Ancora per qualche tempo voglio proporre ai miei lettori alcune pagine tratte da La mia cara Alessandria di Lucia Lunati. È sempre un vero piacere tuffarsi nella lettura di questi bei ricordi. Una maniera anche divertente per conoscere usi e abitudini dei nostri concittadini di oltre un secolo fa, raccontati direttamente dalla testimone di quei fatti.
“Nell’anno 1900 Alessandria, come forse tutte le altre città, aveva festeggiato solennemente il giubileo del secolo con processioni lunghe che non finivano mai e altre manifestazioni.
Quella primavera il Duca degli Abruzzi aveva raggiunto con la sua spedizione il Polo Nord o almeno ci era andato vicino. Era partito sulla nave o goletta «Stella Polare». Per ricordare questo avvenimento importante, nel carnevale 1901, allestirono un carro raffigurante appunto la spedizione polare e tutta la cittadinanza era in attesa con vera ansiosa curiosità. Bisogna tener presente che allora la gente si accontentava di poco e tutto era bello o quasi. A vedere la sfilata delle maschere e dei carri fummo invitati da una signora che aveva la casa in via Umberto I con un balcone al primo piano e altri piccoli al secondo.
Apriva sempre la sfilata il carro di Gagliaudo, rappresentava una povera capanna di pastori con il tetto di paglia, beninteso, e dentro si davano da fare tanti uomini non so per qual motivo. Davanti al carro stava la mucca tirata da Gagliaudo; quella povera bestia infastidita dai rumori e dalla folla era sempre recalcitrante e a stento la tiravano avanti. Questa era sempre l’apertura del carnevale, dopo venivano i carri e le maschere.
Quell’anno era atteso il carro polare e fecero tutti un gran parlare perché lo dicevano ben riuscito. Era preceduto da diversi orsi bianchi, uomini mascherati che ballavano e si dimenavano come gli animali che rappresentavano. Seguiva la nave ben imitata, così dicevano, e sopra vi erano gli uomini dell’equipaggio che lanciavano palle di neve finta. Chiudeva il passaggio altro gruppo di orsi danzanti. Era logico che ci fossero dei premi e la giuria stava sopra un balcone a metà di corso Roma e precisamente a casa Zucca ove fino a dieci anni fa c’erano gli uffici della Previdenza Sociale.
Il proprietario della casa faceva lui pure parte della giuria. Era un bel tipo di vecchio simpatico e buontempone e dicevano che il suo cognome era ben appropriato alle dimensioni della sua testa. Usata allora gettare dai carri oltre le solite stelle filanti e le cosiddette caramelle di Gagliaudo (erano rotonde di diverse misure, sottili e a colori diversi, incartate con l’effigie di Gagliaudo) anche dei coriandoli di gesso grossi come grani di pepe, di colori assortiti che gettati con slancio facevano anche male, sporcando poi ogni indumento che toccavano. Più di una volta i miei fratelli tornarono a casa malconci per queste tempeste di granelli duri e inutili, anzi pericolosi. Questi coriandoli poi vennero giustamente proibiti.”
Con la scusa di leggere il racconto di quel lontano carnevale colgo lo spunto per proporre ai miei concittadini un paio di immagini che interessano proprio i luoghi della sfilata dei carri, raccontata dalla signora Lucia.
Nella prima immagine si nota uno scorcio interessante di Piazzetta della Lega Lombarda, seppure la didascalia dica che l’immagine raffiguri Corso Roma (che comunque si può osservare poco oltre).
La seconda cartolina raffigura proprio il tratto di strada citato nei ricordi dell’Autrice.
Entrambe le immagini sono testimoni di un tempo ormai lontano e che precede anche l’arrivo del nuovo mezzo di trasporto cittadino: il tram elettrico. Infatti, come si può osservare, mancano le rotaie del servizio tranviario, che porteranno la loro moderna rivoluzione solo nel 1913; almeno una decina di anni dopo gli scatti fotografici qui proposti.