“Tecnicamente impossibile”. Tale è stato definito dall’amministratore delegato di Amag, Mauro Bressan, l’adeguamento dell’acqua erogata dai rubinetti alessandrini al nuovo parametro limite di concentrazione del Cromo Esavalente (sostanza CMR ovvero Cancerogena, Mutagena, Reprotossica), che dovrà essere pari a 10 microgrammi per litro a partire dal mese di Luglio. Superata tale soglia, il gestore è obbligato a mettere in atto misure per abbattere la concentrazione della sostanza inquinante (deve cioè individuare le cause della non conformità e attuare i correttivi necessari all’immediato ripristino della qualità delle acque, ex art. 10 comma 2 del D. Lgs. n. 31/2001).
Dice Bressan che “la normativa varata a Roma concede solo tre mesi di tempo”. Per tale ragione, Amag si è fatta promotrice di una richiesta di proroga di tre anni.
In realtà i mesi erano sei, centottanta giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto emanato dal Ministero della Salute lo scorso 14 novembre 2016, che ha apportato le modifiche al valore di soglia del Cromo VI. Se la richiesta di proroga è motivata dalla scarsità di tempo, ciò non pare dall’analisi del testo di legge, tanto più che fra emanazione e pubblicazione trascorsero circa sessantuno giorni, che fanno salire il termine di ‘preavviso’ a duecentoquaranta giorni. Tanti o pochi che siano, l’azienda, in questo lasso di tempo marginale, avrebbe potuto meglio attrezzarsi per l’emergenza Cromo.
Ma i più informati di voi obietteranno: la soglia di contaminazione da Esavalente per le acque sotterranee è fissata dal Testo Unico Ambientale (Decreto Legislativo n. 152/2006, Parte IV – Titolo V Allegato 5) in 5 microgrammi per litro, la metà dell’obiettivo fissato dal Ministero “in via precauzionale” per le acque potabili (così è scritto nelle premesse al decreto ministeriale), dichiarato da Bressan tecnicamente impossibile. Tutta colpa di questa pazza pazza pazza normativa “varata a Roma”. Amag sta forse attingendo acqua per la rete idrica della città da fonti sotterranee che – evidentemente – già non sono in linea con i limiti previsti?
Se non ci fosse di mezzo la salute di tutti noi, che usufruiamo dell’acqua di rubinetto per bere e far da mangiare, sarebbe una bagatella, una querelle che fa sorridere. Verificando i report di analisi di Arpa Piemonte (pubblicate sul sito del Comune) sullo stato dell’acqua di Alessandria e frazioni, abbiamo inoltre potuto constatare come il metallo pesante, che – riportano le fonti giornalistiche – “è presente naturalmente, non frutto di inquinamento” (cfr. La Stampa Alessandria, 13 Maggio 2017, pag. 41), sia stranamente più probabile trovarlo in quei prelievi effettuati a Spinetta Marengo, e in alcune fontanelle nelle piazze e nelle vie della città.
Anche se i report di Arpa Piemonte non specificano se i livelli registrati nei prelievi dell’ultimo anno riguardino il contenuto di Cromo totale o solo quello della variante Esavalente, la nuova soglia sarebbe stata superata ben sei volte, quattro in prelievi eseguiti a Spinetta Marengo, e due in prelievi eseguiti alla frazione Molinetto. Se invece tenessimo in considerazione il più restrittivo valore indicato nel Testo Unico Ambientale, il superamento della soglia sarebbe avvenuto ben 28 volte su 54, il 52% del totale dei prelievi.
Detto ciò, è giusto chiedere una proroga dinanzi a questi numeri? E’ giusto aspettare tre anni?
Possibile – Macchiarossa Alessandria