Aumenta il numero di indagati nell’affaire smaltimento
rifiuti, che ha una dimensione nazionale (snodo centrale Brescia, dalla
cui Procura sono partite le indagini), e coinvolge anche l’alessandrina
Aral e la novese-tortonese Srt. Peraltro quest’ultima società mercoledì ha smentito non solo ipotesi di arresti, ma anche di avvisi di garanzia: “SRT S.p.A., Società per il recupero e il trattamento dei rifiuti, gestore delle discariche di Novi Ligure e Tortona, letto quanto riportato nei recenti articoli pubblicati su una testata giornalistica online, relativi all’inchiesta avviata dalla Procura di Brescia sulle discariche alessandrine, comunica che a oggi, sia il Direttore Ing. Andrea Firpo, sia il Responsabile degli impianti Geom. Claudio Cattaneo non hanno ricevuto alcun provvedimento giudiziario e tanto meno sono stati tratti in arresto”, chiarendo anche il proprio livello di coinvolgimento: «Siamo coinvolti nell’indagine, in quanto è in vigore una convenzione tra noi e l’Aral di Alessandria per il trattamento della frazione organica. Nel 2013 abbiamo avuto un problema nel nostro impianto di maturazione a Tortona, impianto che permette di trasformare parte dei rifiuti in “Fos”, frazione organica stabilizzata. Abbiamo dovuto appoggiarci all’impianto di maturazione di Aral, a cui abbiamo conferito 60 mila tonnellate all’anno. Per compensare i costi, abbiamo ricevuto in cambio da Aral 90 mila tonnellate all’anno di Fos già trattata».
Quel che è certo è che al momento al momento Aral ha sospeso questo ‘scambio’, e qualsiasi conferimento al di fuori dei comuni soci, e questo potrebbe a breve creare seri contraccolpi, con problemi di smaltimento rifiuti per diverse realtà.
I numeri parlano chiaro: in provincia di Alessandria, su 190 comuni complessivi, 32 affidano lo smaltimento rifiuti ad Aral, e ben 116 (anche se molti sono piccole realtà) a Srt: per 148 comuni dunque il conferimento in discarica potrebbe essere da oggi a parziale rischio, o con contorni da definire.
L’inchiesta partita da Brescia, del resto, coinvolge mezza Italia: sarebbero già 48 gli avvisi di garanzia complessivamente emessi, e alla fine della fase istruttoria (certamente non breve: qualcuno parla già di un anno) a finire sotto processo potrebbero essere alcune decine di persone, ma anche di personalità giuridiche pubbliche e private.
Per limitarci al filone alessandrino, ad oggi risultano agli arresti domiciliari Giuseppe Esposito (responsabile dell’impianto Aral di Castelceriolo) e l’imprenditore lombardo Paolo Bonacina, che pare avere un ruolo centrale nella vicenda.
Ad avere ricevuto avvisi di garanzia sarebbero invece diverse figure che fanno riferimento ad Aral, tra cui il presidente dimissionario Fulvio Delucchi (nella foto).
In sostanza le procedure di lavorazione e smaltimento di enormi quantità
di rifiuti, dal sud verso il nord del paese, sarebbero avvenute in
maniera ampliamente irregolare, senza rispettare le necessarie (e costose) procedure e autorizzazioni, e spesso limitandosi ad un ‘cambio di etichetta’ dei rifiuti stessi, per rendere molto più rapide e lucrose le operazioni.
Poi c’è la vicenda che riguarda Ezio Guerci, certamente la figura più nota ad Alessandria per il suo percorso politico trentennale (dal Pci al Pd), per il suo ruolo di consulente di numerose amministrazioni pubbliche dagli anni Novanta ad oggi e per il suo legame privato con l’ex sindaco Rita Rossa.
Anche Guerci ha ricevuto un avviso di garanzia, ma nel suo caso le contestazioni riguarderebbero il reato di traffico di influenze illecite: in particolare il consulente avrebbe chiesto e ottenuto nel 2015 un’auto da 30 mila euro all’imprenditore lombardo dei rifiuti Paolo Bonacina, attualmente ai domiciliari, “in cambio di pressioni sulla sindaca di Alessandria perché si decidesse a cedere ad A2a quote della società pubblica dei rifiuti Aral”.
Guerci ha sottolineato nei giorni scorsi di aver pienamente e spontaneamente chiarito la propria posizione agli inquirenti, e di essersi limitato nel caso specifico ad erogare una consulenza, regolarmente fatturata.
Intanto, però, la politica alessandrina guarda all’inchiesta con non pochi timori.
Da un lato la nuova maggioranza di centro destra, guidata dal sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco, si ritrova tra le mani una ‘patata bollente’ di cui, a poche settimane dall’insediamento, avrebbe fatto volentieri a meno. Dopo le dimissioni del presidente di Aral Delucchi (ma non del cda: gli altri due membri sono ancora pienamente operativi), si provvederà ad una sua rapida sostituzione, o ci sono sul tappeto altre opzioni?
L’assessore all’Ambiente del comune di Alessandria, l’avvocato Paolo Borasio, non ha dubbi: “Dobbiamo dare alla cittadinanza alessandrina prova di grande trasparenza, in discontinuità con i metodi del passato: qualsiasi decisione dovrà essere presa consultando anche gli altri 31 sindaci i cui comuni sono soci di Aral. Ricordo peraltro che l’attuale cda è comunque operativo, e che è in scadenza ad ottobre”.
Come a dire, insomma, che la nomina di un nuovo presidente non è urgente. L’orientamento potrebbe essere quella di una figura ‘ponte’,una sorta di ‘commissario’ magari individuata dai sindaci consultando anche il Prefetto, per cercare da un lato di offrire piena collaborazione agli inquirenti, dall’altro di tutelare l’azienda Aral, che è patrimonio di tutta la collettività.
Si aggiunga che, già prima del profilarsi dell’inchiesta, la questione della discarica in località Calogna (fra Solero e Quargnento), pressochè esaurita, rappresentava una delle criticità cerchiate in rosso nell’agenda del nuovo assessore all’Ambiente alessandrino. Che ora, a maggior ragione, è al lavoro per trovare soluzioni adeguate, e ridefinire le strategie sul fronte della filiera dei rifiuti.