Nei giorni scorsi ho letto sul quotidiano on line l’Inkiesta un articolo inquietante, a cominciare dalla foto della vecchietta zombie/vampiro che non mi va di riprodurre qui sul blog.
Il tema è di estrema attualità, anche e soprattutto per la nostra provincia, tra le più vecchie (un tempo, quando non c’era la crisi, si diceva longeve, in positivo) e assistite del Paese. In sostanza: siamo un Paese non solo di anziani, ma di anziani ricchi: nel senso che l’elevato risparmio privato del Paese (quello che i nostri politici offrono in garanzia all’Europa, a fronte dell’enorme debito pubblico, per intenderci) è in realtà per lo più nelle mani delle generazioni dai sessant’anni in su, fino ai novantenni più o meno arzilli. I cinquantenni di oggi sono già mediamente più poveri dei loro padri, e naturalmente stendiamo un velo pietoso sulle generazioni dai 40 in giù, che galleggiano nella precarietà, nell’abusivato, nell’incertezza sul futuro.
L’articolo, però, firmato da un signore che non conosco, ma che “butta lì” in calce al pezzo 7 righe di qualifica (sintomo quasi sempre di insicurezza e scarsa autostima, secondo me) è interessante per il suo “taglio” aberrante. Leggetelo. Descrive gli anziani italiani di oggi (gente che in genere è uscita in braghe di tela e scarpe bucate dalla seconda guerra mondiale, ed è partita da zero) come fossero vampiri gretti e insensibili, carogne che non vogliono più schiattare, e men che meno “mollare l’osso”, ossia il malloppo a figli quaranta cinquantenni e giovani schiere di nipoti. E’ vero, mantengono in piedi tutta la famiglia, ma sotto sotto accampano pretese, e apriti cielo se “per mandare il nipotino in Inghilterra, il nonno dovrà razionarsi la badante o, sacrilegio, vendere la casa di proprietà”.
Vendere la casa per mandare il nipotino in Inghilterra, capito? Ma quanto sole ha preso nelle scorse settimane questo prof. Persico? Mah….però dall’analisi emerge una forma mentis interessante. La generazione uscita povera dal dopoguerra, e arricchitasi (sia chiaro: in un Paese in grande espansione, in cui chi aveva voglia di darsi da fare aveva enormi spazi in tutti i settori, ecc ecc..) con decenni e decenni di duro lavoro, e certo magari anche di evasione fiscale, oggi dovrebbe pagare e tacere (schiattare no però, finché l’Inps paga generose pensioni, accompagnamenti ecc…) , investendo sulla formazione non dei figli (già fatto, a suo tempo) ma dei nipoti che i figli hanno messo al mondo.
Non so se esista un altro Paese al mondo che ragiona così, mi piacerebbe scoprirlo. So che qualche grave errore, i settanta ottantenni di oggi che si ritrovano sulle spalle famiglie del genere, lo hanno commesso di sicuro.
E. G.