Proseguirà con un nuovo appuntamento il progetto Arte in Pratica in Monferrato, rassegna dedicata allo studio e alla ricerca della produzione artistica del territorio del Monferrato.
Da sabato 27 maggio (inaugurazione ore 17) fino a domenica 11 giugno sarà visitabile gratuitamente nella Manica Lunga del Castello di Casale Monferrato la mostra L’enigma del mito, retrospettiva 1973 – 2017 dedicata a Renzo Rolando.
L’esposizione sarà aperta sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
«Rolando è un grande conoscitore della storia del Monferrato ma anche un attento analista delle connessioni tra la vita sociale e i segni culturali artistici del territorio. In mostra si vedranno citazione colte della storia dell’arte universale e riferimenti alle caratteristiche della nostra identità, proseguendo nella pratica analisi dei rapporti tra la produzione che caratterizza la nostra provincia e la storia dell’arte accademica» spiega l’assessore alla cultura Daria Carmi.
Renzo Rolando, dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera (Storia dell’Arte, Figura, Tecnica del colore) e la Facoltà di Lettere e Filosofia di Vercelli (Indirizzo Filosofia Estetica), negli anni ‘90 inizia l’attività di restauratore di affreschi e di autore di numerose meridiane. Da diversi anni, con una decina di pubblicazioni al suo attivo, si occupa anche del restauro delle tradizioni popolari con storie di fantasmi, fatti strani e curiosità della vecchia Casale, con l’idea di costruire una speciale scatola della memoria per le generazioni del futuro.
Dice di Rolando il critico Pier Giorgio Panelli «La contaminazione etica di Renzo Rolando coinvolge lo spettatore dei suoi pensieri visivi in un infinito labirinto di riflessi citazionisti e racconti cromatici dal fascino antico, ma proiettati nel post-futuro quando la nostra presenza consumistica sarà forse un lieve ricordo nel percorso umanistico. Nascono così dagli sperimentalismi anacronistici di paesaggi mentali o dripping metaforici i veri protagonisti di un pensiero concettuale, secondo cui l’anarchica bellezza della storia riflette nei deboli robot del quotidiano una possibilità di dialogo a distanza fra il mito e melanconia della creatività attraverso il consenso della forma. Rolando nei suoi viaggi visivi interpreta una malinconia metafisica che va oltre una realtà già consumata e superficiale sia quando interpreta post-paesaggi volutamente sovraccarichi di memorie, di cromatismi e di riflessi cangianti, sia quando interpreta con scenografie teatrali l’ironia di un passato segnato dalla storia, che in qualche modo dialoga con un quotidiano rappresentato non dall’umanità ma dai banali strumenti di essa».