Oggi più che mai chi è chiamato a governare deve pensare principalmente a risolvere i problemi legati al lavoro. Di fronte all’acuirsi della crisi e della spirale di recessione innescatasi dopo le politiche depressive del governo centrale è fondamentale dare un po’ di linfa vitale in favore della crescita e del rilancio del nostro sistema produttivo.
L’attuale aumento della pressione fiscale spinta a livelli mai visti dal governo di Roma, senza un parallelo impegno a sostegno della crescita e al taglio alla spesa improduttiva, ci ha portati in un vicolo cieco: le imprese diventano meno competitive, molte chiudono, i lavoratori rischiano lo stipendio,gli imprenditori la vita stessa della loro azienda, i consumi si azzerano col risultato che si avrà un minore gettito fiscale per le casse dello Stato. Del resto lo stesso Presidente della BCE Mario Draghi ha ribadito che”una politica di sole tasse è una politica recessiva”.
Il problema delle imprese, in ultima analisi, è quello di riuscire ad essere più competitive e di rimanere aperte, quello dei lavoratori è di riuscire ad essere assunti, magari in modo stabile e poter avere così una prospettiva di vita meno incerta. Un imprenditore oggi non vuole più strumenti per licenziare ma semmai per assumere, il che vuol dire meno burocrazia e meno tasse sui lavoratori.
Se anche in tema di riforma del lavoro il governo preferisce puntare su una linea depressiva, fatta di licenziamenti più semplici, piuttosto che promuovere una legislazione che porti ad assunzioni più facili si rischia anche su questo fronte di non aiutare il sistema a rilanciarsi ma al contrario lo si induce alla resa. La Regione Piemonte pur nelle limitate competenze attribuite alle regioni, ha dimostrato che è possibile unire rigore nella spesa con interventi a favore di lavoratori ed imprese. Purtroppo i miracoli non si possono fare, soprattutto se la politica economica e fiscale del governo centralista di Roma continua ad essere sbagliata.
Agli Stati Generali di Torino la Lega ha coinvolto e ascoltato la parte più attiva del Nord: imprenditori, artigiani, esponenti della società che lavora e produce,persone cioè abituate ad investire sul futuro confrontandosi ogni giorno con le sfide della realtà. Da questo confronto sono nate nuove idee, concretizzate nel Manifesto del Nord, e da queste idee sono nate nuove soluzioni grazie al contributo di tutti coloro che mettono il Nord prima di qualunque altra cosa. La via maestra è quella tracciata da Gianfranco Miglio e cioè la nascita della Euroregione Padana, il primo tassello della nuova Europa delle Regioni e dei Popoli. Una Regione europea che si autogoverna e che trattiene sul proprio territorio almeno il 75% delle tasse pagate dai propri cittadini.
Una euroregione con burocrazia ridotta quasi allo zero, con nuove infrastrutture, con meno stato, meno sprechi e più federalismo, in cui vengono commissariate le banche che non sostengono le imprese produttive del Nord, in cui cessano gli aiuti alle imprese senza futuro, in cui ci sia più futuro per i nostri giovani, una euro regione del Nord che diventa la locomotiva per l’Europa delle regioni nella convinzione che la ricchezza del Nord deve far crescere il Nord. Questa noi riteniamo essere la risposta più concreta ai problemi concreti del Nord in materia fiscale,di incentivi alle imprese, in materia di istruzione e di welfare. Le risposte che dà il governo Monti sono, al contrario, una sonora presa in giro sulla riduzione dell’IRPEF per alcune categorie di italiani a cui corrisponde un aumento di un punto di IVA cosa che si concretizzerà in un aumento complessivo della spesa per le famiglie, e una riduzione dell’illuminazione nelle nostre città con sommo gaudio di spacciatori, stupratori, delinquenti in genere. Un ritorno agli anni bui altro che vento nuovo e luce, poca, in fondo al tunnel.
Roberto Sarti
Capogruppo Lega Nord Comune di Alessandria