Non so quanto ci sia di vero nello scenario d’agosto proposto in questo articolo, che vi invito comunque a leggere. L’accordo per la riforma del Porcellum pare raggiunto, e che sia ormai questione di limare i dettagli. Poiché, però, è lì che spesso si nasconde il diavolo, o almeno la fregatura, aspettiamoci senz’altro qualche sorpresa.
Le preferenze, ad esempio: gli italiani potranno tornare a scegliere quale deputato eleggere, o i partiti continueranno ad attribuirsi anche questa prerogativa?
Non so poi se davvero sia possibile che, addirittura, si voti a novembre. Non credo, la primavera mi pare scadenza più realistica. E comunque quel che si profila è un premio maggioritario consistente (solo per il primo partito, e non per la coalizione?) con possibilità di definire o dichiarare le alleanze di governo solo post voto. Insomma, a quel che si legge ci dovremmo ritrovare con un Pd che, portando a casa più o meno il 25% dei voti validi (e con Bersani candidato premier, senza primarie?), deciderà a quel punto se governare con Udc e centristi vari, o con Sel (e magari con un “recuperato” Di Pietro. E perché non la Federazione della Sinistra, che da noi ad Alessandria sembra avere assai più feeling dei “vendoliani” con il Pd?).
All’opposizione un manipolo di leghisti, un altro di esponenti de La Destra (chissà se post fascisti li offende, come etichetta: non credo), e poi un Pdl che più sgangherato non si potrebbe: è un “non partito” che non vede l’ora di sciogliersi, ma non lo fa perché non sa in che direzione evolvere, o implodere.
POi c’è naturalmente l’unico vero vincitore delle prossime elezioni, che sarà il Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo con con un consenso in grado di arrivare al 20% (da zero) porterà a Roma un bel drappello di rappresentanti, e nei prossimi mesi il movimento avrà il non facile compito di individuare e formare, ex novo, la propria classe dirigente. Ma su questo aspetto torniamo nei prossimi giorni.
Rimaniamo ora sullo scenario elettorale. E’ davvero accettabile, e ipotizzabile, un meccanismo per cui le alleanze, e quindi la coalizione di governo, si formano a posteriori rispetto alle urne? Accettabile direi di no, ma ipotizzabile certamente, dato lo stato confusionale del nostro sistema politico.
E poi c’è l’altra significativa possibilità: che Monti e i suoi finti tecnici rimangano lì, appollaiati sull’albero più alto e rinsecchito, come avvoltoi. In attesa di essere chiamati a guidare, post voto, un caravanserraglio più o meno simile all’attuale maggioranza, per il bene del Paese. Intendendo per Paese la Germania, naturalmente.
E. G.