Cooperative: lavoratori di serie B?

Sono tutti uguali i lavoratori? Non si direbbe, almeno a misurare l’impatto mediatico della crisi. C’è un comparto, ad esempio, di cui mi sto occupando da qualche tempo, che pare storicamente giacere in un “cono d’ombra”, se non di completa indifferenza. Parlo delle cooperative, signori. Un universo che, nella sola provincia di Alessandria, se ho fatto bene i conti, dà lavoro complessivamente ad almeno 10 mila persone. Un esercito. Ma che, soprattutto, provvede ad elargire buona parte dei servizi sociali che noi, semplicisticamente, etichettiamo come “pubblici”. Ma che, appunto, molto spesso sono concretamente erogati da cooperative che gestiscono, per conto di Asl, Comuni, Consorzi socio assistenziali e quant’altro, case di riposo e comunità per persone in difficoltà, servizi culturali, pulizie, verde pubbblico e molto altro.

Gran parte di queste cooperative è ad un passo dal collasso. Eppure pochi ne parlano, anche se qualcosa per fortuna sembra muoversi, se non altro sul fronte della visibilità.

Ci sono settori dell’economia che stanno crollando per mancanza di “commesse”. Le cooperative, e quelle  sociali in particolare, no: di lavoro ne hanno “a bizzeffe”. Ma è lavoro che, già storicamente sotto pagato, sta diventando puro volontariato, per insolvenza dei committenti. Pubblici, appunto. E non parliamo solo del Comune di Alessandria, i cui debiti rischiano davvero, nel comparto socio assistenziale, di generare un terribile “effetto valanga”.

Ci riferiamo anche a Provincia, Asl e altri soggetti pubblici. Fanno eccezione i comuni piccoli e piccolissimi: quelli non solo pagano, ma sembrano essere gli unici ad aver capito davvero la valenza sociale e di integrazione di certi servizi.
Non per niente sono nel mirino della spending review di mister Monti. Uno che, mi dicono, si è presentato dal presidente degli Stati Uniti garantendo che l’Italia è ormai fuori dal tunnel. D’accordo che l’ottimismo è il sale della vita, ma a noi, da qui, la situazione (economica ed etica) del nostro Paese appare francamente un po’ meno tranquillizzante.

E le cooperative rischiano di fare la parte del vaso di coccio, e “rimetterci le penne” per prime. Con conseguenze sociali drammatiche soprattutto per le fasce più deboli della comunità. Qualcuno avvisi mister Monti!

E. G.