La situazione di affanno che grava sul sistema di emergenza costituisce elemento di attenzione quotidiano ormai di tutti noi.
E’ utile analizzare i vari aspetti del problema per trovare le possibili soluzioni.
A) il pronto soccorso è un sistema aperto con un flusso di accesso ininterrotto nelle 24 ore, invece il servizio ospedaliero è strutturato come un sistema chiuso, organizzato con l’attività concentrata nelle ore diurne dei giorni lavorativi che si riduce fino a divenire minima nelle ore serali, notturne prefestive e festive: questo fenomeno è stato inasprito dai continui tagli e dall’aumento delle incombenze burocratiche.
B) l’utenza è cambiata ed è molto più fragile anche per l’innalzamento dell’età media e delle cronicità, ne discende che è necessaria una maggior sinergia tra Sistema dell’emergenza-Urgenza e Territorio, bisogna implementare e potenziare la rete da e verso il territorio, coinvolgendo tutti gli attori: medici di base, specialisti infermieri; la persona assistita va valutata anche nel contesto familiare e sociale La scarsa organizzazione della medicina territoriale porta a un sistema di filtro insufficiente e al fenomeno degli accessi impropri.
C) un altro problema è l’aumento del rischio clinico causato dallo stazionamento protratto in pronto soccorso di un elevato numero di utenti.
Con questo sistema al collasso viene anche lesa la dignità dell’individuo e si creano i presupposti per la violazione delle normative sulla privacy e della sicurezza e gli organici medici ed infermieristici diventano insufficienti per garantire una adeguata assistenza.
Conseguenza inevitabile di questo sistema al collasso (aumento progressivo degli utenti afferenti al P.S. specie di casi non urgenti) è l’applicazione del triage (codici colore gravità) nel pronto soccorso al fine di razionalizzare i tempi di attesa in funzione delle necessità dei pazienti, utilizzando quale criterio di scelta le condizioni cliniche degli stessi e non il criterio dell’ordine di arrivo.
Secondo “La rete dell’emergenza-urgenza” del Ministero della salute “il triage è svolto da personale infermieristico esperto e specificatamente formato che, valutando i segni ed i sintomi del paziente,…..attribuisce un codice di gravità al fine di stabilire le priorità di accesso alla visita medica” e più avanti “…opera sotto la supervisione del medico in servizio e secondo protocolli predefiniti ed approvati dal responsabile del P.S.”
E qui sta un punto debole del sistema, perché per stabilire le “condizioni cliniche” di un paziente è necessario effettuare una DIAGNOSI e UNA PROGNOSI, che con la TERAPIA costituiscono tre caratteri peculiari ed esclusivi della laurea in Medicina e chirurgia.
Ne discende che per assegnare i codici (che presuppongono una diagnosi) è OBBLIGATORIA la visita preliminare del medico, e non può essere svolto da personale infermieristico anche se esperto e specificatamente formato. Da ciò sorge una riflessione: nei pronto soccorso gli infermieri coinvolgono nella decisione il medico in servizio od operano autonomamente senza la visita medica preliminare? quanti casi di codice errato vengono assegnati senza la supervisione del medico?
La suddivisione nei codici è fondamentale perche una giusta diagnosi che preveda i codici bianchi e verdi può far dilazionare l’intervento medico in tempi successivi ed eventualmente in altre strutture che possono affiancare l’attività del pronto soccorso, razionalizzando i tempi e, come è giusto e ovvio, dare la precedenza ai casi di maggiore urgenza e gravità che comportano spesso un ricovero ospedaliero.
Un adeguamento del personale, la maggior motivazione e una maggior stabilità dell’organico garantirebbero l’adeguata migliore assistenza al cittadino ed eviterebbero l’inappropriatezza dell’esito (dimissione o ricovero).
Segnalatemi le vostre esperienze, positive o negative, garantisco riservatezza.
Denuncerò, ma soprattutto proporrò soluzioni.