20 + 20 + 20 [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

Passa il tempo e passano le esperienze.
Arrivato ai sessanta (e non mi riferisco ai favolosi anni Sessanta ma ai mesti sessant’anni) mi concedo una piccola analisi del mio tempo passato.
Ho giocato suddividendolo in tre parti uguali; ciascuna di queste parti circoscrive un arco di vita ben distinto con caratteristiche precise.
È un gioco, sia ben chiaro.

I primi Venti
Rappresentano gli anni della ricerca di sé stessi.
Si costruisce il carattere, prendono forma l’identità e la concezione del mondo, le scelte determinano la strada da percorrere in seguito.
Ricordo ancora la prima bicicletta, la maestra, l’astuccio con le matite colorate, il profumo dei libri di scuola, il primo atto di ribellione nei confronti dei miei genitori, il primo moto di orgoglio verso un amico arrogante, la mia prima frase fuori posto e fuori luogo, la prima sigaretta.

I secondi Venti
Rappresentano gli anni della stabilità e delle auspicabili certezze.
Si completano gli studi, si affronta il mondo del lavoro, si progetta e si realizza l’idea di una nuova famiglia.
Tra i ricordi indelebili l’università e il conservatorio, la discoteca del sabato sera e della domenica pomeriggio, gli anni delle grandi compagnie (cit.), le pizzate, l’autoradio nuova a palla sul primissimo modello di Fiat Panda, l’amore e il sì, la folta capigliatura, un viaggio in Cornovaglia, i primi faticosi lutti, la nuova casa.

E poi i terzi Venti
Quante cose ho costruito, tante le ho custodite e conservate, alcune le ho perdute.
In questo lasso di tempo ti accorgi con ragionevole certezza che posto occupi nel mondo e, soprattutto, ti rendi conto che la concezione del mondo dei primi Venti si è sostanzialmente modificata.
Si impara sulla propria pelle a scendere dalla carrozza delle illusioni e salire su quella del disinganno.
Si sceglie con chi parlare a lungo e con chi scambiare un saluto e via.
Si dedica più tempo alle cose ritenute importanti.

Ora ad esempio dedico un po’ del mio tempo a scrivere queste poche righe per raccontarle a me.
E lo faccio giocando, come sempre, con spirito Flessibile.