Il futuro (e la sopravvivenza stessa) di Aristor è un’altra bella grana di non poco conto arrivata sul tavolo della sindaca di Alessandria, e dei suoi collaboratori, nei giorni scorsi.
Anche perché parliamo da un lato di posti di lavoro (circa 130) in bilico, dall’altro di un servizio con un forte impatto sulla cittadinanza, come i pasti delle mense scolastiche.
Compass, azienda privata che detiene dal 2010 la maggioranza delle quote di Aristor (al comune di Alessandria è rimasto il 15%), sta valutando se ricapitalizzare o chiudere. Si è comprata Aristor nel 2010, per 1 milione e 400 mila euro.
Spiccoli, per un’attività con un forte avviamento e un centro gastronomico di eccellenza: “una struttura di 950 metri quadrati, al quartiere Cristo, all’interno della zona industriale D4, dotata di attrezzature in grado produrre oltre seimila pasti al giorno”, scriveva La Stampa nei giorni scorsi.
Già: peccato che ci sia il solito piccolo neo, ossia circa 20 milioni di euro di debito del Comune con Compass da onorare, sempre leggendo le cronache dei media. Certo che, come sottolinea l’assessore Bianchi, “i vertici dell’azienda non l’hanno scoperto l’altri ieri”, ovvio che quello di Compass è un tentativo strumentale di forzare la mano, per recuperare almeno una parte del dovuto. Ma è così che gira il mondo del business privato, santa pazienza, e l’assessore lo sa molto meglio di me, o di voi.
Ecco allora uno degli “effetti perversi” delle privatizzazioni di servizi di pubblica utilità: poi non puoi più “barcamenarti” fra debiti e “pagherò”, sicuro che comunque, dall’altra parte, c’è un’altra struttura pubblica che la spina non la staccherà.
Alla fine anche in questo caso un accordo sarà raggiunto (o almeno auguriamocelo), a patto naturalmente che Aristor rappresenti un business almeno sul piano delle attività correnti. Che non stia accumulando altri debiti insomma, e questo non l’ho letto da nessuna parte.
Tuttavia qualche dubbio è lecito porselo: poiché la scadenza di settembre era nota, nei mesi estivi la giunta ha effettuato, con la società, tutte le verifiche necessarie, per assicurarsi che non ci fossero rischi di questo tipo? Insomma, Compass sta forzando la mano dopo aver dato garanzie di qualche tipo, oppure nel caos post dissesto, con una serie di altre emergenze in corso, qualcuno si è dimenticato di verificare se ci fossero problemi o tensioni? Anche qui, attendiamo di capirlo.
Sempre convinti, ahinoi, che la riorganizzazione della galassia di partecipate di Palazzo Rosso sia tanto indispensabile quanto in alto mare.
E. G.