Cimitero di Alessandria, va in scena l’orrore

Buona fortuna a tutti gli alessandrini che, in questo week end, oseranno ‘avventurarsi’ nel cimitero cittadino: a quanto pare ancora più malmesso e ‘pericolante’ di quelli dei sobborghi, almeno in base alle tante segnalazioni che ci sono arrivate nei giorni scorsi in redazione. Ne abbiamo scelta una, emblematica. Una signora ottantenne, accompagnata dal figlio (che ci scrive, e ci regala un po’ di foto significative) riesce, nonostante tutto, ad accedere alle tombe dei propri cari, e a tornare a casa incolume. Tra disagi, peripezie e anche un po’ di paura. Non è una lamentela isolata, ma una tra le tante che abbiamo ascoltato in questi giorni in città. A fronte delle quali ieri il Comune di Alessandria ha comunicato che sarà revocata la concessione ventennale. Non si poteva provvedere prima, controllando adeguatamente nel corso degli ultimi due anni? Peraltro avviare procedura di revoca significa semplicemente partenza (meglio: annuncio di partenza) di un iter complesso, dagli esiti tutt’altro che scontati. Sindaco Abonante, assessore Mazzoni: davvero Alessandria si merita tutto questo? E. G.

Gentilissimo direttore,

le scrivo per manifestarle, in poche righe, la mia amarezza e il mio sdegno. Questa mattina, giovedì 31 ottobre, ho accompagnato mia madre al cimitero di Alessandria per la consueta visita ai nostri defunti. Mettendo da parte la pur importante questione delle barriere architettoniche, che rendono inaccessibili ad anziani e diversamente abili diverse zone del cimitero (ma c’è un garante degli anziani o dei disabili, in questa città?), ho provato vergogna per le condizioni del camposanto, che ho cercato di documentare con le foto che le ho inviato: lavori iniziati e mollati lì, segnaletica di sicurezza a dir poco “artigianale”, muri e strutture fatiscenti o rattoppati con della calce, marciapiedi rotti e così via. Mia madre, 84enne vispa e arzilla, alla fine del nostro giro mi ha detto: “Non ho mai visto una cosa del genere, ad Alessandria”. Temo che abbia ragione. Siamo rassegnati al peggio, forse?

Lettera firmata