Eccomi di nuovo qui a raccontarvi qualche novità dal Mare di Ross.
Nei giorni scorsi si sono svolte diverse attività di ricerca che hanno coinvolto i progetti interessati allo studio dei fondali marini, sia da un punto di vista
biologico sia sedimentologico.
Sono stati prelevati in diversi siti ritenuti di interesse dai ricercatori campioni di sedimento utilizzando diverse attrezzature come carotieri, che permettono di estrarre cilindri di fondale, detti appunto carote, lunghi anche 10 metri o più, mantenendo la stratigrafia imperturbata e permettendo così la ricostruzione della variabilità temporale delle sue caratteristiche.
I biologi si sono invece dedicati allo studio di organismi e del ciclo della sostanza organica prelevando i campioni con uno strumento denominato box corer, una sorta di grande scatola metallica che grazie a dei pesi penetra il sedimento per alcune decine di centimetri, permettendo di raccogliere dei cubi di fondale che saranno poi setacciati per raccogliere e classificare gli organismi che ci vivono, e fare studi biochimici sulla qualità e abbondanza della sostanza organica
che viene usata come nutrimento.
Terminate queste attività, siamo “tornati in acqua” per indagare un’altra zona potenzialmente soggetta alla fusione dei ghiacciai glaciali lungo la costa e in effetti i risultati preliminari sembrano indicare il contributo di acque derivanti dalla fusione dei ghiacciai alla composizione dell’acqua di mare a profondità di 300-400 metri.
Naturalmente dovremo attendere le conferme che arriveranno dalle nostre analisi, ma siamo fiduciosi.
Ora ci troviamo nuovamente in prossimità della base italiana Mario Zucchelli per altre operazioni tecniche e per continuare lo scarico dei materiali, che una decina di giorni fa non abbiamo potuto completare a causa dell’insorgenza di condizioni meteo marine avverse. Ma presto prenderemo di nuovo il largo!