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di Ettore Grassano
Facciamo una doverosa premessa: ai cittadini comuni poco importa se l’acquedotto (meglio: il servizio idrico integrato, comprensivo di sistema fognario e depurazione acque) viene gestito dall’azienda x, y o z. Semmai tutti noi perdiamo la pazienza quando per qualche motivo subiamo un’interruzione dell’erogazione dell’acqua potabile, soprattutto senza preavviso. E naturalmente, vorremmo pagare il servizio il meno possibile: anche se poi si scopre che in certe aree della provincia la ‘morosità’ sfiora il 50%, e questo dimostra che esiste anche un problema di sostenibilità del comparto. L’acqua è sì un diritto di tutti, ma l’acqua potabile ha un costo, che va sostenuto.
Ciò detto, da almeno un anno in provincia di Alessandria si combatte, in maniera talora più velata, talora più manifesta, la guerra santa dell’acqua. C’è un gestore pubblico d’ambito, l’Egato6, che ha giurisdizione su un gran numero di comuni dell’Alessandrino, e in parte anche dell’Astigiano, e ci sono diverse aziende che fino ad oggi hanno erogato e gestito il servizio sul territorio di riferimento: Amag Reti Idriche (Gruppo Amag), Gestione Acqua (Gruppo Acos), Comuni Riuniti Belforte Monferrato, Valle Orba Depurazioni.
Perché è in atto uno scontro tra questi diversi soggetti, e come finirà? Proviamo a farcelo spiegare da Giacomo Perocchio, consigliere provinciale con deleghe a Viabilità, Lavori Pubblici e Progettazione Europea, a cui nei mesi scorsi il Presidente Benzi ha affidato il non facile compito di ‘sbrogliare la matassa’.
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1) Presidente Perocchio, partiamo dalla fine: ci sono news dal Ministero rispetto alla recente delibera dell’Egato 6, contestata da Gestione Acqua, e sostenuta invece dagli altri tre soggetti coinvolti (Amag Reti Idriche, Comuni Riuniti Belforte Monferrato, Valle Orba Depurazioni)?
Sì, ci sono novità importanti. Dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti è arrivata una conferma ufficiale significativa: ossia la strada individuata per il superamento delle criticità riscontrate ci ha permesso di evitare il definanziamento del PNRR. C’era infatti una minaccia di revoca al 31.12.2024 se non avessimo iniziato ad adottare atti per regolarizzare la situazione gestionale. Non è poco: significa che gli investimenti già avviati non sono in discussione, e che si può procedere nell’indispensabile ammodernamento delle infrastrutture. Ci sono alcune osservazioni sulle tempistiche del cronoprogramma che chiariremo. Attendiamo ora anche l’opinione di ARERA, per quanto di competenza, anche perché sul merito dei passaggi sugli affidamenti non è il MIT ad avere competenza, ma direi che prosegue il percorso che sin da subito è stato affrontato dall’Ente che ho l’onore di presiedere nel segno dell’avvio di un dialogo e di una partecipazione effettiva a tutti i territori tramite un procedimento prima di tutto trasparente e condiviso. Ribadisco anche che Egato6 si assume il preciso impegno di effettuare tutte le valutazioni tecniche e le conseguenti azioni necessarie per preservare le realtà produttive esistenti e soprattutto i dipendenti in capo agli attuali Gestori. Infine non si può nascondere che il Ministero rimprovera l’iniziativa giudiziale di Gestione Acqua S.p.A. rispetto al percorso avviato.
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Facciamo un passo indietro: perché ad un certo punto si è stabilito che non si poteva più procedere come prima, con il territorio d’ambito Egato 6 gestito da diverse aziende?
Nella prima metà del 2024 Egato6 e quindi i gestori sono stati esclusi da ingenti finanziamenti pubblici facenti parte del PNIISSI (Piano Nazionale Interventi Infrastrutturali Sicurezza Settore Idrico) e del PNRR.
La motivazione di questa esclusione è dovuta alla modalità di proroga delle concessioni che ARERA e MIT ritengono sostanzialmente decadute ormai al 31 dicembre 2022.
E’ vero che inizialmente sono stati fatti ricorsi contro questa decisione, ma l’unica modalità per uscire da questa situazione è procedere rapidamente ad un nuovo affidamento a norma di legge, prima transitorio e poi definitivo. Le procedure propedeutiche alla stesura di un piano d’ambito ed un nuovo affidamento definitivo durano infatti circa 18/24 mesi e attendere significherebbe continuare a perdere finanziamenti pubblici a beneficio delle nostre reti che hanno problemi di perdite e sono in alcuni casi molto datate.
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Uno snodo essenziale sono i finanziamenti legati al PNNR, per il rifacimento e la riqualificazione degli acquedotti: che spesso oggi, soprattutto nelle zone più periferiche ma anche nelle città, sono autentici ‘colabrodo’, con una dispersione che arriva al 50% della risorsa acqua…
Esattamente! I finanziamenti PNRR e non solo sono fondamentali per i nostri acquedotti. Finanziamenti a fondo perduto che ricadono su infrastrutture pubbliche e non finanziati con l’aumento della tariffa sulle tasche dei cittadini. Perdere queste possibilità sarebbe una sconfitta enorme per tutto il nostro territorio. Negli ultimi anni siamo stati vittime di periodi di siccità, ma anche di allagamenti, capite quanto sono importanti questi finanziamenti.
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Mettiamoci dal punto di vista dei cittadini/utenti, quali in effetti siamo: cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi anni, in termini di qualità del servizio, e di costi dello stesso?
Procedendo con l’affidamento ad un Gestore Unico totalmente pubblico secondo il modello in house prima di tutto riusciremo ad essere nuovamente idonei a ricevere i finanziamenti per i nostri impianti. Questo è sicuramente un beneficio per i cittadini. Migliorare le infrastrutture significa migliorare la qualità del servizio. In Piemonte sia a Cuneo (egato4) che a Vercelli-Biella-Casale (egato2) si è andati e si sta andando verso il modello di gestione del servizio idrico pubblico in house, ritengo sia la scelta più saggia e coerente rispetto anche al Referendum del 2011. Nella seduta del Consiglio di Amministrazione di giovedì 13 febbraio di Comuni Riuniti il Consiglio di Amministrazione ha approvato lo Statuto, il Regolamento ed i Patti Parasociali del Costituendo Consorzio “Acqua Pubblica Alessandrina”, lo strumento richiesto da Ato6 per affidare il servizio idrico ai Gestori pubblici, non perdere i contributi già erogati e candidarsi ai prossimi piani nazionali di finanziamento. Lo ritengo un primo passo fondamentale, prima tappa di un percorso che auspico possa trovare la piena convergenza di Amag e Valle Orba Depurazione, prevedendo naturalmente anche l’ingresso del socio pubblico che rappresenti il territorio tortonese e novese. Tutto questo, vorrei ribadirlo ancora una volta, nella piena tutela dei diritti dei lavoratori di tutte le aziende coinvolte, compresa Gestione Acqua: nessuno perderà il lavoro insomma, e neanche gli status contrattuali maturati.
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La politica nella querelle dell’acqua ha un ruolo essenziale. La Lega, di cui lei è autorevole esponente in consiglio comunale a Novi Ligure e in Provincia, da anni porta avanti nell’Alessandrino una campagna perché l’acqua, risorsa primarie e diritto di tutti, rimanga a totale gestione pubblica. Quali potrebbero essere i rischi di una scelta diversa?
Gli italiani hanno votato e preso una posizione nel 2011 riguardo alla gestione della risorsa idrica. Il discorso è molto semplice: gli investimenti sulle reti idriche sono calcolati nel piano tariffario secondo una complessa normativa dettata anche dall’autorità di settore (ARERA).
La tariffa è calcolata per mantenere il servizio, fare manutenzioni ed investimenti in un sistema che sostanzialmente deve finire in pareggio. Perché un privato, una società quotata in borsa o una società anche pubblica ma partecipata da comuni non ricadenti in un ambito dovrebbero avere interesse in un sistema come questo dove non c’è nulla da guadagnarci? Semplice, potrebbero fare utili o aumentando la tariffa o riducendo gli investimenti. Quindi a danno degli utenti e dei cittadini che in tariffa non pagherebbero solamente lo stretto indispensabile per la sostenibilità del servizio.
Ricordo che l’acqua è un bene pubblico di fondamentale importanza, indispensabile come l’aria, la mercificazione di questa risorsa dal mio punto di vista sarebbe un mortale errore non solo politico ma anche culturale. Non nascondo che sarebbe bello ritrovarci tra un paio d’anni con una società completamente pubblica, che rappresenti tutti i territori del nostro ambito , forte e con in mano una concessione trentennale che può dare solidità finanziaria, sicurezza degli investimenti, sostenibilità della tariffa e stabilità alle maestranze coinvolte. Questa sì che sarebbe una vittoria di tutti a prescindere dal colore politico delle amministrazioni.
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Lei ha accettato con la Presidenza Egato6 un incarico decisamente delicato, che rischia di suscitarle anche qualche inimicizia pesante, soprattutto a Novi, la sua città: è pentito?
No, assolutamente. Stiamo affrontando, come Egato6, un passaggio delicatissimo, ma ineludibile. Qualcuno doveva comunque occuparsene, e non mi tiro mai indietro: credo che rientri fra i doveri di chi concepisce la politica come servizio alla propria comunità. Si tratta, se vogliamo ricordarlo, di un incarico che ricopro a titolo gratuito, ma lo faccio con piacere, e per senso del dovere. Nessuno, in buona fede, può davvero pensare che io stia operando contro l’interesse dei novesi, figuriamoci, e neppure certamente contro quello degli alessandrini. Semplicemente, ci sono delle indicazioni di legge a cui è necessario ottemperare, e stiamo cercando di farlo nell’interesse di tutti, e guardando al futuro. Sono a disposizione dei sindacati per un confronto aperto, e per fornire in totale trasparenza tutte le informazioni e i dettagli tecnici sul percorso. Posto che, mi creda, preservare la piena occupazione delle aziende coinvolte è priorità assoluta di tutti noi.