Questa settimana voglio parlare di musica.
Da troppo tempo non lo faccio.
Sarà perché navigo nella musica diciotto ore al giorno e “Il Flessibile” è la giusta valvola di sfogo per prendere in considerazione altri temi, motivi di attualità e argomenti differenti.
In ogni caso, questa volta mi va di farlo.
Alcuni giorni fa sul web – e di conseguenza su tivù e carta stampata – ha preso corpo una diatriba piuttosto divertente tra i colossi del rap italiano.
È bello sapere che siamo circondati da teste così sopraelevate che dialogano a colpi di dito medio alzato e “bella lì”.
Da una parte Marracash e Guè Pequeno.
Dall’altra Fedez e J-Ax.
Gli sfottò, che sono il sale delle curve calcistiche, evaporano come neve al sole quando hanno come unico scopo quello di avere visibilità, quella che stenta ad arrivare ai suddetti se non fanno qualcosa di eclatante o per loro inusuale.
Siccome il pubblico che li acclama è perlopiù un pubblico di giovanissimi che ama la parolaccia fine a se stessa, anche totalmente decontestualizzata come accade agli adolescenti di qualsiasi latitudine e generazione, la strategia comunicativa ha funzionato.
I vari video messaggi hanno creato una vera e propria sceneggiatura, come in una fiction oppure come nei salotti live pomeridiani della D’Urso e della Parodi.
Intanto il rap, quello vero, resta altrove. Perché ricordo a tutti che il rap ha origini lontane nel tempo e nello spazio.
Ogni generazione deve avere icone di riferimento, personaggi da seguire, stereotipi da imitare. Diamo in pasto ai ragazzi esempi dissacratori ma reali.
Lo sapevo.
Volevo parlare di musica ma ormai ho esaurito lo spazio a disposizione e non l’ho fatto.
Sarà per un prossimo Flessibile.
Per ora vi saluto con un rap:
(ritmo tum-cià-tutùmtum-cià)
Uè fratello / la pagina è fatta / di musica non se ne parla / la vita è matta
Siamo nelle mani / nelle mani di chi / parla parla / ma parole non ha
Bella!
Respect =)