: neanche ai tempi di Tangentopoli, che vissi da ventenne incazzato. Anzi, allora c’erano rabbia e indignazione (“pelosissima” naturalmente, perché si usciva pure là da una situazione di complicità diffusa, in cui tutti sapevano tutto da anni, e cercavano di partecipare al banchetto, foss’anche accontentandosi di qualche briciola), ma anche la convinzione di poter voltare pagina.
Oggi c’è uno scollamento totale tra il Paese reale, e quello che i personaggi del teatrino politico ci raccontano, senza crederci minimamente. Il che disegna uno scenario davvero “tristanzuolo”, in cui le tante energie e forze sane sono come “imbrigliate”: sospese tra l’opzione della fuga (che diventa reale, in migliaia di casi eccellenti) e la rassegnazione. Brutta storia: e la sensazione che l’Italia del 2013 sia non all’alba di una nuova era, ma ancora “impelagata” in un tramonto infinito, i cui osceni protagonisti lì stanno, inamovibili come statue di cera. Eppure prima o poi, cari miei….