Bersani candidato unico? Arriverebbe secondo lo stesso!

Volevo scrivere d’altro, ma forse è proprio vero che la politica è una malattia, come sostiene un mio amico che sta cercando (o si illude) di disintossicarsi.

E allora parliamo di primarie del centrosinistra, in vista dell’avvicinarsi delle prossime elezioni politiche. O meglio, primarie del Pd, se davvero come sembra si va verso una legge con premio maggioritario solo al primo partito (il Pd, appunto, secondo tutti i sondaggi, almeno fino ad oggi), e possibilità a posteriori di costruire l’alleanza di governo più conveniente. Proprio come nella prima repubblica.

Voi che ne dite? Io dubito che queste primarie si faranno mai. Un po’ come successe per quelle di cui a suo tempo si discusse per la leadership di tutto il centro sinistra, ormai appunto sepolte da questa ipotesi di nuova legge elettorale, per diversi aspetti non meno “porcella” di quella attualmente in vigore.

Mettiamo, allora, alcuni punti fermi:

1) un anno fa Pierluigi Bersani (nella foto) non voleva le primarie con Nichi Vendola, perché temeva di perderle. Oggi idem con patate con Matteo Renzi. Ma agli oligarchi (e pure agli elettori) del Pd non viene in mente che, semplicemente, forse un leader è una cosa diversa da Bersani? Mah…c’è gente, magari anche dignitosa, che è comunque da secondo posto anche quando corre senza avversari, dai.

2) Pd e Pdl sono già d’accordo su tutto, ma soprattutto su una legge in cui i parlamentari continueranno in buona misura ad essere nominati da una ristretta oligarchia, e non eletti dal popolo. Ma perché non facciamo uno sforzo anche nominale, e non mandiamo in soffitta il termine democrazia, così novecentesco, e oggi così da “presa per i fondelli”?

3) Rimango convinto che le primarie siano uno strumento bellissimo, da utilizzare anche per la scelta dei candidati locali, ma per loro natura da limitare agli iscritti di uno o più partiti. “Ma i partiti sono morti, e le tessere pacchetti truffa”, ha già obiettato qualcuno nei giorni scorsi.  Questo però è un problema che sta a monte: se così fosse, sarebbero fondati sulla truffa i partiti stessi, ergo tutto il giochino è da rifondare.

4) Cicchitto dichiara che ”è impensabile che alcuni big possano restar fuori dal parlamento!”. D’Alema è ancora più spudorato, e lascia intendere che lui continua a stare lì perché glielo chiedono per favore, e perché insomma certe figure e personalità portano voti e prestigio.  Mi sa che Cicchitto e D’Alema sono uguali, e sono l’emblema di questo Paese che, in fondo, se li merita. O comunque non ha mai fatto abbastanza per liberarsene.

5) La questione generazionale in politica esiste, eccome. E’ impensabile che il Paese di domani e dopo domani possa essere progettato e gestito da una generazione di 60/70 enni che, mediamente, ha avuto molto più di quel che ha dato. Sono stati una iattura per il Paese, è un fatto: o comunque lo sono stati per le generazioni a loro successive, altrimenti non saremmo a questo punto. E se è vero che il confronto deve avvenire sui contenuti, è altrettanto evidente che un sistema elettorale truffa, i cui i geronto-elefanti di centro sinistra e di centro destra si autogarantiscono la sopravvivenza (a tutela poi di tutto un sistema di boiardi coetanei cooptati nelle istituzioni a tutti i livelli) non è minimamente credibile. Ma che fine ha fatto la proposta del Pd, che annunciò per i suoi parlamentari “due sole legislature, e poi a casa?”

6) I prossimi sei mesi saranno durissimi per l’Italia del lavoro, e una parte crescente della popolazione vivrà in forte precarietà, con tante angosce legate al proprio futuro. Dubito che i temi sintetizzati nei punti precedenti possano essere in cima ai loro pensieri. Ma poi arriverà il momento delle elezioni: che faranno stavolta gli elettori veri, e non le sempre più esigue truppe cammellate che oggi dibattono, e le suonano a vicenda di santa ragione? Davvero il copione è già scritto, e non esistono alternative al Monti (o Passera) bis?

E. G.