Settimana dopo settimana siamo arrivati alla fine della lettura del bellissimo libro di Lucia Lunati. Con struggente nostalgia dovuta all’affetto che ormai mi lega a questa signora ho ricopiato l’ultima pagina de La mia cara Alessandria, il libro – credo l’unico – della scrittrice alessandrina.
Per 16 settimane abbiamo centellinato i racconti che questa elegante signora dell’Ottocento ci ha proposto in forma semplice e quasi elementare. È un vero peccato aver avuto in eredità soltanto questo breve scritto sui suoi ricordi e sulla vita della città di oltre un secolo addietro. Lo so, sono ricordi a volte ingenui a volte di importanza relativa ma sono piccole storie alessandrine che ci fanno scoprire una miriade di fatti, comportamenti della gente di quel tempo e tante consuetudini ormai spariti per via del progresso.
Si fa fatica ad immaginare che in un cortile di via Mazzini ci fosse addirittura un ricco pergolato di uva bianca e che qualcuno, in quello stesso cortile, facesse fermentare le uve per vinificare. È una realtà che nessuno, forse, prima di Lucia Lunati ci aveva raccontato ed è bello averla conosciuta.
Chissà quante attempate signore alessandrine, ancora oggi, sarebbero in grado di raccontare le loro vicende di bambine legate agli anni ‘20 / ’30. Sarebbe auspicabile che qualche lettore a conoscenza di queste conservatrici di ricordi si facesse carico di ascoltarle o, meglio, di farle parlare per farsi raccontare aneddoti e cose legate a periodi oramai lontani dal nostro tempo. Sarebbe un’occasione magnifica per evitare che tante memorie vadano sprecate e perse per sempre.
Quella che propongo oggi ai nostri lettori è pagina 132 del libro di cui abbiamo trattato in tutte queste settimane. È esattamente una pagina completa e da queste poche righe si evince quanto fosse ridotto (di pagine e di dimensioni) questo scrigno dei ricordi. È un vero peccato che Cesarino Fissore si sia limitato a chiedere alla scrittrice soltanto questi pochi ricordi e non abbia invece avuto il fiuto e la curiosità di voler attingere ancora tanta acqua a questo dissetante pozzo. Ora è tardi; Lucia Lunati da tanti anni non c’è più e così pure l’amico Cesarino. Ecco per quale motivo insisto col dire che chi ha ricordi legati alla nostra città li dovrebbe mettere su carta. Anche se li ritenesse di poca o nessuna importanza. Il futuro farà diventare interessanti anche ricordi che per l’interessato forse non lo sono. È uno dei modi per tramandarli a chi avrà voglia di conoscerli.
Ecco come conclude il suo piccolo scrigno di ricordi la signora Lucia.
“Rimanemmo nella casa di via Lodi ancora qualche anno e poi ci trasferimmo ad Ovada. I ricordi più belli della mia gioventù finirono con l’inizio della vita ovadese. Le cose, cambiarono radicalmente poi mi sposai e tornai a vivere in Alessandria per diversi anni con tante vicende liete e tristi e solo pochi anni prima dell’ultima guerra rientrare ad Ovada nella casa paterna dove mi stabilii definitivamente.
Sta ora per iniziare la primavera, il mio terrazzo sta riprendendo vita con le sue piante e presto con i fiori. Vi dedico buona parte della giornata per sistemarlo bene e con gusto. Vorrei farlo sempre più bello e non sono mai sazia di vedere a rifiorire rose, gerani e altri fiori scelti che mi rendono serena anche se penso che ogni risveglio della natura è una primavera in più che si aggiunge alle mie tante perché tutto quanto mi circonda mi dà serenità di spirito e gioia di vivere.”
Oggi, a corredo di questa pagina, propongo un’altra cartolina della mia collezione in cui si vede uno scorcio di via Lodi all’intersezione con via Cavour; è tratta da Ricordi Alessandrini[1].
La casa in cui Lucia aveva abitato (come aveva raccontato lei stessa) è situata al fondo della via, di fronte all’Istituto Magistrale.
Questa proposta oggi è una bellissima cartolina di G. Vistosi di Alessandria, uno dei più raffinati Editori di cartoline di questa città. La prospettiva che ci regala è una vera opera d’arte appartenente ad almeno un secolo addietro. La datazione di questo bel reperto risulta di estrema facilità. Seppure la cartolina non sia stata spedita – e quindi non possono essere di aiuto scritte ed annulli postali – si può affermare che l’immagine sia stata eseguita dopo il 1913, anno in cui prese avvio il servizio tramviario e prima del 1922, anno in cui fu ultimata la cuspide del campanile della cattedrale che in questo scatto si mostra ancora incompleta.
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[1] Ricordi alessandrini / cartoline e cronache d’epoca / a cura di Tony Frisina con introduzione di Gianfranco Calorio – Alessandria. Edito dal Comune di Alessandria nel 2008.