“Vedrà, le cambieranno la vita!”
Con questa frase, accompagnata da un’espressione ferma e positiva, il medico oculista mi accompagna all’uscita dello studio e mi saluta con una stretta di mano.
Consegno all’ottico la prescrizione.
“Vedrà, le cambieranno la vita!”
Comincio a preoccuparmi, il pensiero che un paio di occhiali con lenti multifocali possano cambiarmi la vita mi crea ansia.
Anche perché l’esperienza insegna che se qualcosa cambierà lo farà sicuramente in peggio (come del resto ha realisticamente enunciato Murphy con le sue leggi e i relativi corollari).
Nella settimana che mi separa dal ritiro dei nuovi occhiali parlo con decine tra amici, conoscenti e sconosciuti sull’efficacia dei multifocali.
Certamente, anche sconosciuti: non c’è nulla di meglio di una fila in banca o in posta per attaccare bottone e chiedere opinioni disinteressate.
Al termine delle mie consultazioni, stilo il risultato del sondaggio.
Il 32% degli intervistati (tra questi anche l’oculista, l’ottico e la commessa dell’ottico) sostiene di aver trovato giovamento con i multifocali e di essersi abituato in poche ore di utilizzo.
Il 35% contrariamente sostiene di aver impiegato molti giorni prima di ritornare sui propri passi, cioè alle lenti tradizionali (tra questi però anche due amici che hanno trovato fuori luogo persino Ursula Andress in “Licenza di uccidere”).
Il restante 33% non si esprime, sono quelli che per carattere non prendono mai posizione anzi attendono sia tu a dargliene una a cui affiancarsi per compiacerti.
Resto col dubbio.
Dopo una settimana ritiro gli occhiali e li indosso.
“Stia attento agli scalini in discesa, soprattutto i primi tempi”.
Ringrazio, uscendo e inciampando sul marciapiede.
Sono belli e leggeri, i mie nuovi multifocali con montatura firmata e lenti top.
Li calzo accuratamente al mattino per tutto il giorno.
Poi alla sera, rientrando a casa, li tolgo per sostituirli con i vecchi, mi siedo sul divano e con mia moglie guardiamo un film in tivù.
Ursula Andress esce dall’acqua e non mi sembra per nulla fuori luogo.
Domani è un altro giorno e continuerò a combattere con le mie sfocature.
In attesa dell’abitudine.