L’esito è drammatico.
Gli studenti italiani sono stressati.
Ciò che emerge dalle statistiche 2016 dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) PISA (Programme for International Student Assessment) deve invitare alla riflessione.
Del resto le statistiche hanno questa funzione, quella di vedere negli anni il trend e fare valutazioni per giungere a conclusioni.
2012
I quindicenni italiani sono appena sotto la media mondiale per benessere e istruzione. Le ragazze però accusano un ritardo di circa tre mesi rispetto ai risultati dei maschietti.
Stampa e opinione pubblica si sollevano e lanciano strali su quest’Italia maschilista, dove la differenza di genere condiziona una crescita egualitaria.
2013
I dati confermano una media ancora inferiore alla media internazionale per ciò che concerne la matematica e le scienze. Viene sottolineata una flessione sulla lettura rispetto agli anni precedenti.
Gli studenti asiatici aumentano il vantaggio sugli inseguitori.
La cosa non fa scalpore poiché nella norma.
2014
Rivincita degli studenti italiani che risultano al quindicesimo posto nella classifica sul problem solving e lasciano alle spalle Spagna, Russia e Svezia.
Le regioni al nord-ovest dello stivale ottengono risultati ancora migliori.
Forse che i nostri giovani stanno acquisendo le abilità necessarie per affrontare le sfide del terzo millennio?
2015
I nostri studenti studiano molto più dei coetanei stranieri ma ottengono risultati peggiori. Usciamo con le ossa rotta non solo contro i colossi orientali – che viaggiano a velocità siderali – ma anche contro i paesi vicini.
Grazie alla Grecia non abbiamo la maglia nera.
2016
Ancora una debacle dei nostri. Ci troviamo sempre sotto la media UE e, a peggiorare la situazione, cresce il dislivello tra nord e sud della penisola e tra maschi e femmine.
Unica nota positiva (?) le scuole pubbliche preparano meglio delle private.
2017
Nella scuola dell’obbligo sostanzialmente l’Italia colma il gap tra studenti abbienti e meno abbienti, vincendo con una politica inclusiva rispetto al resto d’Europa. Ciò però non vale più alle scuole superiori dove i nostri giovani sono stressati, ansiosi e dipendenti da Internet.
Ho chiesto ai miei ragazzi (dodici/tredici anni) se avessero ascoltato la notizia e cosa pensassero al riguardo.
Viste le risposte aggiungo un dato al rapporto OCSE PISA:
I nostri studenti non leggono quotidiani (in casa nessuno li acquista) e non vedono un telegiornale (a quell’ora ci sono i quiz televisivi).
Inoltre usano Internet ma non per leggere notizie online.
E così nel mio piccolo ho dato un contributo.