Comincia la settimana di Ferragosto, quella delle ferie per autonomasia. Ridotte e al risparmio fin che volete, nelle seconde case di campagna, montagna o mare, ma sempre e comunque ferie. Anche perché, in fondo, in un Paese di 60 milioni di abitanti in cui i lavoratori sono poco più di 20 milioni (mettendoci dentro però i numerosi part time, i sotto occupati, i sotto retribuiti, le partite Iva al capolinea ecc), è chiaro che di tempo libero ce c’è ormai parecchio tutto l’anno.
Cosa ci attenda a partire da settembre è intuibile, anche se la nostra classe politica si trastulla in ragionamenti (modifiche della legge elettorale et similia) che attengono alla pura sopravvivenza della casta di inetti parcheggiati in Parlamento. Al resto qualcuno provvederà, o meglio gli italiani in qualche modo si “arrangeranno”, come in fondo hanno sempre fatto.
Un dato però, decisamente sotto enfatizzato, mi pare significativo: la banca d’affari statunitense Goldman Sachs, legata a doppio filo al percorso personale e famigliare dei due Mario nazionali (Monti e Draghi), scommette sul fallimento dell’Italia, e vende il 92% dei titoli italiani che ha in portafoglio. Epperò rimane advisor e consulente del nostro Paese su diverse operazioni finanziarie. A sottolineare il paradosso ci è arrivato persino Gasparri, figuratevi un po’.
Ma secondo voi, tutti questi che ci governano, quanta parte del loro cospicuo patrimonio hanno investito in Italia, e quanto altrove? Come mai, ad esempio, cambiano i governi ma al contrario di altri Paesi nessun accordo serio viene mai concluso per “alzare il velo” sulla fuga dei capitali italiani in Svizzera? Ognuno può darsi la risposta che crede, e poi regolarsi di conseguenza. Se può. Al prossimo giro qualche riflessione sulle ripercussioni su scala alessandrina.
E. G.