“Attorno a me percepisco così tanto entusiasmo che in questa fase mi tocca fare il pompiere, e dire ‘calma ragazzi’, che tre mesi sono ancora lunghi: sarà una maratona, non uno sprint”. Cesare Miraglia, che oltre ad essere imprenditore è da sempre uomo di sport, sceglie una metafora atletica per inquadrare la campagna elettorale alessandrina, partita in effetti già da mesi, e probabilmente destinata a protrarsi, se davvero il Governo dovesse fissare come data per le amministrative domenica 11 giugno, ossia l’ultima disponibile, da calendario elettorale.
Di sicuro l’ex leader dei Moderati non si è fatto cogliere impreparato, e ha in campo una squadra motivatissima: “quando vedi così tanti giovani che ti seguono, e scalpitano per imparare e per fare, con l’energia dei loro vent’anni, come fai a non crederci? In più con me ho fior di professionisti, a cui ho affidato l’analisi del mercato elettorale, la messa a punto dei diversi step della comunicazione, e del programma. Che si sviluppa e arricchisce giorno per giorno, parlando con la gente che incontro per strada, e che mi chiede di cambiare Alessandria”.
Ma dove vuole davvero arrivare, questa Lista Civica per Miraglia? L’obiettivo minimo ovviamente è un seggio in consiglio comunale, ma l’ex assessore di Palazzo Ghilini vola alto: “la nostra città o cambia davvero passo, o muore. E io intendo dar voce a tutti quelli che ci credono ancora, e che vogliono rimettere in moto l’economia cittadina, attrarre investimenti, vivere in un’Alessandria più sicura”. Proviamo a farci spiegare come.
Consigliere Miraglia, perché dopo 15 anni di esperienza come amministratore pubblico, e avendo non pochi impegni sul fronte imprenditoriale, ha deciso di lanciarsi in questa corsa a sindaco? Vanità?
(fa una sonora risata) Ma quale vanità! Oggi per vanità uno farebbe tutt’altro che impegnarsi per la collettività in una città disastrata come questa. Il fatto è che io Alessandria la amo proprio: non sono nato qui, ma mi sento davvero mandrogno al 100%. Mi ricordo com’era bella Alessandria quando sono arrivato da bambino, e negli anni in cui ho studiato al Vinci, e poi mi sono buttato nel lavoro. Quanto entusiasmo c’era nelle persone, quanta voglia di fare. Non posso proprio vederla ridotta così, mi spiace. E poiché dal 2002 ad oggi un po’ di esperienza in comune e in provincia me la sono fatta, e so quali sono i limiti ma anche le potenzialità di Palazzo Rosso, credo che, a 60 anni suonati, sia il momento giusto per farmi avanti in prima persona.
Una città così depressa e sfiduciata non l’abbiamo forse mai vista. Cinque anni fa se non altro ad Alessandria c’erano le fiaccolate, l’appello all’orgoglio: oggi neanche si percepisce più lo sforzo di asfaltare le strade e sistemare marciapiedi e aiuole in campagna elettorale, che è sempre stato il minimo sindacale. Sia lei che io viviamo in Fraschetta, e sappiamo che sembra la Romania di Ceausescu, oramai….
Perché, i quartieri cittadini le sembra che siano messi meglio? Ovunque vada la gente mi ferma per parlare, per segnalarmi cose che non vanno. Si lamentano tutti, a partire naturalmente dai lavoratori autonomi: artigiani, commercianti, liberi professionisti, piccoli imprenditori che rappresentano la spina dorsale di qualsiasi economia, e che qui da noi sono stati letteralmente messi in ginocchio: non solo dalla crisi generale però, attenzione. Anche dalla miopia e incapacità di certi amministratori pubblici. Per non dire poi dei dipendenti degli enti locali, e penso in particolare ai due palazzi di Piazza della Libertà che conosco bene. Lì dentro c’erano e ci sono ancora grandi professionalità, completamente mortificate.
Ma come si fa a ripartire? Il ritornello è sempre quello: cittadini, non c’è un centesimo….
Sono balle. Il comune di Alessandria, in particolare, ha introiti importanti, e non li sa gestire. Non solo: il comune può e deve essere motore di sviluppo economico, e qui da noi non succede da troppo tempo. Bisogna saper attrarre aziende sul territorio, non fare di tutto per disincentivarle, e magari nel frattempo lasciare che chiudano anche quelle che ci sono. E occorre mettere in pista serie politiche di defiscalizzazione. Non mi chieda quali, e come: a tempo debito le presenterò agli alessandrini, insieme a numerosi altri progetti: tre mesi di campagna elettorale sono lunghi, non ‘bruciamo’ tutto subito, che poi ci copiano…
Sulla Multiutility qual è oggi la sua posizione, Miraglia? In questi anni lei ha fortemente criticato le scelte dell’amministrazione, e urlato a gran voce che le aziende pubbliche andavano salvate, e tenute saldamente nelle mani degli alessandrini. Non è andata propriamente così…
Partiamo dall’oggi: la Multiutility c’è, ne prendiamo atto. Le quote di maggioranza però, non mi stancherò mai di dirlo, devono rimanere saldamente in mano pubblica. E i soci privati, se ci saranno, sarebbe decisamente meglio che fossero alessandrini, per tanti motivi. Ma cosa volete che importi ad un gruppo nazionale di sostenere e sviluppare l’economia di casa nostra? E cosa ne sanno manager che arrivano da chissà dove delle nostre esigenze, dei bisogni di una comunità e di un territorio che neppure conoscono? Aggiungo un elemento: nell’ultimo semestre non è corretto da parte degli amministratori uscenti prendere decisioni o iniziative che condizionino il percorso dei prossimi 5 anni. Ci deve pensare il prossimo sindaco.
Che sarà lei?
(si fa una bella risata, ndr) Perché, ne dubita? Venga a vedere con quale entusiasmo i ragazzi delle liste civiche che mi sostengono (due: una di giovanissimi, l’altra di alessandrini del mondo delle professioni, ndr) stanno lavorando ‘a pancia bassa’: devo quasi frenarli, ricordando loro che tre mesi sono una maratona, non uno sprint, e che dobbiamo procedere con metodo. Per fortuna il mio staff ha esperienza da vendere, e mi aiutare a procedere un passo alla volta.
A proposito di giovani, Miraglia: ad Alessandria ci sono oggi circa 3.200 studenti universitari. Eppure fanno fatica ad essere ‘comunità’, sembrano incidere poco sulla città, quasi fossero un corpo separato…
Anche questo è un grande deficit dei nostri attuali amministratori, che dobbiamo assolutamente colmare. Penso soltanto al tema delle residenze universitarie, e più in generale dei luoghi di aggregazione, dove fare cultura. Se giriamo per il nostro territorio troviamo ovunque strutture pubbliche inutilizzate. Dall’edificio ex sordomuti di piazza Santa Maria di Castello allo stesso Chiostro, alla caserma Valfrè che giace sempre chiusa in pieno centro. Ma sa quanti progetti svilupperei io, se fossi sindaco? Anzi, quanti ne svilupperò: coinvolgendo i tanti imprenditori di casa nostra che oggi, sconsolati, cercano di andare a fare business altrove…
Però abbiamo il ponte Meier, consigliere: quello oggettivamente è bello, no?
Va bene: ma un ponte, di per sé, non fa certo ‘svoltare’ l’economia di una città di 100 mila abitanti. Anche perché ora lo si attraversa, ma una parte come dall’altra poi non si trova nulla. Perché non pensiamo a vivacizzare e valorizzare il Lungotanaro, soprattutto lato città, con una illuminazione adeguata, e agevolando l’apertura di chioschi e locali dove fare musica, mangiare un gelato e fare quattro chiacchiere? Penso ai Murazzi a Torino, ma anche al Lungo Ticino a Pavia: non è che deve essere il comune ad occuparsene, chiaramente. Ma vanno create le condizioni perché soprattutto ai più giovani sia consentito sviluppare progetti di imprenditoria vissuta.
Lei di ragazzi ne incontra tanti Miraglia, sia alla Canottieri che sul fronte sportivo, come allenatore della Canottieri Quattordio: sono così ‘spenti’ e in fuga come ci vogliono far credere, questi giovani alessandrini?
Sono semplicemente straordinari, pieni di idee, e di voglia di fare. A sessant’anni, io fra loro ancora mi faccio contagiare, e se mi candido a fare il sindaco di Alessandra non è certo perché spinto da ambizione personale: vorrei riuscire a rendere questa città un po’ più vivace, e capace di offrire a questi ragazzi delle possibilità vere….
Però si dice che gli under 30 votino in massa per i 5 Stelle…
(ride, ndr) Vedremo per chi voteranno, alla fine. Io sono molto fiducioso: l’importante è che partecipino, e che cerchino di prendere in mano la situazione, perché il futuro lo devono progettare soprattutto loro. Noi adulti però un po’ di esperienza ce l’abbiamo: mettiamola a disposizione delle nuove generazioni, e le cose andranno meglio. Io ci credo….
Ettore Grassano