Outlet Napoleone?

Chissà se, quando Paolo Filippi gli ha affidato la delega dell’assessorato al Turismo, si aspettava che Cesare Miraglia partisse così “in quarta”. Sta di fatto che, a fronte dell’aria “da funerale” dell’ente che tira su Palazzo Ghilini, il segretario provinciale dei Moderati sembra l’unico ad andare in controtendenza, e a crederci ancora.

Nei giorni scorsi Miraglia ha annunciato ai media la sua volontà di non arrendersi, nella convinzione che il turismo sia «l’industria del territorio», e che abbia potenzialità assolutamente inespresse. I dati regionali su quanto spende mediamente un turista nelle diverse province piemontesi sembrano dargli ragione, nel senso che da noi la media è significativamente più bassa di quella regionale, e lontana dai “picchi” di territori non solo come le Langhe (e ci può stare), ma anche come il biellese. E qui la faccenda si complica, perchè la “forza” di Biella e dintorni sembrano essere, udite udite, gli outlet.

Ma come? Il gigante degli outlet non è casa nostra, tra Serravalle e Novi? Eh sì, ma pare che di sinergia con il territorio ce ne sia pochina, e addirittura che gli enti pubblici deputati a farlo non abbiano neppure mai cercato di rifornire gli uffici della “cittadella dello shopping” di adeguato materiale promozionale. Vox populi naturalmente, ma i pettegolezzi spesso ci azzeccano.

Per cui Miraglia potrebbe averci visto giusto, quando parla addirittura di “salvare” la struttura del Museo di Marengo (costato una fucilata: e non si dica che erano soldi europei, come se quelli fossero una vincita al lotto che si può sperperare) a un soggetto privato, magari la stessa McArthurGlen che gestisce l’Outlet di Serravalle Scrivia?

Certamente è una proposta, e un’ipotesi da valutare. Non credo che, da parte dei fans del “pubblico incontaminato” e lontano da qualsiasi forma di business, di questi tempi, possano arrivare grandi resistenze.
E resto personalmente convinto che se il nostro territorio (come il resto del Paese) è così mal messo, anzi dissestato, sia sì colpa della crisi internazionale, ma anche di una gestione delle risorse pubbliche spesso “allegra”, quasi sempre improduttiva.

Il discorso dell’assistenzialismo che facciamo spesso, insomma.

Ergo, se davvero qualcuno (di questi tempi è dura, è evidente) riuscisse ad inventarsi progetti appetibili per investitori privati, credo che avrebbe il plauso di quasi tutti. Se poi ci riuscisse a Marengo, ad uno sputo dal polo chimico, sarebbe un mago, no?

In ogni caso, qualsiasi cosa si riesca a portare avanti, per carità che si punti con decisione anche sull’enogastronomia, meglio se legata al territorio. Gira e rigira, quello rimane un business che regge, ed è pure ecocompatibile. Insomma, dal cilindro di Miraglia uscirà il pollo alla Marengo?

E. G.