Oltre l’emergenza, quali progetti?

Gli “aiuti” da Roma alla fine verranno, non può essere altrimenti. Ma pensare che possano essere risolutivi è puramente illusorio. Fa tenerezza vedere tutto il fronte politico locale finalmente unito, sulle macerie della città, no? Tutti insieme appassionatamente, e stavolta ci sta anche.

Però cerchiamo di essere seri: Alessandria è messa malissimo, ma più o meno la situazione è quella del resto del Paese, o comunque di tanti altri comuni, province, enti pubblici vari. Ora qui si minacciano scioperi, marce su Roma ladrona, ci si scopre tutti antisudisti. Ma guardate che il comune di Torino ha un indebitamento procapite da libri in tribunale (più del doppio di Alessandria, per intenderci), e quello di Milano non sta messo molto meglio. Poi, naturalmente, c’è il sud con le sue aberrazioni, chi lo nega? Ieri La Stampa parlava di uno sceicco arabo che si sarebbe presentato dal sindaco di Palermo con un assegno da due miliardi di euro per la città, e una serie di richieste. Per dire.

Quindi, forse, occorrerebbe da parte di tutta classe politica di casa nostra (e di quella nazionale, ma ora parliamo di Alessandria) una maggior consapevolezza, e minor ipocrisia. Quanto un sistema si sfascia (e il nostro è un sistema all’inizio dello sfascio, non una “crisetta” di passaggio), si arriva pateticamente al tutti contro tutti, e ognuno cerca di addossare ad altri le colpe, e di portarsi a casa l’ultimo piccolo obolo, o privilegio. Ma questo non è progettare il futuro, scusate: questa è mera sopravvivenza di giornata, e ahimè in una logica di tipo assistenziale che ha fatto il suo tempo. Perché lo Stato, al di là di scelte discutibili tra figli e figliastri, è un padre in bancarotta, e altro non potrà fare che il gioco delle tre carte. Resto convinto tra l’altro che, si chiami il prossimo premier Bersani o Monti, cambierà pochissimo: dopo le elezioni politiche con voce greve e solenne ci sarà annunciato che servono nuovi sacrifici, e si taglieranno drasticamente pensioni e stipendi pubblici. Scommettiamo? Del resto, con un Pil che secondo i bene informati si preannuncia in caduta libera anche l’anno prossimo (-3% rispetto alla già penosa decrescita del 2012), dove volete che le vada a reperire lo Stato le risorse per aiutare tutte le periferie in dissesto, certificato o meno?

Se questo è il contesto, quel che serve non è scannarsi, e neanche fare un semplice scaricabarile. Il compito di chi ha ruoli istituzionali, a tutti i livelli, è quello di proporre soluzioni concrete, di ridisegnare in maniera complessiva la macchina pubblica, da un lato lavorando sul fronte delle (enormi) inefficienze, dall’altro verificando se ci possono essere strade per portare a casa nuove risorse, in forma di partnership vere su progetti concreti, e non di nuove gabelle stile Monti (Imu, benzina ecc..).

Tutto ciò va al di là dei compiti di un sindaco, e degli amministratori locali? Mica vero secondo me….parliamone!

E. G.