Ragazzi, gli astigiani non ne vogliono proprio sapere di imparentarsi con noi “mandrogni”. La presidente della Provincia di Asti, e parlamentare del Pdl, Maria Teresa Armosino (nella foto), certamente “cavalca” la protesta avendo in testa ben chiari anche obiettivi non dichiarati, personali e di lobbyes. Ma il malcontento è reale, e basta alzare un po’ le antenne, e dialogare con le persone per accorgersene. Io ho un paio di amici da quelle parti, e mi parlano di manifesti a lutto, e quotidiane ironie su un territorio di falliti,e anche un po’ ladri. Facciamocene una ragione: per noi gli astigiani sono sempre stati “un po’ indietro” (se la giocano con quelli di Cuneo), ma anche loro di noi non hanno una gran bella idea. E’ l’altra faccia della famosa Italia dei mille campanili.
Più che la spartizione dei territori, però, qui c’è in ballo la razionalizzazione di una macchina pubblica satura di doppioni, di inefficienza, e anche di un bel po’ di lingère che ormai confondono “il posto” di lavoro con il lavoro inteso come attvità produttiva di qualcosa di utile a qualcun altro.
Ma in gioco c’è anche, nella totale penuria di risorse che si preannuncia per i prossimi anni, il progressivo abbandono delle periferie al loro destino. E allora, scusate, non è la querelle, davvero provinciale, tra chi comanderà tra Alessandria e Asti ad essere interessante. Piuttosto chiediamoci come farà la nuova Provincia (e tutte le altre, naturalmente) a stare in piedi, alimentarsi, svolgere le proprie attività sul territorio. Il nuovo ente si occuperà solo di strade e scuole? Solo si fa per dire: sono due comparti essenziali, e costosi. E tutto il resto passerà sotto la competenza dei comuni? E siamo certi che questi ultimi vogliano e possano farsene carico, data la situazione in cui si trovano?
All’orizzonte ci sono molti più dubbi che certezze, più zone d’ombre che sprazzi di luce. Staremo a vedere.
E. G.