
di Ettore Grassano
“Non possiamo fare finta di niente: per tutti noi che ricordiamo Alessandria negli anni Ottanta e Novanta, l’eleganza del centro, la vitalità di tante attività, l’entusiasmo delle persone, ogni raffronto con l’oggi appare impietoso. Però, se può consolare qualcuno, quando facciamo le riunioni nazionali di Confesercenti, questa è un’analisi ricorrente, da Bolzano a Catania”. Comincia così, con una riflessione ‘di scenario’ tra il sorridente e il disilluso, la nostra conservazione con Manuela Ulandi, segretario provinciale di Confesercenti, figura da sempre impegnata professionalmente nell’analisi delle dinamiche del commercio, non solo locale ma nazionale e non solo. Con lei proviamo a capire come l’economia di prossimità della nostra provincia sta evolvendo, dopo il ‘trauma’ del covid ma anche l’importante ‘iniezione’, di fiducia e di risorse, legata ai Distretti del Commercio fortemente voluti dalla Regione Piemonte durante il Cirio 1, quando la delega del commercio era nelle mani della leghista alessandrina Vittoria Poggio. Oggi, dopo che tra l’altro i distretti regionali sono passati da 77 a 97, che novità ci sono, e cosa è lecito attendersi? E qual è lo stato di salute complessivo del commercio in provincia di Alessandria? Si può parlare di situazione territorialmente omogenea, o siamo di fronte ad una situazione ‘a macchia di leopardo’?

Dottoressa Ulandi, partiamo proprio da un aggiornamento sui Distretti: quale sarà l’evoluzione del progetto certamente più strutturale e organizzato nel settore del commercio negli ultimi trent’anni in Piemonte?
L’impulso che i Distretti Urbani del Commercio hanno dato alle nostre città, e a quelle della nostra provincia in particolare, negli ultimi tre anni è sotto gli occhi di tutti. Tutto ciò che di positivo è stato realizzato nei centri storici e all’interno delle strutture commerciali e di servizio ‘di prossimità’ difficilmente sarebbe stato possibile senza questo strumento, che peraltro altrove, penso alla Lombardia e in Veneto, era già stato messo in campo nel decennio scorso. Oggi siamo in attesa di capire come si intende procedere. La Regione Piemonte ha implementato 20 nuovi distretti (nessuno in provincia di Alessandria, ndr), e stiamo attendendo le decisioni della Regione per il prossimo bando: in termini di risorse, ma anche di strategie complessive, per evitare l’ordine sparso. La speranza è che uno strumento dalle così grandi potenzialità sia valorizzato il più possibile, senza stravolgerlo o trasformarlo in un puro iter burocratico.

Un aspetto estremamente rilevante all’interno del progetto Distretti è quello che riguarda la formazione, e le tecniche di marketing, digitale e non: le reazioni dei commercianti sono positive?
La partecipazione a corsi, lezioni, master specialistici è sempre molto elevata, chi opera nel mondo del commercio, che sia vendita di prodotti e di servizi, sa benissimo che oggi è fondamentale l’utilizzo evoluto di quegli strumenti che oggi sono entrati a far parte del vissuto quotidiano di tutti, e che trovano nello smartphone il suo ‘terminale’ operativo. Oggi il consumatore medio non va in rete solo per gli acquisti sulle grandi piattaforme (che esistono, non serve demonizzarle o ignorarle) ma anche per verificare l’offerta del negozio del centro, e magari per contattarlo con richieste specifiche. Nessuno, insomma, può ignorare l’importanza del marketing in rete, e più lo si conosce, meglio lo si utilizza, anziché subirlo passivamente.
![Corso Roma e le pietre d’inciampo [Un tuffo nel passato] CorriereAl 1](https://mag.corriereal.info/wordpress/wp-content/uploads/2018/02/Corso-Roma-da-Piazzetta-della-Lega-Lombarda-Oggi-DSC_0002.jpg)
Un tempo ‘la vasca’ o ‘lo struscio’ in Corso Roma ad Alessandria, come nelle vie del centro delle altre città della nostra provincia, era un appuntamento irrinunciabile del fine settimana, e certamente anche un’importante ‘lievito’ per i consumi. Oggi cosa è cambiato?
E’ cambiato tutto. Purtroppo per i nostalgici, per fortuna per gli entusiasti delle potenzialità dal mercato dei consumi di oggi, che ci consentono davvero di confrontarci con un’offerta potenziale pressoché infinita. La ‘vasca’ nella via centrale della città, ad Alessandria come altrove, certamente oggi non ha più la ‘valenza’ che aveva trent’anni fa, ma proprio per questo diventa ancora più importante fare in modo che le vie del centro siano accessibili, accoglienti, sicure. Altrimenti inutile stupirsi se poi le persone scelgono di incontrarsi nei centri commerciali attorno alla città, dove i parcheggi ci sono e sono gratuiti, e in cui i locali sono caldi d’inverno, freschi d’estate, e consentono di muoversi anche per passeggiare e chiacchierare.
Ma l’economia ‘di prossimità’, che sia finalizzata alla vendita di prodotti come di servizi, ha anche una fortissima valenza sociale: senza attività commerciali fiorenti le vie e i quartieri diventano dormitori, con tutte le ricadute negative che conosciamo..
Questo è un punto nevralgico, e per questo è necessario che tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nel processo facciano squadra: se si vuole che i centri delle nostre città continuino ad essere luoghi vivaci, sicuri e attrattivi, occorre creare le condizioni perché lo siano. I centri cittadini trasformati in ‘dormitori’ non piacciono a nessuno: allora facciamo in modo che frequentarli per le persone sia un piacere, non una gara ad ostacoli. Ce lo diciamo tutti gli anni: va messa a punto un’offerta di eventi e iniziative che siano capaci di stimolare la partecipazione delle persone. Quando succede, la gente si muove, eccome. Spesso però sembra che il concetto di pianificazione partecipata e condivisa sia impraticabile nei fatti: ed è un vero peccato.

Altra questione delicata, su cui Confesercenti ha preso una posizione netta, è la polizza contro gli eventi catastrofali: per le imprese in teoria non obbligatoria, ma con vincoli molto stringenti..
Una questione gestita con un po’ troppa superficialità, a cui si è per fortuna posto rimedio in extremis, dando di fatto tempo alle medie imprese fino al 1 ottobre e alle piccole imprese fino al 1 gennaio. Il problema però resto, e speriamo siano utilizzati i mesi a venire per chiarire diversi punti oscuri, perché non puoi dire l’assicurazione non è obbligatoria, ma se non ce l’hai le banche non ti concederanno più finanziamenti, e non potrai accedere ai bandi. Stiamo parlando, per fare qualche numero, di 2 milioni e 800 mila immobili da assicurare, di cui 1 milione e 500 mila in affitto, e di una spesa assicurativa di circa 400 milioni di euro l’anno. In questo momento, dire ad una piccola realtà devi spendere diverse centinaia di euro all’anno per una polizza in più non è propriamente un modo per sostenere il settore del commercio.

La provincia di Alessandria non è solo il capoluogo, ma conta su numerosi centri zona: ci sono peculiarità sul fronte del commercio? Quale città si sta mostrando oggi più vivace, con una proposta adeguata ai tempi?
Sicuramente ‘la dorsale del vino’, ossia Casale-Acqui-Ovada, ha saputo negli ultimi anni portare avanti un progetto comune in cui un prodotto comune, il vino appunto, è diventato ambasciatore di un ampio territorio, il Monferrato, che sta crescendo in molteplici direzioni, e ha una capacità attrattiva notevole, non solo dalle grandi città del nord ma anche, sempre più, da tutto il mondo.
Per questo occorrono sempre più politiche per potenziare il turismo, che è una risorsa importante per i nostri territori.

E il capoluogo di provincia?
Qui si soffre di più, è sotto gli occhi di tutti. Per tante ragioni, alcune anche di lungo corso, altre più recenti. Sicuramente Alessandria sta tornando a crescere, in termini di abitanti, grazie soprattutto alla logistica e all’Ospedale/Università. Speriamo che ci siano la volontà e le competenze per ‘intercettare’ questo aumento demografico, peraltro destinato a non fermarsi e legato ad un’età media decisamente bassa dei nuovi residenti. Occorre offrire loro non solo lavoro, ma anche occasioni per vivere la città, radicandosi sul territorio, e spendendo in loco i propri guadagni. Va creato insomma un circolo virtuoso.