3 come l’Altro [Numero di pagina]

3 come l’Altro [Numero di pagina] CorriereAl 1  di Pietro Mercogliano

 

 

Il numero tre è un numero bello e ambiguo. Se l’uno è immagine dell’Io e il due rappresenta l’incontro fra un Io e un altro, il tre può raffigurare da un lato il ritorno dell’Io a sé stesso: è un senso di completezza rinnovato dall’incontro, che procede tanto dal primo quanto dal secondo momento; dall’altro lato il tre può essere un secondo momento di allontanamento dell’Io, che nel due ha conosciuto l’affinità e nel tre conosce l’alterità: e che solo dopo tornerà a sé stesso, come solo dopo aver toccato altri due vertici il perimetro della figura dal minimo numero di lati torna a chiudersi sul primo vertice.

In modo simile funziona la nostra esplorazione del Mondo: partendo da noi stessi (cui comunque sempre ritorniamo perché è solo delle facoltà dei nostri sensi e del nostro intelletto che possiamo servirci), ci muoviamo verso ciò che è affine e verso ciò che è altro. Entrambi questi incontri hanno natura rivoluzionaria e formativa, perché continuamente e irrevocabilmente modificano la nostra memoria.

Un simile incontro con l’Altro non è riservato solo alla coscienza singola, ma anche a quella di tutto un Popolo o di tutta un’Epoca.

Per quasi tutto il Medioevo – e almeno fino a tutto il XIV secolo –, l’Oriente è stato 3 come l’Altro [Numero di pagina] CorriereAl 2per il Mondo Occidentale l’emblema dell’Altro. Quando nel 1453 Bisanzio cadde in mano ottomana, il Mondo capí abbastanza presto che il suo volto non sarebbe stato piú lo stesso: l’ultima capitale greco-latina era caduta, l’andito per l’Oriente era ormai orientale; i dotti bizantini in fuga da Istanbul vennero in Italia ad insegnare a inventare il Rinascimento e nasceva negli Uomini una nuova idea della Storia.

Trent’anni dopo, usciva la prima edizione di un testo destinato a grandissima fortuna: “Orlando Innamorato” di Matteo Maria Boiardo.

3 come l’Altro [Numero di pagina] CorriereAlSi tratta di un’opera emblematica del suo tempo, tanto medievale quanto rinascimentale – se cosí si può dire –. La tradizione di narrare le gesta dei Paladini di Carlomagno risale ai romanzi anticofrancesi, poi tradotti e variamente adattati alla narrazione ed alla lettura nelle corti e nelle piazze di mezza Europa: si trattava di un Medioevo che narrava di un Medioevo piú antico; ma l’operazione di Boiardo è molto piú complessa della riproposizione di antiche storie: nel suo poema i personaggi sono letteralmente investiti dall’interesse umanistico dell’Epoca dell’Autore, e raccontati e descritti secondo un genere di sensibilità che è tutto da Rinascimento.

La stessa idea che muove tutta la storia è un emblema di questo: Orlando, integro Paladino del re cristiano, è colto d’amore per la principessa cinese e non pare piú lui. Il personaggio è quello delle antiche leggende e dei cantari cortesi, ma fatto completamente nuovo dalla fenomenologia d’amore.

E, per tornare al discorso di partenza, anche il rapporto con l’Oriente (e dunque con l’Altro) è totalmente nuovo: se nelle leggende originarie ci si limitava a citare dei non meglio definiti “Mori”, che poi erano invece delle popolazioni basche che nulla avevano a che vedere con ciò che si voleva far credere, con l’arrivo della Principessa Angelica e l’innamoramento del Paladino Orlando si assiste alla manifestazione prepotente di un Oriente piú reale anche se letterario.

Al tempo della stesura del Poema, era da circa un secolo al potere in Cina la 3 come l’Altro [Numero di pagina] CorriereAl 3Dinastia Ming: i rapporti dell’Europa con l’Estremo Oriente erano naturalmente resi tesi e pericolosi dalle persecuzioni a danno dei Cristiani, che imperversavano sotto i successori degli Yuan e che sarebbero proseguite fino a circa un secolo dopo la stesura del Poema; cosí la conoscenza di quei luoghi proveniva soprattutto dalle testimonianze dei viaggiatori del secolo precedente, che nella percezione collettiva quasi si sovrapponevano all’Epoca carolingia. E poi c’erano i rapporti con l’Oriente piú vicino, cui si accennava prima a proposito delle alterne vicende di Costantinopoli. E c’erano i molti tentativi di esplorazione – teorica e pratica – dei mari e delle loro vie all’Oriente, che sarebbero culminati nella grande spedizione di Magellano.

Era insomma un periodo in cui l’Europa vedeva costituirsi in sé una nuova prospettiva del Mondo: piú grande, piú complesso, piú ricco.

Inutile nascondersi come la trasformazione dell’idea europea del Mondo non abbia ancora finito di compiersi, e di come noi tutti – di qua e di là dall’andito d’Oriente – dobbiamo ancora abituarci alla presa di Costantinopoli: evento grande che verificandosi ci ha cambiati tutti – Greci od Ottomani che fossimo –, o che forse si è verificato perché tutti eravamo cambiati.

Il Paladino Orlando, l’eroe di Roncisvalle, innamorandosi scopre la vastità delle distanze che ci uniscono gli uni agli altri. Il Poema di Boiardo, esempio straordinario della grande Stagione che gira intorno a quel Rinascimento che è dell’Italia la piú notevole cifra identitaria, medita la questione eterna dell’identità lungo pagine di gradevolissima narrazione e di coinvolgente poesia.