Può il male essere anche la cura?

Più li criticano, e più crescono. Meno compaiono sui media tradizionali, e più ne occupano la scena (secondo la vecchia tecnica della “sedia vuota”, che in Italia fu introdotta dal mitico deputato Pci Pajetta in anni lontani del secolo scorso). Esemplare al riguardo la trasmissione di giovedì sera su La 7, ma tante altre ne verranno.

Guardate, è solo un problema di facce, di credibilità. Finché a ripetere che Grillo è un demagogo, che dietro di lui c’è un “puparo” dagli obiettivi e dai mandanti oscuri come Gianroberto Casaleggio, e via dicendo, saranno personaggi “decotti” e sputtanati del nostro panorama politico, e giornalistico, i 5 Stelle saliranno sempre più nel consenso popolare.

E’ così banale, che non si capisce come facciano, tutti quanti, a non rendersene conto. E’ evidente che esiste, per il movimento di Beppe Grillo, un problema di controllo (chi comanda e decide davvero?), ma ancor più di competenze, di selezione del personale politico e dirigente (a partire dalle prossime elezioni politiche), di capacità propositiva e di gestione della res publica, al di là delle critiche distruttive. Succede sempre, a qualsiasi movimento che riesca a superare lo “stato nascente”, e debba poi trasformarsi in organizzazione strutturata.

Ma quel che sta avvenendo in questi giorni (ed è solo l’antipasto. Da qui alle elezioni di febbraio o marzo sarà un crescendo drammatico, o ridicolo: dpende da chi osserva, essenzialmente) è clamoroso: una classe dirigente che ha portato l’Italia al fallimento, al “commissariamento” tedesco con tanto di governo di “tecnici” (in altre epoche erano militari), ora intende proporsi in toto, con leggi elettorali “truffa” e accordi già presi sottobanco, come l’unica strada di salvezza.

“Ma tu hai mai visto il male essere anche la cura?”, mi ha detto ridendo ieri un amico disilluso: e direi che serve aggiungere poco altro.

Si possono naturalmente sollevare, su Grillo e i 5 Stelle, tutte le perplessità del caso, evidenziarne i limiti, o rifiutarne in toto il modello. Ma come si fa a pensare (davvero, e non per interesse personale: quello è tutto un altro discorso, naturalmente) che chi ha distrutto il Paese sia l’unica opzione esistente, l’unica alternativa al cupio dissolvi? Non è un insulto alla logica, alla ragione?

Lo chiedo, senza retorica, perché sono comunque ancora convinto (sarò fesso, che vi devo dire) che anche nelle file dei partiti tradizionali, persino di quelli più “infangati”, ci sono forze sane e persone serie. Mi ballano davanti agli occhi mentre scrivo diversi volti, diversi nomi, ma non li faccio: non voglio penalizzarli troppo, agli occhi dei loro capi. Però dico, a loro prima di tutto: va bene, criticare Grillo, non votatelo, per carità. Ma provate anche, davvero, ad interrogarvi sul partito a cui avete portato “acqua” e consenso finora: davvero pensate di riuscire a cambiarlo, da dentro? Mah….

Intanto, per puro caso, mi imbatto su facebook in questo evento, in programma domani a Milano: leggete le 3 richieste, e ditemi cosa ci trovate di demagogico.

Sta di fatto che cinque anni fa Il V-Day di Grillo era (anche per me, sia chiaro) puro folklore. Oggi Grillo e i 5 Stelle sono per tanti signori del più losco potere e sottopotere all’italiana l’unico sinonimo di spauracchio, di cadreghe che saltano e “traffici” improvvisamente a rischio. E vi stupite che noi “popolaccio” si goda un po’, e si ridacchi sotto e sopra i baffi? E dai…..
E. G.