A Santo Stefano Belbo, presso il Centro Sociale Gallo, più di trecento produttori di tutta l’area del Moscato si sono incontrati per fare il punto del comparto e sul futuro del sistema di rappresentanza all’interno del Consorzio dell’Asti.
Erano presenti come relatori: Ivano Andreos – rappresentante Cia, Luca Brondelli – Confagricoltura, Roberto Roberto Cabiale – Coldiretti, Mario Abrate – Confagri-Confcooperative-Agrinsieme, Giovanni Satragno – presidente Assomoscato, Paolo Ricagni – Vignaioli Piemontesi. Molti i sindaci dell’area della Valle Belbo guidati da Luigi Cardis, sindaco di Santo Stefano Belbo. In platea, insieme agli onorevoli Massimo Fiorio e Mino Taricco, l’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero.
Nei diversi interventi si è sottolineata l’esigenza di un’alternanza alla presidenza del Consorzio tra i rappresentanti della parte industriale e della parte agricola e si è evidenziata l’esigenza di mantenere unita e forte la filiera del Moscato.
Mario Abrate, anche in rappresentanza di Agrinsieme Moscato, ha espresso con chiarezza il fatto che “dopo cinque anni di presidenza di parte industriale le case spumantiere non vogliano rispettare l’alternanza che darebbe alla parte agricola la conduzione del Consorzio, è un atto di arroganza. Mi auguro sia frutto di uno scherzo di carnevale e che le industrie tornino sui propri passi; in caso contrario come abbiamo portato le adesioni al Consorzio, possiamo toglierle e uscire da un Ente che, evidentemente, non sarebbe più anche casa nostra ma casa di qualcun altro”.
“E’ un’affermazione che sottoscriviamo – commenta il direttore Cia Alessandria Carlo Ricagni – ritenendo da un lato indispensabile il rafforzamento della filiera del Moscato, ma altrettanto importante la pari dignità tra la parte agricola e la parte industriale: pari dignità che nel corso degli anni ha garantito la gestione del comparto del Moscato e che oggi è stata messa in crisi dalle prese di posizione della parte industriale”.
Nel corso dell’incontro si è parlato anche dell’Asti Secco, non in contrapposizione all’Asti dolce sul quale si deve continuare ad investire, ma come novità e possibilità di crescita di un segmento che potrebbe riportare tranquillità tra i produttori di uve Moscato.
A questo proposito, la Cia evidenzia il lavoro comune condotto dall’intera filiera dell’Asti, ben supportata dalla Regione Piemonte e dalle istituzioni locali, dopo il via libera del Comitato Vitivinicolo Nazionale all’Asti Secco (chiamato anche “Dry”).
Il lavoro comune ha pagato, per questo occorrerà continuare nel confronto tra la parte agricola e quella industriale, senza prevenzioni e con la volontà di rilanciare il ruolo degli strumenti che devono consentire una condivisa programmazione del comparto, con in testa il Consorzio di Tutela dell’Asti, che deve essere percepito come la casa di tutti, produttori agricoli e industriali. E’ anche questa la conclusione che è emersa tra i rappresentanti di parte agricola e i produttori che hanno partecipato all’incontro di Santo Stefano Belbo.