“Macron non è certamente per la Francia un padre della nazione: piuttosto un prodotto di laboratorio, con obiettivi evidenti. Trovo risibile che possa porsi come garante della democrazia”. Ma anche “Quando più di un anno fa parlai, proprio su CorriereAl, della necessità di ripartire, ad Alessandria, da un comitato di salute pubblica qualche amico di diede, sia pur scherzosamente, del Robespierre. Oggi credo che quello spirito civico trasversale che tanti auspicavano possa essere incarnato dal Quarto Polo, all’interno del quale ho deciso di impegnarmi”.
Le conversazioni con il politologo Giorgio Barberis sono sempre fluviali, e si sviluppano, seguendo un ideale ‘fil rouge’, dagli scenari internazionali a casa nostra: che nel caso specifico ovviamente significa elezioni di Palazzo Rosso, ormai alle porte.
Il professor Barberis, esponente di quella sinistra ‘radicale’ (“direi semplicemente sinistra: mentre il PD renziano è certamente altro, e con la sinistra non c’entra proprio nulla”) che nel 2012 diede fiducia a Rita Rossa, per poi ‘prendere le distanze’ poco più di un anno dopo (“quando davvero sembrava che il lavoro, e i lavoratori, dovessero essere sacrificati sull’altare di una logica aziendalista: e se non è andata del tutto così, è forse anche perché alzammo la voce sbattendo la porta”), ha deciso. La politica gli piace troppo per starsene a fare il semplice osservatore, per cui a giugno sarà della partita alle comunali alessandrine: “Sarò candidato nella lista di Partecipazione Democratica, a sostegno di Oria Trifoglio sindaco, insieme a diverse altre figure di rilievo della sinistra alessandrina. Faremo la presentazione ufficiale nei prossimi giorni”. In questa chiacchierata Barberis analizza, partendo dall’attualità del voto presidenziale francese, la situazione dell’Unione Europea, affermando la necessità “di un’opposizione forte e decisa, radicale e per nulla moderata. Non la negazione dell’Unione Europea, ma l’affermazione di un’altra Europa rispetto a quella di oggi”. Mentre su scala locale “le ideologie in questo momento devono passare in secondo piano (sempre all’interno di un perimetro di valori condivisi: no alla destra razzista, insomma, tanto per fare un esenpio), se si riesce a coagulare consenso, come credo e spero, attorno ad un progetto civico serio, che abbia a cuore il rilancio di Alessandria, davvero in debito di ossigeno su tanti, troppi fondi diversi: l’occupazione, la crescita culturale, la capacità di integrare il diverso in maniera solidale, ma anche concretissima, e non solo sul fronte delle generiche buone intenzioni”.
Professor Barberis, lo sguardo oltre le Alpi con lei oggi è d’obbligo: è andata come sperava?
Direi proprio di no, nel senso che tra Macron e Le Pen la terza via avrebbe potuto e dovuto essere Mélenchon. Se solo i socialisti lo avessero capito per tempo, avremmo avuto un altro scenario al ballottaggio, e oggi forse un’altra Francia: avviando anche processi a livello di Unione Europea, che comunque arriveranno, ne sono sicuro.
Ma lei al ballottaggio francese come avrebbe votato?
Non avrei votato, punto. Credo sia ora di porsi, non solo in Francia ma in tutta Europa, a partire da casa nostra, la questione della rappresentanza degli attuali sistemi elettorali, dove la logica del maggioritario fa sì che ampia parte dell’elettorato in fin dei conti non si riconosca nella logica dell’uomo solo al comando. Il maggioritario un po’ ovunque, e certamente da noi in Italia, è diventato leaderismo, e questo lo ritengo pericoloso: la difesa di una logica proporzionale credo sia l’unico elemento che apprezzo nella posizione di Macron. Per il resto, lui è il prodotto di questa Europa, della finanza e delle élites, non dei popoli. La sinistra in cui mi identifico non è antieuropeista, ma è per un’Europa radicamente diversa da questa.
In Italia cosa succederà, professore? Dopo vittoria di Renzi alle primarie del Pd andremo alle urne in autunno, o la prossima primavera?
Non lo so, e non è irrilevante capire con quale legge elettorale ci arriveremo. Quel che è certo è che a fine 2016 gli italiani, con il voto referendario, non hanno solo bocciato in maniera inequivocabile riforme profondamente sbagliate, ma hanno anche chiesto a gran voce, e in maniera trasversale, forti segnali di cambiamento vero. Non mi pare però che il messaggio sia arrivato a destinazione. Quel che mi pare sia ormai evidente è che spazi per un’alleanza di sinistra, con il Pd a trazione renziana, non ce ne sono. Mi lascia perplesso, anzi mi vede contrario, da questo punto di vista, l’operazione di Pisapia (del resto basti pensare a chi è Sala, sindaco di Milano frutto dell’intesa tra lo stesso Pisapia e Renzi, e da dove arriva), e continuo a giudicare incomprensibile anche la scelta di Mdp, rappresentato a casa nostra dal senatore Fornaro. Ma come? Escono dal Pd, dissentono in toto dalle scelte renziane, e poi ad Alessandria fanno una lista a sostegno di Rita Rossa, sindaco ultrarenziano? Qualcosa evidentemente non torna, e credo che gli elettori se ne rendano conto benissimo.
Ma è tutto da buttare il lavoro di questi cinque anni di centro sinistra mandrogno Barberis? E lei che rapporto ha oggi con Rita Rossa?
Io non credo che la politica vada vissuta con astio, men che meno a livello personale. Con Rita mi sono incontrato anche di recente, e abbiamo parlato a lungo, di tutti i temi: ritengo che lei nel 2012 abbia fatto una campagna elettorale straordinaria, e dalla parte giusta. Del resto in questo è bravissima, sa sintetizzare e lanciare messaggi. Il problema è stato, drammaticamente, il dopo, la prova dei fatti. D’accordo il dramma delle casse vuote e dei debiti, d’accordo il risanamento dei conti, e do anche atto che, nonostante le iniziali ‘minacce’ (in particolare dell’assessore Bianchi, che poi si dimise, ndr), non ci sono stati licenziamenti di massa in comune e nelle partecipate. Ma il resto è stato zero, il nulla. Zero partecipazione dal basso, zero trasparenza, nessuna iniziativa davvero di rilievo a sostegno dei più deboli. Scarsissima capacità anche di essere motore e vòlano per un rilancio economico del territorio, creando le condizioni per nuovi insediamenti, che non sia la grande distribuzione. Ho apprezzato la vostra recente intervista con Manuela Ulandi, presidente provinciale di Confesercenti. Ha evidenziato alcune ‘storture’ evidenti, e ha sottolineato l’importanza di sviluppare, anche a livello locale, studi e analisi serie, ma concrete: finalizzate, nel commercio come altrove, a indicare soluzioni immediate di rilancio. Da questo punto di vista i corpi intermedi sono risorse, contenitori di competenze oltre che di dati: possono e devono essere coinvolti molto di più nel percorso di progettazione e rilancio di Alessandria. Spero anche in forte sinergia con la nostra università, se mi consente un cenno autoreferenziale. Le associazioni del commercio mi sembra che si stiano proponendo fattivamente, dandosi davvero da fare. Altri corpi intermedi forse meno….
Barberis, che fa? Allude ai sindacati?
(sorride, ndr) Alludo, alludo: il lavoro versa in condizioni drammatiche, e le organizzazioni sindacali in questi anni sono apparse, a livello locale almeno, forse ancora un po’ troppo ‘ingessate’…
Guardi che se dice così finisce che poi ‘la triplice’ tira la volata a Rita Rossa, come 5 anni fa..
(ri-sorride, ndr) In cinque anni sono cambiate molte cose, e anche persone. E’ uno scenario non paragonabile: mi auguro che i sindacati si facciano sentire molto nei prossimi anni, questo sì: e che cerchino di avere un ruolo collaborativo al fianco del prossimo sindaco.
Che lei auspica sia Oria Trifoglio, ovviamente. Crede davvero che possiate ‘giocarvela’, puntando al ballottaggio?
Certamente sì, altrimenti non sarei neanche della partita. Ho e abbiamo partecipato, in questi mesi, al percorso che ha poi portato ad individuare la candidatura di sintesi di Oria Trifoglio. Dico di sintesi, perché quello che chiamiamo per semplificazione Quarto Polo mi sembra una buona realizzazione concreta di quanto auspicavo più di un anno fa. Ovvero un’alleanza per la città, tra forze e figure che hanno anche percorsi diversi, ma la comune volontà di restituire una prospettiva di entusiasmo, di valorizzazione e di fiducia agli alessandrini. Soprattutto ai più giovani, per i quali l’orizzonte del mondo, e soprattutto dell’Europa, deve essere un’opportunità e una scelta, non un obbligo di fuga.
Quindi il lavoro sarà al centro della vostra proposta?
Certamente sì, un lavoro pieno di dignità e diritti, vorrei ribadirlo, e non sempre più merce, precarietà, sfruttamento. Non è vero che il comune non può fare nulla, su questo fronte. Non ci sono le risorse di un tempo, ma dobbiamo sapere creare le condizioni per un nuovo sviluppo che si sposi con i diritti di tutti, a partire dai più deboli. Penso al diritto alla casa, in una città che tra l’altro abbonda di alloggi sfitti, e di strutture pubbliche in sostanziale abbandono. E poi il tema della partecipazione dal basso, che non è un optional, e che questa amministrazione ha totalmente e volutamente ignorato. Ripartiamo dai consigli di quartiere allora, da un coinvolgimento reale delle persone nella gestione del bene pubblico. Su tutti questi temi, e su altri, con la candidata sindaco Trifoglio ho piena sintonia: Oria è una professionista capace, stimatissima, con qualità di personale serietà e rigore etico che, in una fase politica come questa, credo possano fare la differenza.
A sostegno di Oria Trifoglio ci saranno tre liste: lei in quale sarà?
Sarò in Partecipazione Democratica, e in buona compagnia a sinistra, come vedrete fra pochi giorni, quando ci sarà la presentazione ufficiale. Qualche nome credo di poterlo fare, come la dottoressa Gabriella D’Amico (già assessore a Palazzo Rosso con Mara Scagni, ndr), e come il consigliere comunale uscente Ciro Fiorentino, ed esponenti della lista di Renato Kovacic, un comunista vero a cui vanno i miei più sinceri auguri di rapida guarigione. Ma ci saranno diverse altre sorprese, vedrete.
Se non arriverete al ballottaggio, Barberis, lei personalmente che farà?
Dice bene: personalmente. Non credo sia più l’epoca degli accordi fra partiti, i cittadini in caso di ballottaggio decidono con la loro testa. Per quanto mi riguarda, sceglierò sempre e comunque chi è in grado di dare corpo e sostanza ai miei valori di riferimento, a cominciare dalla tutela dei deboli. Ecco, sono per una prospettiva assolutamente solidale, e in piena sintonia, su temi come la povertà e l’immigrazione, con le posizioni di Papa Francesco. Insomma, non potrei mai appoggiare chi sta con la destra più razzista, come credo sia oggi in Italia la Lega di Salvini. E preciso che sono, e rimango, profondamente no Tav e no Terzo Valico: contrario alle grandi opere senza se e senza ma.
Barberis, proviamo ad avere una visione: Alessandria nel 2018 compirà 850 anni. Fra altri cinquanta probabilmente lei ed io neanche ci saremo più, ma come si immagina questa città alle 900 candeline?
Probabilmente non ci saremo, ma possiamo nel frattempo accompagnarne, e orientarne, il percorso, passo dopo passo. Oggi serve davvero una scossa, una progettualità che inverta il declino che stiamo vivendo. Ad Alessandria come in Italia, e in Europa. Mi faccia sognare: mi immagino, ad esempio, che la nostra locale Università, che cinquant’anni fa non esisteva, fra altri cinquanta possa essere un’istituzione davvero forte, radicata e capace di incidere nel tessuto sociale ed economico cittadino. Dice che sto sognando? Intanto apprezzo l’iniziativa di Antonio Maconi, che ha lanciato Alessandria 850: un tentativo di stimolare progetti, iniziative e percorsi di valorizzazione delle potenzialità della città e del territorio, nei prossimi 12 mesi ma soprattutto negli anni a venire.
Professor Barberis, e i Grigi? Lei li ha seguiti per tutta la stagione come tifoso, ma anche come editorialista. Che idea si è fatto?
L’altalena emotiva degli ultimi novanta minuti di sabato e la beffa finale, con la B che sfuma a tre minuti dal traguardo, rispecchiano perfettamente una stagione di incredibile ambivalenza, e di grandi amarezze, dopo un’illusione costruita e coltivata per mesi. Frutto soltanto della cattiva sorte, di un destino che si accanisce sui Grigi per qualche sfavorevole congiuntura astrale? Non credo proprio che sia così. Questa volta più che mai ci sono responsabilità pesanti, in particolare della società, e poi ovviamente dei giocatori in campo. Per ripartire con un minimo di entusiasmo, e ritrovare la credibilità perduta, ricostruendo anche il rapporto con i tifosi più affezionati, occorrerà fare piena luce sui motivi di questo crollo, sui singoli passaggi che lo hanno determinato, sui rimedi strutturali per evitare un altro epilogo beffardo nella prossima stagione. Direi che tre anni possono bastare.
Nel frattempo, ci sono i play off da giocare, e quindici giorni davanti per rimettere in sesto le gambe e soprattutto la testa, e per provare a svoltare di nuovo. Non è detto che questo anno un po’ pazzo non abbia in serbo altre sorprese. Sperando, beninteso, che non siano ancora nefaste.
Ettore Grassano