Il C*** di noi Boomers – 4 [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

C’era un momento al quale non avrei rinunciato per niente al mondo.
Oggi fa sorridere o perlomeno risulta demodé ma era tamarramente ambíto da tutti noi ragazzotti di allora.

Con agitazione travestita da calma operativa, mi agghindavo per benino, raccoglievo portafoglio e chiavi, baciavo mia mamma dicendole “Ci vediamo a cena”, lei si raccomandava urlando vai piano!, io ero già uscito e scendevo le scale, quel vai piano era debole ma ben chiaro.
Aprivo la serranda del garage e lei era lì, pronta per accogliermi a portiere aperte: la mia mitica Fiat Panda 30 bianca.

La prima auto non si scorda mai, è come il primo bacio, il primo esame, il primo tamponamento.
Era un’auto (chi l’ha conosciuta sa di cosa parlo) di una semplicità commovente.
Se non avessi saputo che l’origine della parola spartano risaliva all’antica Grecia, avrei potuto credere che fosse nata nel 1980 con la produzione di quella macchina.
Aveva tutto l’essenziale.
Aveva sedili morbidi e spaziosi e un cruscotto semplice e lineare; aveva un vano portaoggetti anteriore nel quale ci stava ogni cosa e io ci mettevo ogni cosa: libri, penne, portachiavi, cartacce di caramelle, involucri di merendine, accendini, lo zaino della palestra, solo per citare alcune cose; ma soprattutto aveva un pianale posteriore che invitava ad osare.
E io osai.
Feci installare un’autoradio cromata Roadstar e le due casse più giganti che il pianale potesse contenere.
Oltretutto la Panda 30, essendo particolarmente vuota, risuonava come un pianoforte in abete rosso della Val di Fiemme.

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La prima targa non si scorda mai.
Salivo sul mio bolide, mettevo in moto, accendevo l’impianto hi-fi, inserivo la musicassetta e sfrecciavo, osservante del traffico ma ignaro del mondo circostante.
Ero immerso, con la mia musica a palla, in un mondo che non esiste più.

Macché cuffiette o auricolari!
Macché files MP3!
Quella era musica!
Con il rischio che il nastro si incagliasse nelle testine del mangianastri e talvolta anche in maniera irreparabile.

Quella era vita!
Con la prospettiva che esisteva un futuro da costruire e che quel futuro era nelle tue mani.

(4-continua)