“L’economia alessandrina è reattiva, e ha comparti di vera eccellenza, come l’oreficeria valenzana e il distretto dolciario novese, entrambi trainanti sul front export. Certo, dallo Stato ci aspettiamo che si confermino e migliorino le condizioni per essere competitivi, a partire dal costo del lavoro. Questo sarà certamente un anno impegnativo”.
Parla prima di tutto da imprenditore Gian Paolo Coscia, presidente della Camera di Commercio di Alessandria: lui che da sempre è attivo nel settore agricolo, ma ha comunque ‘il polso della situazione’ del mondo impresa a 360 gradi: e poi accetta di ‘lanciarsi’ in alcune riflessioni sul futuro del mondo Camerale, oggi più ricco di punti interrogativi che di certezze (“siamo in attesa di qualcosa come 18 decreti attuativi della riforma, che arriveranno nei prossimi mesi. Quindi possiamo fare solo ipotesi, con una certezza: non si possono svolgere tante mansioni, e in maniera qualitativa, se al contempo diminuisco drasticamente le risorse, e persino chi va in pensione, causa blocco delle assunzioni”).
Presidente Coscia, che 2017 sarà per le imprese?
Bellissimo, e ricco di opportunità. Non scherzo, dobbiamo crederci: o ci scrolliamo di dosso il pessimismo, e ricominciamo a credere in noi stessi, o non ci aiuterà nessuno. Anche se…..
Ecco, arriva il però…
E certo, non è che possiamo fare le nozze con i fichi secchi, lo Stato deve metterci del suo. I dati dell’economia di casa nostra non sono drammatici, tutt’altro. Siamo in attesa dei numeri definitivi dell’ultimo trimestre, ma gli indicatori (dal numero di imprese cessate e aperte, ai dati sull’occupazione) ci dicono che la situazione è stabile, con punte anche molto significative sul fronte export, che per l’economia dell’alessandrino è fondamentale: esportiamo quasi il 50% del nostro Pil provinciale, e sono numeri da economia tedesca, ben sopra alla nostra media nazionale.
Quindi dobbiamo aspettarci un 2017 positivo?
Dobbiamo fare in modo che sia tale, e ovviamente come imprenditori chiedere che il governo continui a investire sulla ripresa, incentivando chi fa con sgravi fiscali e contributivi. So bene che i salari netti sono tutt’altro che elevati, ma sulle imprese grava il costo aziendale, che è un altro paio di maniche purtroppo.
Presidente, si fa un gran parlare, anche sui media, di ritorno alla terra, magari valorizzando le nicchie e la specializzazione. Lei che il settore lo conosce crede davvero che ci sia una nuova primavera per la nostra agricoltura?
(riflette, ndr) L’agricoltura italiana ha potenzialità enormi, e in questi anni ha saputo innovare, sia sul piano delle tecnologie e delle tecniche che su quello dei prodotti, e della qualità della filiera. Ma è un settore molto complicato, con una redditività mediamente bassa, e con tante variabili. Innanzitutto non ci puoi entrare per scelta: o erediti proprietà di famiglia, o puoi permetterti investimenti ingenti. E peraltro non sempre trovi quel che cerchi, ossia la materia prima, la terra.
Quindi per i nuovi aspiranti agricoltori è dura….
E’ dura per tutti, anche per chi fa questo mestiere da diverse generazioni. La strada, che si parli di cereali, di vini, di bestiame o di altro, è continuare a puntare sulla qualità: ovviamente vera, e certificata. Competere al ribasso con le materie prime che arrivano da chissà dove, magari da paesi con controlli sommari e in cui è consentito l’utilizzo di fitofarmaci in Italia giustamente vietati da vent’anni, non ha senso. L’unica soluzione invece è garantire al consumatore che comprando determinati prodotti ha la certezza assoluta sulla qualità delle materie prime utilizzate. Ovviamente ad un prezzo adeguato.
Parliamo della riforma camerale Presidente? A che punto siete?
(sospira, ndr) A metà del guado, e con non pochi punti interrogativi. Partiamo dalle funzioni: con la riforma non solo non diminuiscono, ma per certi versi aumentano. Penso a nuovi compiti sul fronte della valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, e a nuove competenze in ambito ambientale. E poi al percorso di alternanza scuola/lavoro, con la costituzione e la gestione di un apposito registro. Senza naturalmente che vengano meno tutti i compiti sul fronte della tenuta del registro delle imprese, e per fortuna conservando anche fondamentali attività come l’internazionalizzazione (con supporto alle imprese che vogliono puntare sull’estero), il marketing territoriale e il supporto sul fronte del credito.
Quindi vi aumentano risorse, e personale?
Magari. Il personale è ridotto all’osso: da noi in provincia di Alessandria abbiamo una sessantina di dipendenti, e negli ultimi anni c’è stata una progressiva riduzione. Non solo: fino al 2019 dobbiamo fare i conti col blocco totale delle assunzioni: il che talora significa non potere sostituire profili molto specialistici, purtroppo. E le risorse sono state drasticamente diminuite negli anni, come più volte abbiamo raccontato. Aspettiamo peraltro che vengano approvati, nei prossimi mesi, numerosi decreti attuativi che dovrebbero fornirci precise indicazioni tecniche e regolamentari.
Il percorso accorpamenti a che punto è? Con chi finirà Alessandria, e in che tempi?
Di certo che si dovrà arrivare ad una sessantina di Camere, e che tutte dovranno avere almeno 75 mila imprese iscritte. Con alcune eccezioni per realtà di confine o con caratteristiche particolari: ma Alessandria non è tra queste. Qualche aggregazione è già stata fatta: la Camera delle Riviere ad esempio, che comprende tutti i territori liguri non genovesi: quindi Savona, Imperia, e La Spezia che pure sta dall’altra parte, senza continuità territoriale. Da noi in Piemonte già prima della riforma si erano aggregate Vercelli e Biella, ora vedremo. Noi stiamo dialogando con tutti, da Asti a Novara. Di sicuro avremo ancora sei mesi di tempo, poi in mancanza di accordi definiti potrebbe intervenire d’ufficio una superiore autorità statale.
Ma il problema vero qual è presidente? Quale lo scoglio più arduo?
Sono diversi: l’identità territoriale ad esempio. Già la nostra provincia ha tanti distretti diversi, figuriamoci. Poi, non neghiamocelo, c’è un problema di dote e risorse: Alessandria è una Camera sana, e con un ottimo stato patrimoniale, e questo conta. Senza contare poi i punti interrogativi sugli organi di governo: si parla di incarichi completamente gratuiti per tutti i membri del consiglio, e per la presidenza. Viva il volontario, per carità: ma non stiamo parlando propriamente di un hobby, come la pesca o il tiro a segno. Vedremo insomma come succederà…
Ettore Grassano