Consiglio comunale: il punto non è quanto costa, ma a cosa serve. Raccolta differenziata, carceri, tribunale: il solito ‘tira e molla’ [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

Carcere di San Michele: meglio le telecamera della tv che il dialogo con gli agenti insoddisfatti?

1) Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro è arrivato il 14 marzo in Alessandria per visitare le strutture carcerarie e il tribunale. Dopo l’incontro con il presidente del Tribunale Paolo Rampini e il Procuratore Vicario Enrico Arnaldi di Balme a Palazzo di Giustizia, il sottosegretario Delmastro ha incontrato il Prefetto Alessandra Vinciguerra in Prefettura, e ha fatto visita ai due carceri, Cantiello e Gaeta e San Michele. Di tutto questo, alle cronache è balzata solo la sterile polemica sul mancato incontro con gli amministratori comunali. A noi cittadini preme invece sicuramente di più sapere se e quando Alessandria riuscirà ad avviare un percorso reale e per avere per il Tribunale una sede all’onor del mondo, e per risolvere i cronici problemi dei due carceri cittadini, e del personale di vigilanza che ci lavora, e costantemente segnala situazioni di disagio, e di pericolo. Chiediamo al Governo di darci segnali concreti, e agli amministratori di Palazzo Rosso di non fare i bambini offesi, ma di provare a procedere sui tanti fronti che, dal 2022, li vedono alla finestra come belle statuine. Forza ragazzi, guadagnatevi le vostre laute retribuzioni, e anche un minimo di stima da parte della comunità
Voto: 3

2) Verissimo che la politica in Italia (e forse non solo qui, se pensiamo al ‘carrozzone’ UE) ha costi esorbitanti, specie se si pensa a cosa produce a favore della comunità. Ma mettere nel mirino, tra tutti i livelli di spesa, i rimborsi ai consiglieri comunali mi pare francamente risibile. Anche lì, certamente, occorre prima di tutto chiedersi cosa ‘rendono’, a noi cittadini. Ma se guardiamo ai costi, francamente mi sembrano poca cosa: ad Alessandria, ad esempio, 30 consiglieri comunali costano complessivamente più o meno quanto il solo sindaco. Quindi, pur facendo legittimamente ‘le pulci’ ai furbetti che magari prendono la residenza altrove per farsi rimborsare la gita al mare (ma basterebbe fissare un rimborso chilometrico massimo di 20 chilometri, pari all’estensione del comune di Alessandria: se qualcuno vuole viaggiare avanti e indietro da Sanremo o Sestri Levante sono affari e costi suoi), il punto vero è capire cosa producono le commissioni consiliari e i (pochissimi, in verità) consigli comunali di Palazzo Rosso. Quell’assemblea dovrebbe essere ‘il fulcro’ della vita politica cittadina, lì si dovrebbero dibattere con trasparenza tutte le questioni più importanti, e prendere con trasparenza le decisioni che riguardano tutta la nostra comunità. Così è successo per decenni, in verità. Ricordo scontri accalorati, magari anche ‘sopra le righe’, ma il risultato era se non altro che gli alessandrini sapevano che cosa stava succedendo, e in qualche modo partecipavano. Oggi secondo voi perché la maggioranza (la maggioranza!!) degli elettori non partecipa alle elezioni comunali? Nel 2022 il primo turno ha visto la partecipazione di 34.417 elettori su 73.657 aventi diritto, ossia il 46,73 %. Al ballottaggio, addirittura, sono andati 27.350 alessandrini, pari al 37,13% del corpo elettorale. Na brancà d’amis, di questo passo, deciderà sempre più le sorti di una (non) comunità, numericamente in crescita ma satura di persone, dagli stranieri ai ‘foresti’ qui per lavoro nella logistica o nella sanità, che neppure sanno chi sia il sindaco, figuriamoci i consiglieri comunali. Questa è l’attuale situazione di ‘non rappresentanza’ reale del consiglio comunale di una città come Alessandria. I costi del ‘gioco diventano una variabile estremamente secondaria, se è il senso del ‘gioco’ stesso a non esserci più. Non vi sembra?
Voto: 2

3) Si ricomincia la tiritera sulle percentuali di rifiuti differenziati nelle città del Piemonte: “In Piemonte la differenziata vicina al 70%. Alessandria migliora ma sempre sotto il 50%”. Il comune di Alessandria si ferma a quota 47.8% e rimane in fondo alla classifica dei capoluoghi di provincia, sebbene in miglioramento rispetto al 2022. In tutto il Piemonte ci raccontano che si è raggiunto circa il 68% di raccolta differenziata. Sulla differenziazione dei rifiuti ci sono le regole europee, con l’obiettivo vincolante sulla riduzione del collocamento in discarica a un massimo del 10% dei rifiuti urbani entro il 2035. Le discariche sono il risultato delle politiche ambientaliste ed extreme green soprattutto in Italia, dove il continuo no su tutto genera opposizioni locali e relativi conflitti, prevalendo sul buon senso. Non si può riciclare tutto. e attualmente in Europa paesi europei virtuosi nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti non riempiono discariche ma ricorrono all’incenerimento con recupero energetico, in particolare: Francia, Germania, Svezia, Danimarca e Olanda. In Austria a Vienna, uno dei tre termovalorizzatori è quattro volte quello di Spilimbergo (Pordenone) e tutti e tre sono in aree urbanizzate e non in mezzo al deserto. Sempre in Austria i termovalorizzatori hanno capacità tali di smaltimento dei rifiuti che possono ricevere (ovviamente a caro prezzo) anche parte di quelli prodotti in Italia. Son tutti più furbi di noi insomma. Differenziare, riciclare, quale metodo? Sulla gestione rifiuti ci sono diverse scuole di pensiero, non esiste una via maestra per tutta l’Europa. Ogni Stato, ogni Regione, ogni cantone ha un suo metodo. Tornando ai termovalorizzatori, qualcosa in Piemonte sembrava muoversi : “L’inceneritore di Torino sarà ampliato: ecco cosa cambierà al Gerbido”. Quindi via libera alla costruzione della quarta linea per soddisfare le esigenze di tutto il Piemonte? Era il 10 marzo, ma il 12 marzo pare sia già tutto da ridefinire: “Piemonte, il Consiglio regionale frena sull’inceneritore di Torino”. Il Consiglio Regionale del Piemonte ha approvato un ordine del giorno che impegna la Giunta a richiedere uno studio indipendente, commissionato dall’Autorità dei Rifiuti, capace di valutare l’impatto ambientale dell’ampliamento del Gerbido e a vincolare ogni successiva determinazione alle risultanze dello studio. L’approvazione arriva dopo che l’Autorità ha scelto di ampliare l’inceneritore di Torino costruendo una quarta linea. Nel frattempo il 10 marzo si leggeva la notizia che era stato presentato a Torino il progetto da 6.3 milioni di euro, finanziato dal PNRR, per trattare 30mila tonnellate di rifiuti all’anno: “Druento: in arrivo il più grande impianto piemontese per il recupero dei rifiuti stradali”. Il solito ‘tira e molla’ insomma, mentre il tempo passa e chi vince sono le discariche. C’è però una curiosità su una notizia passata ‘sottotraccia’ sui media locali: a fine marzo 2024, un anno fa , un guasto al termovalorizzatore del Gerbido, furono costretti ad inviare 7 mila tonnellate di immondizia di Torino ad Alessandria e Asti. Si trattava degli impianti Tmb di Castelceriolo e Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, e di quello di Asti che hanno dovuto trattenere i rifiuti per poi inviarli alle discariche di Tortona (Al), Casale Monferrato (Al), Cerro Tanaro (AT) e Grosso (TO). Gli impianti di discarica avrebbero dovuto restituire il quantitativo ricevuto al termovalorizzatore del Gerbido, quando lo stesso fosse tornato a operare a pieno regime: “Emergenza rifiuti a Torino: guasto all’inceneritore, 7 milioni di chili di rifiuti inviati ad Alessandria e Asti”. Domanda: il Gerbido se le è poi riprese le 7 mila tonnellate di immondizia dei torinesi? O giacciono ancora nelle nostre discariche? Solo per sapere.
Voto: 4