di Graziella Zaccone Languzzi
1) Leggetevi questo articolo del 18 ottobre: “La psicologa dei lavoratori era figlia del consulente, Amag: “Un errore ma non lo sapevamo. Siamo parte lesa”. Questa sarebbe materia per trasmissioni come “Fuori dal Coro” o “Le Iene”: presidenti, amministratori delegati, un sindaco, assessori preposti alla partecipata Amag che non sanno ciò che succede sotto la loro responsabilità? Sinceramente bisogna prenderla sul ridere per non piangere, come fa il giornale locale cartaceo venerdì 18: “Giancarlo Zordan consulente di Amag. Il figlio Stefano Zordan formatore del personale di Amag, la figlia Anna Zordan in Amag come psicologa. Ma possibile che in Amag Ambiente non ci sia un posto per lo zio Gianfelice Zordan? E che in Reti Idriche non si sia pensato alla pronipote Guendalina Zordan? E come mai Reti Gas non ha tenuto conto del cugino Roffredo Zordan?”. La vicenda in realtà sarebbe serissima, se ancora agli alessandrini interessasse qualcosa della propria città: perché il Gruppo Amag è un’azienda a totale partecipazione pubblica, e un tempo si diceva fosse patrimonio della comunità. Ora il concetto pare ampiamente passato in cavalleria, e ancor più delle consulenze distribuite a parenti ed amici dovrebbe francamente preoccupare il forte allarme lanciato dai sindacati sulla mancanza di progettualità per il futuro: o forse la progettualità c’è eccome, si chiama svendita delle reti, e si preferisce tacerne, e operare sotto traccia. I sindacati dovrebbero essere ascoltati domani, martedì 29 ottobre, su richiesta del Gruppo Lega in Commissione Bilancio a Palazzo Rosso. Vedremo se stavolta qualche giornale locale riterrà di approfondire la vicenda, o se invece davvero sul futuro di Amag sono già tutti d’accordo. Pace e amen.
Voto: 2
2) Torniamo alle mense scolastiche. Ai primi di settembre questa buona notizia: “Mense scuole Alessandria: centro cottura in città, menù biologici con torte e frutta al posto delle merendine”. Del fatto mi occupai nelle pagelle del 16 settembre evidenziando il buon lavoro svolto dall’assessore Marina Cordara: così brava, professionale e poco demagogica da essere stata nel frattempo rimossa dall’incarico, peraltro. Il che è significativo dell’andazzo a Palazzo Rosso.
Ma già ad ottobre nelle mense scolastiche cominciano i problemi. Su Facebook lunedì 21 ottobre circolavano lamentele: “Oggi alle ore 13.40 la tanto decantata mensa scolastica non era ancora arrivata nonostante ci sia il piano di cottura in Alessandria e non più ad Asti. Non è la prima volta che succede ma quasi un’ora di ritardo mi sembra veramente troppo, cosa che l’anno scorso non era mai capitato. Ci sono molte criticità e anche perplessità su abbinamenti molto discutibili come pasta e crespelle oppure passato di verdura e pizza, la torta da merenda c’è solo una volta a settimana e non è per niente comoda da gestire ecc…il tutto nel silenzio più assordante perchè è evidente che questo modo di tenere nascoste le cose è solo per una questione politica”. Quasi immediata la replica: “Casi di pasti in ritardo nelle scuole di Alessandria. Cirfood: “Evento isolato e questioni logistiche risolte”. Cosa è successo? I genitori degli alunni sia degli asili che delle scuole elementari del territorio hanno evidenziato alcune criticità legate a ritardi nella consegna dei pasti negli istituti e l’azienda Cirfood, responsabile del servizio mensa gestito dal nuovo centro pasti in via Einaudi, ha fatto questa precisazione: “In merito al ritardo di lunedì si è trattato di un caso isolato, dovuto a una piccola criticità riscontrata nella fase di produzione di una particolare pietanza. I ritardi registrati nelle scorse settimane dovuti a questioni logistiche, invece, sono da ritenersi risolti” . Mercoledì 23 settembre alle ore 05,33 un aggiornamento: “Mense scuole: ritardi dovuti alle adesioni in aumento ma a breve si andrà a regime. Le novità del menù invernale”. Ordunque: alle motivazioni espresse dopo le criticità denunciate dai genitori, dalla Cirfood il giorno prima la causa del ritardo è stata una criticità riscontrata nella fase di produzione di una pietanza che pare fosse particolare, mentre i già registrati ritardi sarebbero da imputare a questioni logistiche che sono state risolte. Ma poi ci hanno ripensato e il giorno 23 si è aggiunta una causa ulteriore: “Fino a quando il numero delle iscrizioni aumenterà occorrerà ritardare il servizio ogni settimana“. In conclusione vi è stato un confronto tra la Cirfood con il Comitato Mensa Cittadino e il Comune il 22 pomeriggio per spiegare i ritardi su ciò che è avvenuto lunedì 21 e sull’introduzione del menù invernale. Si legge che l’azienda ha accolto alcune richieste del Comitato Mensa rispetto al menù invernale, destinato a entrare in vigore da metà novembre.. Mia opinione: sono partiti bene nell’elencare tutto il progetto e poi ecco i primi intoppi. Diamo un po’ di tempo sperando che a partire dalla metà di novembre tutto fili liscio. Chiediamo però che la nuova assessora e il Comitato Mensa controllino puntualmente se tutto funziona a dovere.
Voto: 4
3) PNRR non pervenuto sulla difesa del suolo, per ponti e strade. Dissesto idrogeologico in molte Regioni italiane, territori sott’acqua con danni immensi e vittime, anni di chiacchiere, costosi progetti definitivi mai messi in atto, come i fondi necessari per applicarli, a cui aggiungo l’inerzia degli Enti e pubbliche amministrazioni. Qui da noi due anni dopo la “sentenza” della Variante del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) del 26/10/2022 (Tanaro da Ceva a confluenza fiume Po) calma piatta: nessuno fa nulla, e c’è solo da incrociare le dita. Proseguiamo: Strada Colla per Valenza da mesi in attesa di ripristino, Anas continua a rimandare, mancano fondi? Ponte sul Tanaro a Bassignana: sarà chiuso per un anno se tutto andrà bene, e nessuno riesce a trovare soluzioni risolutive: leggo di un sindaco che insiste a parlare di un ponte provvisorio su barche, roba del tempo di Peppone e Don Camillo, mentre l’esercito potrebbe piazzare un ponte Bailey. In questo caso non si tratta solo di una questione di fondi mancanti, ma di darsi una “sveglia”. Occorre urgentemente un secondo ponte sulla Bormida, ne parlano ma poi non ci sono fondi a disposizione, quindi aspettano che i costi divengano insostenibili anche solo per il progetto. Abbiamo strade comunali, provinciali o statali in uno stato ‘da vergogna’: “Con la pioggia le buche diventano “voragini”. Gomme danneggiate e automobilisti sempre più infuriati”. Molto altro ci sarebbe nel mio elenco, ma sorvolo perché voglio parlare dei fondi PNRR che sarebbero dovuti essere chiesti per le necessità sopracitate. Intanto cosa è: il PNRR è il piano approvato nel 2021 dall’Italia (governi Conte/Draghi) per rilanciarne l’economia dopo la pandemia di Covid 19, al fine di permettere lo sviluppo verde e digitale del Paese. Si tratta di 191,5 miliardi di euro di finanziamenti di cui, occorre sempre ricordarlo, 121 miliardi rappresentano prestiti da restituire all’Unione europea e che, dunque, non sono di certo regalati. Tra i paesi UE solo Italia, Grecia, Romania, Slovenia, Portogallo, Cipro hanno scelto di indebitarsi, altri paesi Ue hanno fatto scelte diverse, indebitandosi molto meno o per nulla. Il PNRR, presentato come un salvagente per il nostro sistema economico, ha in realtà aggravato il debito del paese. Questo prestito, che dovrà essere rimborsato con interessi, rappresenta un debito tossico per l’Italia, anche perché al solito mi pare che si stia procedendo con dubbia efficacia. Il PNRR finanzia persino i campi da Padel, pensate un po’. E mentre l’Italia è sott’acqua, tra fango e frane, strade con crateri, ponti chiusi, ponti da costruire, costose autostrade da terzo mondo, strade cittadine colabrodo, corsie ciclabili poco frequentate, i fondi PNRR sono spesi per costruire piste ciclabili sugli argini dei fiumi, e le asfaltano pure! “Ciclovia VenTo, arriva l’asfalto: “Percorso accessibile a tutti”. Si legge che sarebbero iniziati gli interventi tra Valenza e Trino a opera dell’Aipo. Il lotto di 45 chilometri costerà oltre 5 milioni dal PNRR! Questo è il Green Deal europeo, un pacchetto di iniziative che (secondo loro) mirano ad avviare la UE verso la transizione verde, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, per trasformarci in una società equa e prospera con un’economia moderna e competitiva. Poveri noi!
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