4 come lo Spazio [Numero di pagina]

4 come lo Spazio [Numero di pagina] CorriereAl 3di Pietro Mercogliano

 

 

Il Quattro è un numero molto caro agli Antropologi e agli studiosi di Culture umane in genere: è il numero del devisement du monde, della descrizione ragionata e classificatoria dello spazio. Quattro sono i punti cardinali, quattro le dimensioni di destra sinistra avanti indietro, quattro gli Elementi antichi (Fuoco, Aria, Acqua, Terra), quattro i Settori zodiacali, quattro le aree in cui quasi tutte le Culture dividono sommariamente il mondo.

Per il Popolo che fino a quel momento aveva rappresentato quasi la personificazione di uno di questi punti – il portoghese, idealmente pur se non effettivamente vertice estremo dell’Europa verso Ponente –, il XVI secolo è stato un fondamentale momento di rilettura d’identità: la scoperta delle terre oltre l’Atlantico (e non isolette sparse come tante se ne scoprono, ma un intero Continente) rendeva totalmente nuova la posizione del Portogallo nell’immagine del mondo. E fu proprio la grande navigazione portoghese a contribuire sostanzialmente a questo allargamento dei confini occidentali della conoscenza verso quelle che stavano per diventare le nuove colonie del vecchio Continente.

La letteratura portoghese di questo periodo ci lascia opere di bellezza sofferta, grandiose come il profumo di una foresta che appassisce; è il sentimento del valico, splendente di salita e consapevole di discesa, che caratterizza tanto spesso la vita dei singoli come quella dei Popoli: la sensazione di un tempo che già mentre lo si vive appare passato. Un senso del Tempo di tal fatta è legato da un rapporto biunivoco di causalità con un senso dello Spazio in improvvisa evoluzione e con la necessità di ricostruire la definizione del proprio posto.

Capolavoro indiscusso di questo periodo della Letteratura Portoghese – e di tutta essa 4 come lo Spazio [Numero di pagina] CorriereAl 2secondo molti – è “I Lusiadi” (“Os Lusíadas”) di Luis Vaz de Camões. Si tratta di un poema in ottave di endecasillabi, per un totale di quasi novemila versi raggruppati in dieci Canti.
Il fulcro dell’opera non è in realtà la rotta al Continente americano, ma le nuove vie di navigazione verso Oriente: una delle diverse voci cui la particolare struttura narrativa del Poema affida il racconto di parte della storia è proprio quella di Vasco da Gama, primo a giungere in India dall’Europa doppiando Capo di Buona Speranza.

Lo stesso Luis Vaz de Camões aveva trascorso due anni nelle Indie a navigare, e ne aveva riportato esperienza e ispirazione. (Bello e romanzesco è il personaggio stesso di questo poeta portoghese che naviga per le Indie, e varrebbe la pena di parlarne anche se non avesse scritto un’opera che la Critica non si stanca di paragonare ai grandi poemi fondativi cui i nostri scaffali sono magari piú abituati.)

4 come lo Spazio [Numero di pagina] CorriereAl 1Il tema principale è comunque il Popolo portoghese tutto quanto, descritto nella sua antica e nobile grandezza. Con sincera aspirazione umanistica, il Poeta concilia le scene derivate dalla Mitologia Classica con la Fede cattolica: e sembra di vedere una fastosa opera pittorica sul soffitto di un palazzo nobiliare, piena di pompa e dignitosa ostentazione, sinceramente ma programmaticamente autoreferenziale, allegorica e storica, chiara e distante.

In piú, a tingere tutto di quel tono originale che è proprio del genio poetico, c’è il senso mai mesto e mai passivo della malinconia: una malinconia portata con signorilità notevole e quasi con orgoglio, capace di conferire a posteriori un significato speciale ed indicibile a tutto il racconto.
Una malinconia di questo genere è propria di tutti i grandi artisti rinascimentali: sarà che nell’idea stessa di “rinascimento” c’è l’idea di un ritorno alla vita dopo una morte la cui ombra non può mai sparire dalla coscienza del rinato, sarà che nell’idea stessa di “rinascimentale” c’è il senso chiaroscuro dell’epigono.

Altrettanto malinconica e dorata, nella sua impeccabile versificazione artefatta e 4 come lo Spazio [Numero di pagina] CorriereAlbella, è la traduzione metrica di Riccardo Averini che normalmente si trova in commercio. Costui è un poeta che non viene letto abbastanza; basti qui dire che era un Futurista. E il Futurismo è corrente che dalla sua fondazione («Siamo sul promontorio estremo dei Secoli», scriveva Marinetti nel Manifesto) sente, a causa dell’abbreviazione delle distanze data dall’implemento di velocità degli spostamenti, totalmente nuovo l’essere dell’Uomo nello Spazio; ed è corrente che molte affinità poteva vivere con i sentimenti di competente ammirazione che il “Nostro” portoghese provava per le meraviglie dell’astrolabio e del cannone.

Bella traduzione, insomma, per un bellissimo Poema: un’opera capitale non da molti conosciuta, e che viene necessario trattare come un lavoro minore quale invece non è affatto. Si spera nei lettori di domani.