Un gruppo di cinque studenti dell’Università del Piemonte Orientale parteciperà alla fase finale della Nelson Mandela World Human Rights Moot Court Competition, che si terrà a Ginevra, al Palazzo delle Nazioni, dal 17 al 21 luglio.
Si tratta di una prestigiosa competizione internazionale interuniversitaria di simulazione processuale in tema di diritti umani, giunta quest’anno alla nona edizione. L’evento, organizzato dal Center for Human Rights dell’Università di Pretoria (Sudafrica) e patrocinato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, vede la partecipazione di centinaia di università da tutto il mondo. Dopo aver superato le selezioni scritte, il team dell’Università del Piemonte Orientale è stato selezionato tra le 25 migliori università (cinque per ogni continente) ammesse alla fase finale della competizione davanti a un panel di giudici di tribunali e corti internazionali.
Daiana Eufrunzina Neagoe, Carlo Mondello, Beatrice Perucca, Elisa Gibellino e Simone Ravazza sono i futuri giuristi che rappresenteranno l’UPO in questa prestigiosa competizione internazionale. Sono tutti iscritti al III e al IV anno del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza del Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali ad Alessandria e a Novara. L’attività è coordinata dai professori Andrea Spagnolo (Diritto internazionale) e Luca Pes (Diritto civile).
Come tipico di questo genere di competizioni, il lavoro degli studenti consiste nello studio approfondito di un caso fittizio incentrato sulla violazione dei diritti umani da parte di uno Stato. Ciascun team argomenterà per iscritto, in lingua inglese, sia le ragioni del ricorrente — un’associazione di vittime della presunta violazione dei diritti umani — sia quelle dello Stato convenuto. Nell’ultima fase della competizione, le squadre selezionate si affronteranno oralmente e in contraddittorio tra loro dinanzi a un panel di “veri” giudici internazionali (un esempio dalle passate edizione è disponibile qui).
Le moot courts — così si chiamano le attività simulatorie sempre più diffuse nell’insegnamento universitario — rappresentano dunque un modo “diverso” di studiare il diritto, complementare rispetto alle altre attività curriculari. Gli studenti lavorano in gruppo sotto la guida di uno o più docenti e acquisiscono capacità di analisi e approfondimento applicate a un caso concreto, oltre che abilità linguistiche, argomentative e dialettiche indispensabili per partecipare con successo a competizioni internazionali come la Nelson Mandela World Human Rights Moot Court Competition.