Un imprenditore, come io spiego da tempo, ha un solo fine: diventare ricco o, quanto meno, più ricco.
Se voi negate questo assioma, negate la teoria del valore, cioè il pilastro stesso della finanza.
Tutto ruota su quell’inciso (la parola “quantomeno”).
La ricchezza è relativa, non assoluta. Ma una cosa è certa: matematicamente aumenta, oppure diminuisce.
Dato che è misurabile (è un valore finanziario, si può fare con opportune tecniche), allora vige sempre questa relazione.
CT0 ——————–> CT1
Dove:
CT0 = capitale dell’imprenditore al momento zero
CT1 = capitale dell’imprenditore al momento uno
Quale è la regola fondamentale del fare l’imprenditore?
CT1 > CT0
Se alla fine del periodo (per esempio l’anno) il capitale finale dell’imprenditore è maggiore del capitale iniziale dell’imprenditore, allora quello è un imprenditore che sa fare il suo mestiere, altrimenti no.
Detto in artigianese, se alla fine dell’anno hai più soldi in saccoccia di quanti ne avevi all’inizio, allora val la pena fare l’imprenditore (e anche il consulente), altrimenti no.
Il resto, tutto il resto, sono solo chiacchiere.
Un consulente che sa fare il proprio mestiere consiglia all’imprenditore di prendere quella regola e incorniciarla in un quadro, da mettere sopra la scrivania in azienda.
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