L’enologo di cantina Donato Lanati: “qui si fa un’enologia oggettiva basata sulla ricerca”
“Progettazione bagnata, progettazione fortunata”. Così, sotto ad un cielo plumbeo incontinente di pioggia, sabato 26 ottobre, ad Ozzano Monferrato, è stato presentato il progetto “Tenuta Genevrina 2022-2027”, una filosofia enoica a tutto tondo, ricomprendente struttura, impostazione, visione e applicazione, nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale e nel solco più rigoglioso della ricerca e dell’innovazione.
Dinanzi ad un pubblico numeroso, dopo l’introduzione del giovane vigneron Luca Vogliotti, il 23enne titolare di Tenuta Genevrina, ha preso la parola l’enologo di cantina, l’eno-scienziato Donato Lanati, per una prolusione che è stata condensato di passione, ricerca e volitività.
“Finalmente, il Monferrato si sta muovendo in modo concreto” ha esordito Lanati. “Da tanto tempo meritava di tornare alla ribalta, recuperando i passati fasti. Sono arrivato nel Monferrato a 8 anni e mezzo e ci vivo da 63, ma solo ora sta arrivando quel momento che attendevo fin da quando un ero un giovane diplomato. Vedere questo territorio magico ottenere il valore meritato, gratifica. Questo, grazie anche al riconoscimento Unesco del Monferrato degli Infernot, il cui concetto prese forma in Enosis. Parliamo di un territorio ricco di storia e di cultura, con un paesaggio che sembra pennellato e in cui, ogni angolo, riserva una sorpresa foriera di positività nell’animo. Qui, il paesaggio è a misura d’uomo e, tolto me” scherza the doctor, “non se la tira nessuno”.
Insomma, un territorio importante, in cui sta facendo capolino un modello che va oltre gli standard, per arricchirsi del valore aggiunto della sostenibilità, della ricerca e dell’accoglienza.
“Genevrina vince perché è estremamente accogliente e si avvantaggia del prestigio di una comunicazione di nuova generazione, che segue il passo dei tempi. Le tendenze del consumo cambiano e noi dobbiamo saper intercettare/soddisfare questo cambiamento, a partire dalla capacità di far vivere l’esperienza del vino ai nostri interlocutori. Inoltre, le persone vogliono essere informate. Vogliono trasparenza. La recente applicazione del QrCode sulle bottiglie, riproducente tutto ciò che c’è all’interno del vino è stata una decisione impegnativa, sudatamente sostenuta dal sottoscritto e dall’enologa Dora Marchi all’interno dell’Oiv; quando si vuole fare qualcosa di qualità le sfide sono alte e considerevoli. Lo sono, in particolare, in questo momento di cambiamento climatico. Occorre, dunque, avere la giusta sensibilità e la dovuta conoscenza tecnologica/ambientale ma, soprattutto, occorre ristabilire la necessaria complicità col proprio territorio”.
“Fare un grande vino, in fondo, non è poi tanto difficile” ha proseguito Lanati. “Basta raccogliere l’uva e pigiarla al momento giusto, quindi, fare una bella macerazione e svinare nel modo giusto, controllare la malolattica e affinare correttamente, per poi fare la polimerizzazione, far sì che gli antociani si leghino ai tannini e così via. Ma in Genevrina non ci bastava fare un vino di qualità. Volevamo l’eccellenza. Avendo superato i 70 anni da un anno e mezzo e cogliendo la voglia di imparare da parte di un giovane ragazzino appassionato, mi ha travolto la voglia positiva transitiva di passargli delle conoscenze, che non avrei fatto con altri. In questa azienda ho trovato il terreno formidabile per poter fare ricerca, quella che sarà la tradizione di domani. Un’azienda che sa fare un’enologia oggettiva. Ricordiamoci sempre che, a seconda di come va l’annata la qualità può cambiare, mentre l’eccellenza la si ottiene quando si ha la capacità di condividere il lavoro col proprio territorio e, quasi parlandogli, coglierne le caratteristiche e gli umori. Da dottor Rothschild abbiamo imparato che la longevità dei vini viene dalle micorrize custodite nel terreno. Eccellenza, dunque, significa investire su questa componente, per far risvegliare qualcuno di quei 60mila geni della vite. Il vino rimane un prodotto della terra ed è il viticoltore, se vuole, a trasformarlo in arte, quindi, eccellenza”.
Nella mattinata, ha così fatto il suo ingresso in società una delle eccellenze di Tenuta Genevrina: Ettore, la Barbera del Monferrato doc dedicata al bisnonno di Luca, già valoroso pugile e valente imprenditore. Una personalità decisa che si riflette nel vino, espressione della terra monferrina affinato in barrique e nel design distintivo della sua etichetta.
Tenuta Genevrina (18 ha, di cui 8,5 vitati sulle colline del Monferrato casalese) è un progetto di eccellenza enoturistica che, intrapreso nel 2021/22, culminerà nel 2027, scandendo step di avanzamento funzionali. Nel progetto innovativo, firmato dall’architetto di Cascina Adelaide a Barolo Paolo Dellapiana con la collega Antonella Senor e coadiuvato dall’ingegner Massimo Viazzo, c’è una visione futurista, green e tecnologicamente avanzata, che ben si integra e mitiga col paesaggio monferrino. Un progetto ambizioso per un’esperienza vinicola completa, che unisce produzioni di altissima qualità, servizi esclusivi di ospitalità, location immersive, energie rinnovabili e riciclo idrico.