Spett. Redazione
Liberalizzazione uguale a confusione, se poi inizia ad intaccare la sanità, Dio ci salvi!
A differenza di chi si fa prendere per i fondelli sulla bontà di liberalizzare i mercati e importanti servizi, io da tempo ho realizzato che queste scelte dei vari governi hanno creato solo grande confusione, nessun risparmio e la perdita di certezze. I nostri legislatori hanno trovato il sistema di scaricare i più importanti servizi pubblici a spese e danno nostro, fornendo business alle varie cordate dei soliti lobbisti amici e potenti. Ferrovie, poste, telefonia, energia tanto per fare un esempio, quattro settori importanti e delicati, dove ora c’è il caos e nulla viene più garantito. Forse negli altri Paesi funziona perché esiste un controllo, rispetto delle regole, ma nel nostro Paese fatte le innovazioni e leggi varie le stesse vengono poi lasciate al proprio destino e le Autority preposte fanno quello che possono o fanno nulla. A questo punto posso certamente pensare che “si stava meglio quando si stava peggio”.
Non hanno ancora messo completamente sul mercato l’acqua, le scuole e la sanità, ma ci arriveremo presto e nel frattempo in ambito sanità da tempo oltre i tagli continui, la burocratizzazione e la trasformazione del servizio in azienda a vantaggio di certi profitti sulla vera natura della sanità e il sopravvento sulla cura che richiederebbe attese brevi, ospedali efficienti con posti letto nella giusta quantità e attrezzature all’avanguardia, più medici e personale infermieristico retribuiti nella giusta misura per la delicatezza del ruolo svolto e meno manager senza competenza clinica ma solo una precisa appartenenza politica, superpagati nel cercare di risparmiare sulla pelle dei cittadini imponendo protocolli regionali, demotivando medici, scontentando pazienti e quando riescono a far risparmiare vengono pure premiati non con un encomio ma con fior di euro. Tutto questo è perché qualcuno responsabile della sanità a tutti i livelli, ha sprecato, rubato e si è fatto corrompere e ora hanno escogitato sistemi di ottimizzare e regolamentare il servizio sanitario che a casa mia si chiama “tagliare o sopprimere”.
Risultato: sulla allegra e mal gestione di anni della sanità nazionale e regionale paga solo il cittadino, i medici e il personale sanitario.
Ora però si sta esagerando con l’ultima di questo governo “posticcio imposto”, con la spending review che significa “revisione di spesa” e qui devo fare un appunto: chissà perché non possiamo esprimerci in lingua italiana…poco sciccoso? Quindi non più il farmaco che conoscevamo oggi detto “griffato”, ma il principio attivo in ricetta. Ci stanno facendo credere che i farmaci generici hanno la stessa capacità di cura degli originali solo in funzione del principio attivo: non ci credo! Grazie a Dio non necessito di cure che richiedono medicinali e non ho esperienza diretta ma in famiglia sì e dopo aver provato il generico e verificata la meno capacità di risultato ho imposto al familiare di utilizzare la cura originale…ma cos’è, un metodo per far fuori anzitempo le persone anziane e risparmiare oltre alle cure, pure sulle pensioni acquisite di diritto?
E’ un cattivo “fantapensiero” ma mi ci portano a farlo, la realtà è un modo per far cassa in ricetta! Ma c’è di più: pensate alle persone di una certa età o chi è poco avvezzo alle informazioni o a capirci da subito il “trigomiro” del principio attivo, quando si troveranno le medicine allo scopo abituale di cura con sulla scatola scritto in grande “PincoPallo” e molto piccolo il principio attivo, al posto della scritta conosciuta “ TizioCaio” e ovviamente in piccolo lo stesso principio attivo già c’è sconcerto, i dubbi che si aggiungono sono: e il resto della composizione come il dosaggio, la forza del medicinale corrisponde alla pari del “griffato”? Anche questa situazione l’ho verificata in famiglia: il genitore anziano dimesso dall’ospedale con la cura del principio attivo, nel momento che avrebbe dovuto gestirsi da solo e nei vari orari i medicinali non riconosceva più la scatola, il nome ecc., la fatica a spiegare, a incollare etichette sulle scatole del generico con il nome del “griffato” conosciuto e dare un senso alla cosa e sentirsi dire: “finite queste rivoglio le mie medicine e fare la cura che ho sempre fatto”.
Tutto questo genererà una pericolosa confusione in generale, e a pro di chi? Di quegli inetti che ci hanno portato a questo punto e che sono sempre là, sempre gli stessi che ruotano senza mollare l’osso fino alla fine dei loro giorni.
Graziella Zaccone Languzzi – Alessandria